Cippo etrusco a testa di guerriero da Orvieto

di Michele Zazzi

Cippo conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze

Presso il Museo Claudio Faina di Orvieto è esposto un cippo a testa elmata (si tratta di un unicum o quasi) proveniente da una tomba della necropoli orvietana di Crocifisso del Tufo. La Tomba del Guerriero (contrassegnata con K 279 e che prende appunto il nome dal cippo) fu scoperta nel novembre 1880 da Riccardo Mancini.
Il reperto funerario era posto sulla copertura del sepolcro a doppia camera, costruita in blocchi di tufo, con ricco corredo (vasi attici a figure nere e rosse, buccheri ed oreficerie). La volta era crollata e tra i cippi che vi erano sopra (ben 13), fu appunto rinvenuto (nel 1881) anche il segnacolo in oggetto raffigurante il defunto. La qualità del corredo e l’architettura del sepoltura (una delle poche a due camere della necropoli di Crocifisso del Tufo) ne attestano l’appartenenza ad una famiglia importante. … continua a leggere Cippo etrusco a testa di guerriero da Orvieto

La via Clodia in Maremma

di Alessandro Ferrini

Saturnia, Porta Romana e via Clodia

In Etruria esistevano due strade con questo nome: una a nord collegava Lucca a Modena e a Luni, l’altra di cui ci occupiamo in questo articolo, correva a sud nel territorio della Maremma grossetana.
Occorre subito precisare che l’itinerario della strada che attraversa il territorio maremmano è assai difficile da ricostruire e storici e archeologi da anni sono impegnati nel cercare un tracciato preciso. La natura stessa del percorso nato per collegare fra loro vari centri importanti non necessariamente disposti in modo geograficamente lineare rende valide molteplici ipotesi: è assai probabile che esistesse un reticolo di strade e non un unico tracciato.
Quello che proponiamo è solo il risultato, a nostro parere il più credibile, della collazione delle varie ipotesi che si sono susseguite nel corso del tempo. … continua a leggere La via Clodia in Maremma

Fortezza etrusca di Poggio Civitella a Montalcino (SI)

di Michele Zazzi

Rappresentazione della fortezza tratta dal sito della Pro loco di Montalcino

A circa 2 km a sud di Montalcino su Poggio Civitella (661 metri sul livello del mare) è stata ritrovata una fortezza etrusca di età ellenistica (della fine del IV secolo a.C.), che si era sovrapposta ad un villaggio di età arcaica (prima metà del VI secolo a.C.).
La fortificazione è stata portata alla luce a seguito di scavi effettuati dal 1993 dall’Università di Siena, dall’Associazione di Studi Etruschi ed Italici di Montalcino e dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità “G. Pasquali” di Firenze (negli anni 1950 – 1951 erano stati ritrovati nel sito reperti ceramici del periodo arcaico ed ellenistico).
La struttura si componeva di tre anelli difensivi: una muraglia circolare in pietra costruita sulla sommità del colle era circondata da due cinte fortificate ellittiche di fango, pietrisco e legname. Il livello più basso della struttura nella parte settentrionale si raccordava con l’anello intermedio.

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L’invasione di Bologna etrusca e del suo territorio da parte dei Galli nel IV secolo a.C.

di Michele Zazzi

Corredo della tomba Benacci (Museo Civico Archeologico di Bologna)

Tra la fine del V e gli inizi del IV secolo a.C. varie tribù di Galli (Insubri, Cenomani, Boi e Senoni)  invasero la Pianura Padana sottomettendo le culture preesistenti ivi compresa quella etrusca. Le fonti descrivono l’invasione celtica come improvvisa, numericamente rilevante e di grande impatto (Livio, Storia di Roma, XXXV, 2; Polibio, Storie,  II, 17, 3-13 e 18, 1; Diodoro Siculo, Biblioteca,  XIV, 113, 1-2).

I Galli furono attratti dalla fertilità delle terre, dalla quantità e qualità dei prodotti agricoli e dallo sviluppo delle attività artigianali. In proposito la tradizione riporta due episodi significativi, quello del chiusino Arrunte che a scopo di vendetta avrebbe portato ai Celti transalpini con un carro i prodotti agricoli della sua terra per convincerli ad invadere la penisola e Chiusi in particolare (Livio, Storia di Roma, V, 33), nonché quello di Elico, un celta che aveva lavorato a Roma come fabbro ed aveva poi fatto ritorno in patria portando con se prodotti agricoli ma anche il bagaglio di conoscenze e competenze tecnologiche che aveva acquisito (Plinio, Nat. Hist, XII, 2, 5). Le notizie alludono ad un importante flusso commerciale dall’Etruria verso la Gallia ed è probabile che i Celti con l’invasione intendessero non solo impossessarsi delle ricchezze della penisola ma anche appropriarsi del ruolo di intermediari tra Mediterraneo ed Europa che era stato svolto dagli Etruschi (in tal senso Giuseppe Sassatelli).  

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La stipe votiva etrusca del Lago degli Idoli nei pressi del Monte Falterona

di Michele Zazzi

Il Lago degli Idoli (1380 m s.l.m.) è situato in località Ciliegeta nel territorio del comune di Stia (AR) a sud della cima del Monte Falterona ed a poche centinaia di metri dalle sorgenti dell’Arno.
Il Lago era denominato della Ciliegeta e fu ribattezzato Cava o Lago degli Idoli a seguito del ritrovamento nelle sue acque di una importante stipe votiva etrusca.
Nel maggio 1838 una pastorella trovò sulle sponde del bacino lacustre un‘oggetto metallico che risultò essere un bronzetto di circa 20 cm raffigurante una figura maschile con pelle di leone. Fu costituita una società da parte dei proprietari dei fondi locali per compiere ricerche sul posto. Solo il primo giorno di scavo (forse il 6 giugno) a poca profondità sulle sponde del lago furono ritrovati 200 bronzetti.

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L’abitato etrusco di Spina

di Michele Zazzi

Veduta di Spina e di abitazioni della città tratte dal sito comune.comacchio.fe.it

Scavi archeologici (iniziati nel 1965) hanno messo in luce che l’insediamento di Spina (emerso nel 1959 a seguito di lavori di scavo per la realizzazione di canali)), sito nei pressi di Comacchio, aveva forma triangolare, comprendeva una superficie di circa sei ettari e si sviluppava lungo la sponda destra dell’antico fiume Po (Padus Vetus). La città, che occupava un’area lagunare, era circondata da una palizzata e presentava una diposizione urbanistica di tipo ortogonale con assi orientati in direzione nord-sud. Era composta da lunghe insulae di forma rettangolare disposte a strisce e suddivise in lotti rettangolari più piccoli. Le vie erano costituite da canali navigabili, delimitati da pali e forse collegati con ponti o passerelle, e da strade realizzate in terra battuta e coccio pesto. … continua a leggere L’abitato etrusco di Spina

Il lampadario etrusco di Cortona

di Michele Zazzi

Lampadario etrusco

Il lampadario (in pratica una grande lucerna di bronzo) fu trovato il 14 settembre 1840 da alcuni contadini a Cortona in località Fratta nei possedimenti della marchesa Luisa Bartolozzi Tommasi (ed in particolare nel podere Fratta, campo il Biscione). Il monumento inizialmente fu conservato nel palazzo cortonese della marchesa che due anni dopo (1842) lo concesse in deposito al Museo dell’Accademia Etrusca. George Dennis che ebbe modo di vederlo nel 1843 lo definì “la meraviglia delle meraviglie”. Il reperto venne dapprima offerto in vendita alla Reale Galleria di Firenze ma la trattativa non ebbe esito. Nell’ottobre del 1846 il lampadario fu acquistato dall’Accademia Etrusca per 1600 scudi (la richiesta fu di 2000 scudi) pagati ricorrendo ad un mutuo del Monte dei Paschi ed alla garanzia del Comune di Cortona.

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La stele etrusca di Poggio Colla (Vicchio – Firenze)

di Michele Zazzi

Stele di Poggio Colla

Il sito di Poggio Colla nei pressi di Viccho di Mugello (FI) è stato oggetto di varie campagne di scavo negli anni settanta (sotto al direzione di Francesco Nicosia) e poi dal 1995 fino al 2015 (da un consorzio di università americane, Mugello Valley Archeological Project).

Nell’altura posta nella valle del Fiume Sieve, abitata dagli Etruschi dal VII al II secolo a.C., sono emerse un’area abitativa, un quartiere artigianale (fornaci) e nella parte più alta del pianoro un santuario.
Tra le fondamenta di un tempio databile agli inizi del V secolo a.C. nel luglio 2015 è stata trovata una stele in arenaria di grandi dimensioni (peso circa 230 kg; altezza 1 m e 26 cm; larghezza 24 cm; spessore circa 20 cm) a forma di parallelepipedo. …

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Il banchetto in Etruria e le peculiarità della iconografia etrusca

di Michele Zazzi

Tomba dei leopardi, Tarquinia V sec. a.C. (particolare)

Gli autori antichi (Diodoro Siculo, Aristotele, Posidonio di Apamea, Teopompo, etc.) fanno riferimento al banchetto etrusco.
La rappresentazione del banchetto (che riguardava gli aristocratici ed i ceti più abbienti della società etrusca) costituisce uno dei temi più ricorrenti nella documentazione figurata etrusca e si ritrova frequentemente su vasi, lastre architettoniche, pitture tombali, cippi, stele, sarcofagi ed urne cinerarie.
L’iconografia del banchetto nel corso dei secoli della civiltà etrusca presenta varianti di rilievo.
La testimonianza archeologica più antica è costituita da un cinerario di impasto rinvenuto a Montescudaio, nei pressi di Volterra, databile alla seconda metà del VII secolo a.C. … continua a leggere Il banchetto in Etruria e le peculiarità della iconografia etrusca

Visita al Museo Archeologico di Grosseto: archeologia della Maremma

Sezione Terza

di Salvina Pizzuoli

Il Museo si compone di cinque Sezioni:

La prima raccoglie materiali eterogenei e provenienti da aree toscane diverse dalla Maremma e si compone di urne cinerarie etrusche e di età ellenistica che fanno bella mostra di sé nella sala d’ingresso al Museo.

La seconda: dedicata a Roselle dalla fondazione all’età moderna

La terza: dedicata all’Archeologia della Maremma dalla Preistoria alla tarda età antica

La quarta: Arte sacra della diocesi di Grosseto

La quinta relativa all’Archeologia medievale della Maremma e alla storia di Grosseto.

Proseguiamo la nostra visita dedicandola alla sezione che illustra l’archeologia della Maremma dalla Preistoria alla tarda età antica: dalla sala 13 alla sala 23.