Nella Brancoleria: San Lorenzo in Corte e Santa Maria Assunta in Piazza

Dalle descrizioni di Antonio Mazzarosa in “La terra di Brancoli, la sua pieve e le chiese monumentali del piviere” lette nelle sedute dell’Accademia Lucchese di Scienze Lettere ed Arti il 22 settembre e il 13 gennaio 1890/91

“L’ estrema propaggine occidentale della Pizzorna, estesa catena di monti che chiude la valle lucchese detta delle Sei Miglia, dal lato fra levante e settentrione della città, ha un punto di massima altezza di circa metri 952 dal livello del mare. Ritorcendosi sopra sė, distante circa dodici chilometri da Lucca, e lambendo la riva sinistra del Serchio, då luogo a una regione scoscesa denominata dagli antichi Branchalo, Branchale, o Branchulea, e modernamente Brancoli, ove sin da tempi remoti furono abitanti che coltivarono il suolo ed esercitarono la pastorizia”

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Trassilico, un paese della bella Garfagnana

di Salvina Pizzuoli

Siamo in Garfagnana: la nostra meta è la rocca estense e il borgo di Trassilico.
Il paesaggio lungo il vivido Serchio, con le sue acque chiare e briose tra i sassi del letto,  è vestito già dei colori dell’autunno che colorano colli e valli in cangianza di verdi e gialli e rossi: felice l’occhio e lo spirito che si rasserena tra le bellezze naturali.
Poco prima di Castelnuovo Garfagnana abbandoniamo il corso del Serchio e ci addentriamo in una valle laterale per raggiungere Gallicano, prima tappa, per procedere poi verso Verni, l’antico Castrum Liverni documentato già dal 997,  e quindi Trassilico: ciascuna località vanta una rocca nome con cui in Garfagnana si designano i castelli.

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A Trassilico nella bella Garfagnana

di Salvina Pizzuoli

Siamo in Garfagnana: la nostra meta è la rocca estense e il borgo di Trassilico.
Il paesaggio lungo il vivido Serchio, con le sue acque chiare e briose tra i sassi del letto,  è vestito già dei colori dell’autunno che colorano colli e valli in cangianza di verdi e gialli e rossi: felice l’occhio e lo spirito che si rasserena tra le bellezze naturali.
Poco prima di Castelnuovo Garfagnana abbandoniamo il corso del Serchio e ci addentriamo in una valle laterale per raggiungere Gallicano, prima tappa, per procedere poi verso Verni, l’antico Castrum Liverni documentato già dal 997,  e quindi Trassilico: ciascuna località vanta una rocca nome con cui in Garfagnana si designano i castelli.

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San Michele un borgo medievale in Alta Garfagnana

di Salvina Pizzuoli

Un torrente di limpide acque scroscianti tra i sassi del greto, un ponte a schiena d’asino a un solo arco, databile tra il XIII e il XIV secolo, due agglomerati urbani uno su un poggio e l’altro più in basso con il torrente, Acqua Bianca, appellativo che sottolinea le sue precipue caratteristiche, che li separa: siamo a San Michele tra Piazza al Serchio e Nicciano. Un bel torrente che, attraversato  San Michele,  confluisce nel Serchio di Gramolazzo poco sopra il borgo. Se già di per sé gli elementi indicati evocano un paesaggio suggestivo, il  ponte medievale di pietra lo lega alla storia del territorio, una storia lontana e ancora presente e attestata in quel piccolo borgo e nel suo antico ponte.

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Il Poeta e i banditi

di Federica Zani

Ludovico Ariosto in un ritratto di Tiziano

Questa è una fossa, ove abito, profonda,

donde non muovo piè senza salire

del silvoso Apennin la fiera sponda.

Satira IV – vv. 142-44

Se l’accenno alla valle e ai boschi dell’Appennino non bastano a capire di che luogo si parli, aggiungiamo anche il nome dell’autore dei versi: Ludovico Ariosto. Il lettore accorto a questo punto avrà già indovinato cosa sia la fossa descritta dal poeta: è la Garfagnana, che il celebre autore dell’Orlando Furioso governò fra il 1522 e il 1525. In quegli anni la regione, dopo una rivolta contro il governo fiorentino, era tornata sotto il dominio della famiglia d’Este. Al duca Alfonso serviva un nuovo commissario da inviare, e la scelta ricadde proprio su Ariosto che era in difficoltà finanziarie e cercava un incarico lucrativo. Quello di governatore della Garfagnana certamente lo era, ma non mancavano le insidie.    …  continua a leggere    Il Poeta e i banditi

Isola Santa Photo Gallery

Isola Santa Chiesa e campanile di San Jacopo

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La leggenda del Monte Forato

Monte Forato

Quando si va a San Pellegrino, al santuario, bisogna portare fin lassù un sasso.
Dicono che se non si porta un sasso fin lassù, è inutile andarci: il pellegrinaggio non ha nessun valore, perché non si fa penitenza.
E tutti devono portarci un sasso: certo chi è giovane e forte, deve portarne uno bello grosso, anche di quaranta o cinquanta chili. Chi invece non può — le donne, i vecchi, i bambini — porterà un sasso più piccolo, può bastare anche una semplice pietruzza, se non si può di più. Tutti però devono portare un sasso al Giro, lassù vicino al santuario.
Lassù c’è un grande mucchio di sassi. Ce li hanno portati i pellegrini che da secoli vanno fino lassù; i pellegrini arrivano dalla Garfagnana, dalla Versilia, dalla Lombardia.
E dicono che, quando si ha questo sasso sulle spalle, non bisogna girarsi mai indietro, per nessuna ragione. Se qualcuno si girasse, non soltanto il pellegrinaggio non avrebbe più valore, ma quella persona correrebbe il rischio di beccarsi un bel ceffone da San Pellegrino stesso. … continua a leggere La leggenda del Monte Forato

Il castello del Piagnaro e il Museo delle stele (Parte prima: Il castello)

A Pontremoli in Lunigiana 

Pontremoli, il ponte della Cresa sul torrente Verde e il castello del Piagnaro in alto

Il castello del Piagnaro, in posizione dominante, signoreggia con la sua mole squadrata l’abitato di Pontremoli, “Pons Tremulus”, più in basso, alla confluenza del torrente Verde nel Magra.

Il toponimo “pons tremulus” merita una digressione: alcuni studiosi attribuiscono la denominazione a indicazioni medievali relative al tipo di viabilità, come ad esempio il toponimo Callemala, oppure a strutture per attraversare i fiumi, come in questo caso, un ponte dalla caratteristica particolare, l’essere tremulo. Un’altra versione, più leggendaria, racconta che … Continua a leggere      Il castello del Piagnaro e il Museo delle stele (Parte prima: Il castello)

La rocca di Ceserana e i borghi di Fosciandora

di Salvina Pizzuoli

La Garfagnana oggi ci accoglie con il sole dopo le torrenziali piogge che anche qui hanno lasciato il segno del loro pesante passaggio. Siamo venuti seguendo le presentazioni del naturopata Marco Pardini che, nei suoi viaggi alla scoperta di piante ed erbe, ci fa conoscere anche territori che esulano dagli itinerari più battuti e conosciuti in terra di Toscana, luoghi e paesaggi che meritano una visita.
Oggi andremo a visitare la Rocca di Ceserana in particolare e alcuni dei borghi limitrofi che punteggiano i colli che accompagnano il corso del fiume Serchio, l’antico Auser, che scorre nella valle omonima con le sue belle acque chiare e scroscianti nell’incantevole panorama che si stende in vista delle grigie e innevate Apuane e le alture dell’Appennino tosco emiliano:  paesaggio ricco di verde e boschi, di storia antica e leggende.

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Il paesaggio e i borghi di Fosciandora

di Salvina Pizzuoli

Il Comune di Fosciandora comprende un gruppo di borghi (La Villa, Ceserana, Fosciandora, Lupinaia, Migliano, Riana e Treppignana) la cui storia si perde nel tempo come spesso gli stessi toponimi vanno a indicare. Dalle origini questi territori sono stati caratterizzati dall’essere terre di confine: tra i Romani, nuovi conquistatori, e i Liguri Apuani; intorno al VI secolo tra Bizantini e l’avanzata dei Longobardi; nel XV secolo  tra i territori sotto il controllo di Lucca e quelli estensi: Ceserana, La Villa, Migliano, Fosciandora facevano parte del Ducato di Modena e Ferrara, Lupinaia, Riana e Treppignana sotto Lucca.
Paesaggisticamente occupano l’alta valle del Serchio in una conca di rilievi, una grande varietà di ambienti naturali e trasformati dal duro lavoro dell’uomo, con scorci ampi sulla valle del Serchio e delle Apuane.

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