“È questo il punto più eminente del Monte Albano, il luogo donde si scuopre una gran parte della Toscana occidentale, giacché, eccettuato l’Appennino pistojese e l’Alpe Apuana,non gli si parano davanti monti ad esso superiori, per quanto la Pietra Marina non sia che 944 br. (ndr braccia) al di sopra del livello del mare. Di qua si gode a scir.lev. (ndr scirocco levante) libera prospettiva della valle fiorentina e di tutte le vallecole sue tributarie, a sett. la catena dell’Appennino; a pon. le valli di Nievole, dell’Arno inferiore e del Serchio, con tutto il delta pisano, dall’Appennino al mare”
Così il Repetti nel Dizionario geografico fisico storico della Toscana nell’edizione del 1835 che rivedeva dieci anni dopo correggendo che la cima più elevata, anche se di poco, non era Pietramarina ma La Cupola. Pietra Marina è infatti la seconda sommità del Monte Albano.
La descrizione così accurata del luogo potrebbe spingere l’eventuale visitatore a soffermarsi con la speranza di ammirare il paesaggio così precisamente indicato, complice una giornata particolarmente limpida per spingere il proprio sguardo fino al mare.

L’area naturale di Pietramarina occupa la dorsale del Montealbano un sito ricco di storia antichissima come rivelano gli scavi archeologici che hanno portato alla luce insediamenti etruschi che gli studiosi fanno risalire a partire dal VII secolo a.C. fino all’età imperiale. La posizione di Pietramarina era sicuramente fondamentale perché strategica in quanto, a circa 600 metri sul livello del mare, permetteva di controllare in collegamento visivo da una parte il Valdarno inferiore e dall’altra la piana tra Firenze Prato e Pistoia. A livello paesaggistico l’area conserva parte della selva di lecci e agrifogli che presumibilmente costituiva la flora caratteristica di tutto il Montalbano.

All’ingresso della lecceta un grosso masso è detto il Masso del diavolo (cfr il filmato a questo link https://www.youtube.com/watch?v=ZEnhBv8tOmU) perché porta in sé segni misteriosi di antiche pratiche sacre o perché da lassù era possibile vedere il mare? Al visitatore la difficile risposta…

Ai piedi del monte possiamo invece farci incantare dalla bellezza serena e raffinata dell’abbazia di San Giusto in una radura ammantata dal verde spicca la bella sagoma della sua torre massiccia. Un luogo che, come spesso accade per i siti sacri, emana un’energia particolare e che pertanto lo circonda di un’aura mistica che sa di miracolo come racconta una leggenda sulla sua edificazione: fu fatta in una sola notte insieme a quella di San Baronto distante vari chilometri che comunque non impedirono ai due frati costruttori di edificarle scambiandosi i pochi attrezzi di cui disponevano: la mestola e un martello. La storia la colloca tra il XI e il XII secolo per la sua struttura romanica con influenze cluniacensi. Ci piace riportare le parole del giornalista del Tirreno on line che ne ha descritto anche l’interno, oggi non visitabile, perché l’abbazia purtroppo rischia il crollo:
[…] presenta una semplice facciata a capanna sulla quale si apre il portale di ingresso, sormontato da un enorme blocco di arenaria che funge da architrave. Costruita in bozze di arenaria locale cavata sul luogo, sempre sulla facciata presenta un’elegante lunetta policroma in bozze di serpentino verde e in marmo bianco; al di sopra della lunetta si apre una bifora, scandita da una colonnina centrale lavorata in arenaria e sormontata dagli archi che richiamano la bicromia della lunetta. La torre campanaria, possente e inaccessibile ospitava in origine la “sperduta”, la campana il cui suono era punto di riferimento per i pellegrini ed i viandanti sorpresi dal calare della notte nei boschi del Montalbano. Di eccezionale importanza la cripta: sulla chiesa originaria risalente al X secolo, la cui testimonianza principale è costituita proprio dalla cripta, venne edificata, poco dopo l’anno Mille, la chiesa attuale. La fondazione è da attribuirsi ai monaci cluniacensi […] presenta piccole volte a crociera: notevoli le mezze colonne di sostegno degli archi delle tre feritoie che illuminano debolmente l’interno, con decorazioni a rilievo. L’unica navata della chiesa superiore culmina nelle tre absidi semicircolari, perfettamente conservate nella loro impostazione originaria. L’abbazia era affiancata nel Medioevo da un monastero, del quale rimangono poche tracce nell’abitazione a fianco. ( di Paolo Santini L’abbazia rischia di crollare ).





Decisamente il Montalbano merita una visita!
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