Il vero protagonista di questo viaggio nella Maremma amiatina è il paesaggio che accompagna il visitatore: dolci declivi collinari tempestati di colori e macchie verdissime, quelle del folto della vegetazione mediterranea, in mezzo ad una campagna coltivata, a vite e olivo e grano, opulenta e generosa per gli occhi che l’ammirano e per lo spirito, che si rasserena come davanti a qualsiasi spettacolo di madre natura. Non perfetto come un giardino costruito ad arte dall’uomo, ma un connubio felice tra la sua mano operosa e la creatività della natura, con quel che di selvaggio che la
differenzia dal giardino perfetto che sono i colli del Chianti, ma ugualmente fastoso e godibile.

Poi, come in un presepe, sui cocuzzoli le presenze di piccoli agglomerati urbani, di torri e castelli antichi di ricche e potenti famiglie, come gli Aldobrandeschi che potevano vantare notevoli porzioni di quel territorio, tra cui Cinigiano, passato poi, come molti altri feudi, sotto il dominio di Siena e poi dei conti Guidi di Battifolle.

“È fabbricato a guisa di borgo lungo il dorso del poggio, nella di cui parte più eminente si vedevano tempo addietro le vestige della demolita rocca, siccome rovinate si veggono le mura castellane intorno al paese” scriveva il Repetti nel suo Dizionario.

  Sul cocuzzolo di Cinigiano la Parrocchiale datata 1598, la rossa facciata in laterizio, abbellita da lesene e archetti nonché dal rosone centrale. Al suo interno, come segnala il grande cartello giallo, vari affreschi di scuola senese tra i quali spicca per pregevolezza una Crocifissione del 1601, con i santi Francesco, Marco e Sigismondo, di Francesco Vanni.

Il borgo si caratterizza nella parte alta per le sue strade strette e per la grande cisterna, coperta da vetrate, al centro della piazza dalla quale si innalza la quadrata torre con l’orologio.

Ma Cinigiano è storia di ieri e storia di oggi, una storia legata alla sua terra e al vino, quel Montecucco ormai famoso nel mondo, vino eccellente come il confinante Brunello.

Non lontano, su un nuovo cocuzzolo, di faccia a Cinigiano, il castello di Porrona.

Tra il verde la sua struttura si confonde nel paesaggio, ma è varcata l’elegante Porta Senese che il borgo murato presenta tutta la sua attrattiva: è perfetto come nel quadro di un eccellente paesaggista e allora il salto nel tempo è possibile!

Lungo la strada lastricata i bei palazzotti, con il caldo colore rosato delle pietre, accompagnano il visitatore che le percorre incantato fino alla breve scalinata della piccola chiesa romanica e poi davanti al grande scenario sul cui sfondo si staglia la mole del castello che un’ enorme quercia decora con il suo grande ombrello verde.

Il borgo murato fu costruito dai senesi intorno al XIII secolo ma il castello, l’antico cassero, mostra gli evidenti interventi successivi nel XVI e XIX secolo. Appartenne ai Tolomei e ai Piccolomini che ne divisero la proprietà e ne gestirono il controllo fino all’Ottocento, come illustrano gli stemmi che ne decorano la parte mediana della torretta insieme a quello dei Todeschini.

E tutto è verde e silenzio!

Un sito fantastico a tutti gli effetti anche perché vi si può soggiornare in appartamenti o in hotel, gli ultimi proprietari lo hanno infatti trasformato in residence (Ringraziamo la Reception per averci gentilmente fornito immagini e notizie sulla storia del castello).

Per una visita virtuale all’interno del Castello vai a: Galleria immagini: Castello di Porrona