Firenze tra XI e XII secolo

di Alessandro Ferrini

La più antica veduta di Fitenze (particolare dell'affresco della Madonna della Misericordia (Firenze Museo del Bigallo
La più antica veduta di Firenze, particolare dell’affresco della Madonna della Misericordia (Firenze Museo del Bigallo)

Fiorenza dentro da la cerchia antica,
ond’ ella toglie ancora e terza e nona,
si stava in pace, sobria e pudica.  (Par. XV, 97-99)

Appassionata rievocazione che Dante fa per bocca di Cacciaguida della rimpianta Firenze “sobria e pudica” del secolo XII ancora chiusa nella prima cerchia di mura del 1078 (in realtà la quarta dall’epoca romana) stretta attorno alla chiesa della Badia i rintocchi delle cui campane segnavano le ore (e terza e nona), di un tempo, quando ancora i retti e onesti costumi delle poche migliaia di cittadini non erano stati sovvertiti dall’avvento dei mercanti, della ricca borghesia, dalla ricerca di guadagni che secondo il poeta avevano irreparabilmente corrotto il virtuoso stile di vita della comunità.

Prima cerchia comunale (X secolo) con la suddivisione in quartieri
Prima cerchia comunale (X secolo) con la suddivisione in quartieri

“Fin dal secolo XI osserviamo nei mestieri una varietà che tende sempre ad aumentare, e quanto più li vediamo in seguito specializzarsi, tanto maggiore è la perfezione che raggiungono i loro prodotti”(Davidsohn), e già agli inizi del XII secolo, dopo la morte della contessa Matilde (1115), i cittadini si costituiscono in Comune organizzato in rappresentanti eletti da assemblee popolari convocate periodicamente nella cattedrale di Santa Reparata. La comunità è costituita da ecclesiastici e laici i cui gruppi dominanti sono i nobili, i combattenti a cavallo (di cui fece parte lo stesso Dante) e la nuova intraprendente borghesia costituita da mercanti e artigiani raccolti in consorterie. Tutto il secolo vede un costante proliferare di laboratori, manifatture, attività imprenditoriali di vario genere che portano a un costante e rapido aumento della popolazione e a un conseguente rapidissimo sviluppo urbanistico.
La nuova popolazione organizza le proprie attività lungo le strade che si irradiano dalle quattro porte principali sulle antiche direttrici romane o in altre parallele alle mura ed esterne ad esse.
L’antica toponomastica richiama chiaramente alle attività svolte: fabbricazione delle armi, lavorazione delle pelli (calzolai, sellai), oreficeria (i cui lavoranti formano una classe intermedia fra gli operai e gli artisti), varie industrie relative alla lavorazione dei metalli, dei marmi, dei vasi, l’attività delle fornaci, la preparazione delle pergamene o ad esempio Borgo di Balla (primo tratto dell’attuale via dei Servi, menzionato per la prima volta in un documento del 1120) il cui nome deriva dal traffico di balle di lana lavorata nei tiratoi che vi si trovavano o il Borgo Pidiglioso o Petecchioso (attuale via dei Bardi) detto così perché, come spiega il Villani, “abitato da vile gente”.

Tutti color ch’a quel tempo eran ivi
da poter arme tra Marte e ‘l Batista,
eran il quinto di quei ch’or son vivi.
Ma la cittadinanza, ch’è or mista
di Campi, di Certaldo e di Fegghine,
pura vediesi ne l’ultimo artista (Par. XVI, 46-51)

Se si deve dar atto al Villani che riporta la cifra di 30.000 abitanti nella Firenze del Trecento di cui un terzo abile a portare le armi, se ne deduce che ai tempi di Cacciaguida la popolazione racchiusa fra il Battistero e il Ponte Vecchio, dove si trovava una statua di Marte, era di 6000 persone di cui 2000 adatti a combattere. L’aumento demografico era evidentemente dovuto in gran parte all’affluenza dal contado.

Veduta di Firenze nel XII secolo (particolare)
Veduta di Firenze nel XII secolo (particolare)

Di fatto nella seconda metà del XII secolo la città si era ormai estesa al di fuori dell’antica cerchia, si imponeva dunque la necessità di costruire una nuova cinta muraria che venne realizzata, nella parte destra dell’Arno, in soli due anni dal 1173 al 1175. La nuova cerchia, la quinta dalle origini e la seconda comunale (sulla numerazione delle cinte murarie non tutti gli studiosi sono d’accordo, alcuni considerano questa la prima cerchia comunale), racchiudeva un territorio di circa 80 ettari. Una deviazione del Mugnone alimentava nuovi fossati difensivi lungo l’attuale via dei Fossi che ne deriva il toponimo o S. Jacopo tra’ Fossi nell’attuale via dei Benci.

Seconda cerchia comunale (XI-XII secolo)
Seconda cerchia comunale (XI-XII secolo)

Partendo dal Castello d’Altofronte (oggi Museo Galileo Galilei) le mura si allontanavano dalla riva del fiume fino a via dei Benci dove fu aperta la porta dei Buoi (così detta perché sull’ampio greto del fiume si teneva il mercato del bestiame) in prossimità del Porto sull’Arno sottostante la piazza Mentana. Seguivano poi il tracciato dell’attuale via dei Benci fino alla Porta S. Piero, allo sbocco di Borgo degli Albizi e piegavano quindi a occidente per la via S. Egidio fino alla porta di Balla (odierna via dei Servi). Le mura proseguivano secondo le attuali vie de’ Pucci e Gori fino alla porta in corrispondenza al Borgo di S. Lorenzo, poi lungo il Canto dei Nelli per voltare quindi verso sud per piazza Madonna degli Aldobrandini, via del Giglio, via della Croce al Trebbio, piazzetta della Croce al Trebbio (aperta sul prato di S. Maria Novella), via del Moro (Porta S. Paolo in corrispondenza di via della Spada) fino al fiume dove si apriva porta alla Carraia. Le fortificazioni sulla riva sinistra furono completate solo nella prima metà del XIII, in concomitanza con il dominio politico delle Arti Maggiori e degli ordinamenti di Giano Della Bella a danno della vecchia nobiltà, utilizzando il materiale ottenuto dalla demolizione e dallo “scapitozzare” le torri gentilizie come riferisce il Villani “delle pietre de’ palagi e torri distrutte e sbassate a danno de grandi, si feciono le mura da S. Giorgio oltrarno, a defensione della città, le quali fece fare il popolo di Firenze in quei tempi, per la guerra di Siena.”
Dunque non molti anni prima di quando venne decisa, intorno al 1280, la costruzione di una nuova cinta muraria che accogliesse una popolazione stimata intorno agli 80.000 abitanti.

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