di Giovanni Caselli

La Tyrrhenica da Bologna a Monte Bastione

E’ da Monzuno che consigliamo di iniziare l’escursione a piedi.

La nostra strada, (per essere precisi l’itinerario naturale tutt’ora ricalcato da strade, a prescindere dalle indicazioni cartografiche e della segnaletica attuali) lascia Bologna da Porta San Mamolo percorrendo la via omonima, prende poi la prima a destra per Palazzo Aldini e il Convento dell’Osservanza, gli Olmi-Gabiola, Paderno dove siamo a 6 km da Bologna.

La strada aggira da ovest una formazione di calanchi e balze in costante erosione, per raggiungere la base del Monte Sabbiuno a Lughetto. Evita la sommità del monte passando da ovest, a mezza costa, passa per La Croce e raggiunge la Pieve al Pino ai piedi del Monte San Morè, alto 379m.

La strada corre in direzione nord-sud perfettamente livellata e ad una quota costante di circa 300m per oltre 7 km, fino ai pressi di Libanello (alt. 326) dove la via inizia a serpeggiare e gradualmente a salire. La strada passa per Tartarossa e Torre di Badolo (alt. 445), costeggia da ovest il Monte dei Frati (alt. 542) e dopo varie curve raggiunge Brento (alt. 451) a 20 km da Bologna. Brento conserva scarse tracce del suo passato di antica sede vescovile qual era sin dal VI secolo quando tale sede vi fu trasferita dalla distrutta città di Claterna. Brento si trova nel territorio plebano di Pieve al Pino, una vasta enclave modenese in territorio bolognese. Nell’XI secolo era conte di Modena quel Bonifacio che passò il suo feudo alla Contessa Matilde di Canossa.

La strada ancora asfaltata, ma pochissimo transitata nei giorni lavorativi, mantiene il suo carattere di antica via di crinale sia nello sviluppo, sia nelle dimensioni. Qui essa aggira la sommità del Monte Adone da est per dirigersi con percorso agevolissimo quanto pittoresco, in direzione di Monterumici.

Monterumici era sede comunale assieme a Brento già nel XV secolo. I danni causati dal passaggio del fronte durante la Seconda Guerra Mondiale hanno fatto sì che nulla oggi vi si trovi di antico; solo la bellezza naturale del luogo rimane intatta. Transitiamo per Furcoli (alt. 444) che conserva un oratorio dell’XI secolo, sempre diretti esattamente a sud per Ca’ di Giulietta e giungiamo a Monzuno (alt. 621) a 8 km da Brento.

Se fin qui la strada, essendo asfaltata, può essere percorsa anche in macchina, d’ora in avanti il “cavallo di san Francesco” sarà l’unico mezzo che consentirà di percorrere il tracciato antico. Consigliamo quindi ai nostri escursionisti di scegliere questo tratto: Monzuno-Madonna dei Fornelli, in stagione più fredda (3 ore) oppure quello Madonna dei Fornelli-La Futa (6 ore) nella stagione estiva.

Il villaggio di Monzuno, antica sede comunale, conserva qualche traccia di un vetusto passato. L’attuale centro urbano era noto in passato come “Trebbio”, ossia “trivio”, a causa dell’incrocio stradale che ancora lo connota.

Nel 1400 Monzuno era importante come mercato distrettuale, ma vi erano pochi edifici, due dei quali appartenevano all’ospedale sopra menzionato e che tutt’ora vi esiste. Questo ospedale, sorto per l’assistenza ai pellegrini e viandanti, dipendeva dall’Abbazia vallombrosana di San Pietro a Moscheta ed aveva vastissimi possessi anche nei comuni limitrofi. L’edificio è ancora in piedi, sia pure completamente rimaneggiato soprattutto nel XVIII secolo.

Una delle tre strade del trivio di Monzuno è quella da cui arriviamo; davanti abbiamo ora un bivio: la strada che va a sinistra conduce a Serra e Trasasso, quella di destra a Gabbiano e al fiume Sambro. Prendiamo quest’ultima e la seguiamo sino al bivio per Monte Venere che si trova verso la fine dell’abitato. La strada per Monte Venere è una carrozzabile, sia pure non asfaltata, concepita, pare, per il traffico automobilistico.

Le ampie curve di questa strada tagliano fuori il diritto sentiero che noi seguiremo e che rimane verso est. Nel 1978, presso il bivio fra la nuova e la vecchia strada, chiesi ad un vecchio contadino quale fosse “la strada per Roma”, senza esitazione o sorpresa, l’uomo mi indicò il vecchio e angusto sentiero dicendo “Quella. Da qui passavano i messi e i cavallari…”.

Naturalmente il contadino non fu in grado di indicarmi le tappe successive di questa strada oltre Madonna dei Fornelli, ma quanto disse bastò. L’antica strada era riconoscibile sotto la guisa di sentiero che aveva assunto in anni vicini a noi; qui si infilava nel bosco, salendo gradualmente, con una curva che sfruttava la naturale conformazione del terreno per rientrare nella carrozzabile circa 800 metri più avanti, presso Bicorgna, a quota 766.

La via evita la sommità del Monte Venere (927m) transitando sul pendio ad est, presso una copiosa sorgente, la Fonte del Mulo , che da origine al Rio Maore, quindi si porta sul crinale dopo la cima, a quota 927 per iniziare 6 km di stupendo percorso quasi rettilineo, tutto i quota fra i 950 e gli 800m di altitudine. La strada bianca corre dritta verso la cresta dell’Appennino fra prati rigogliosi, ricchi pascoli di un tempo, oggi orfani di greggi e mandrie.

Si costeggia la sommità di Monte Poggio (alt. 940) da est, a solo un chilometro dal villaggio di Trasasso sul Savena, per poi scendere sulla sella del passo Le Croci (alt. 855) dove si osservano edifici risalenti almeno al XVI secolo, oggi restaurati e adibiti ad azienda agrituristica. Le Croci era nel 1978 un minuscolo villaggio non ancora raggiungibile in auto.

La strada sale lungo il fianco del Monte Galletto, l’ascesa è facile fino alla sommità a quota 956. Il sentiero transita circa 100m ad est della sommità che dista 1300m da Le Croci.

Per i prossimi 1.000 m la strada scende di meno di 50m. A Casa Lumini siamo a quota 895 e poco oltre, al bivio per il grazioso villaggio di Cedrecchia, siamo a 900m di altitudine esatti. Cedrecchia dista soli 400 metri dalla strada verso est, ai piedi di un colle tronco conico ove un tempo sorgeva un castelletto a guardia della valle del Sàvena.

Monte Poggione un tratto della Flaminia minor

Continuiamo per Casa Labrone  (alt. 822) sorpassando in linea d’aria San Benedetto Val di Sambro, capoluogo amministrativo dell’area bolognese della via, che dista circa 1800m da qui. Incontriamo poi un toponimo assai significativo “Casa Strada” a 814m di quota e discendiamo a Madonna dei Fornelli, (siamo a circa tre ore di cammino da Monzuno) oggi opulento centro di villeggiature estive di toscani ed emiliani, con ampia scelta di alberghi e pensioni per il pernottamento.

Lo sviluppo edilizio degli ultimi decenni ha completamente distrutto ogni traccia dell’antica strada sul lato opposto dell’incrocio dove la nostra, da Monzuno, porta ancora il nome di “Via Antica Romana”.

Estese piantate di abeti sul Monte dei Cucchi e sul Pian di Balestra (1140m), hanno stravolto la viabilità antica e quindi occorre qui seguire attentamente le varie indicazioni del CAI e i segnali indicanti la via pedonale “BO-FI”, “La Futa” “Via degli Dei”, “Via Flaminia Militare” ecc.

Dobbiamo quindi percorrere la carrozzabile che evita la sommità del monte da ovest, sino a Casa della Guardia (alt. 1040) dov’è una sorgente in prossimità del crinale, dopo Pian di Balestra e Fonte del Macchione. Lungo un bel sentiero che conserva le familiari caratteristiche di strada antica, ci avvicineremo al Monte Bastione (alt.1190), punto di riferimento per il confine regionale che taglia il monte trasversalmente.

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