di Giovanni Caselli

Entrando in Bibbiena da Via Dovizi troviamo subito sulla destra un colonnato oggi chiuso, della chiesa, da lungo tempo distrutta, dello Spirito Santo. Più avanti si rasentano le mura del Convento di San Lorenzo, oggi deserto e in rovina, solo la chiesa, spaziosa e dignitosa rimaner tutt’ora officiata. Poi a sinistra vediamo il palazzo in stile fiorentino del XVI secolo con lo stemma del Cardinal Dovizi, il personaggio più illustre nato in Bibbiena, consigliere personale di Papa Leone X, autore della prima commedia il lingua italiana, “La Calandria”, opera che ha il pregio di consolidare la lingua toscana come idioma nazionale. Il Dovizi nacque nel 1470 nei pressi, in quello che è oggi l’Hotel Brogi e fece edificare questo palazzo quando era già segretario di Giovanni de’ Medici, il futuro Papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico. Nella vicina chiesa di San Lorenzo vi sono due magnifiche terrecotte di Andrea della Robbia donate dal Dovizi. Oltre la Piazzetta dal grandioso nome di Piazza Roma si trova il Palazzo Poltri, molto rimaneggiato nei secoli ma attribuibile al primo Cinquecento. Entrando in Via Berni, di fronte a noi c’è il municipio o Palazzo Niccolini, sorto subito fuori le antiche mura dove nel XVII secolo sorsero diversi palazzi signorili dove erano modeste abitazioni del ‘400 sulla antica via romana per Ravenna che costeggiava le mura di Bibbiena. Filippo Niccolini, primo Marchese di Ponsacco e Camugliano dopo aver acquistato va villa medicea d Pontedera. Il palazzo passò ai francescani in seguito a vari passaggi di proprietà e questo lo concessero al Comune nel 1905 in cambio del Convento di San Lorenzo che era stato loro espropriato in seguito alle “leggi eversive risorgimentali”. Dall’ampia scalinata di marmo si sale alla parte nobile del palazzo, con salone affrescato e con doppie porte dipinte con paesaggi ad olio su tela del tardo XVII secolo. Allo stesso piano c’è anche una cappella privata, completamente affrescata nello stesso stile del tardoXVII secolo. Adiacente a questo vi è il Palazzo Mazzoleni, già Marcucci, il cui stemma è ancora sulla facciata. Lr finestre a terreno sono decorate con mascheroni di uomini vegetali, del XVII secolo. Il palazzo risulta restaurato nell’epoca d’oro di Bibbiena, 1710.

Bibbiena, Palazzo Dovizi

Oltrepassato l’Oratorio di San Francesco si vede sulla sinistra un portale e una finestra delle cappella palatina sovrastata dalla Propositura o Pieve dei Santi Ippolito e Donato. L’antica cappella abbattuta a seguito delle battaglia di Campaldino è riempita con calcinacci e sicuramente contiene strutture importanti dell’epooca dei Tarlati e di epoche successive. Dietro l’angolo della roccaforte del X secolo della quale la cappella faceva parte, si nota tutta le sequenza di distruzioni e riedificazioni subite da Bibbiena nel corso di circa 1000 anni.Si nota anzitutto le breccia nelle muraglie del X secolo, quindi la ricostruzione che fece seguito alla breccia di Campaldino, in filaretti di pietra calcarea bianca ed arenaria grigia, di chiara influenza moresca, indice di commerci con il Levante. Sopra di questa si vede un rifacimento del XV secolo, seguito da uno del XVI secolo e così fino al culmine del tetto dell’attuale chiesa. Avanti c’è la Porta dei Fabbri un resto delle mura del XIV secolo, con uno spezzone della torre del quadrilatero dei Tarlati, rimessa in piedi, come la sua compagna torre civica con l’orologio , dopo l’abbattimento di tutte le torri di Bibbiena del 1509.
La Propositura conserva opere d’arte di qualche interesse: Entrando a destra si vede la croce dipinta del maestro di San Polo in Rosso, seguace di Duccio, degli inizi del XIV secolo. Segue una tela dipinta ritenuta opera del veronese Jacopo Ligozzi. Tra le cose notevoli vi sono una Madonna lignea con Bambino del XIV secolo di scuola toscana, proveniente dalla distrutta chiesa/santuario mariano di Giona di Sopra, dove esisteva una sorgente con una tradizione di culto delle acque legato alla Madonna. L’opera d’arte più notevole è uno splendido trittico tricuspidato a tempera e oro su tavola di Bicci di Loremzo, raffigurante la Madonna con Bambino e i santi Ippolito, Giovanni Battista , Giacomo e Cristoforo, opera datata 1435. Vi è poi un affresco danneggiato su muro, del XV secolo, con la Madonna, Bambino e due santi, sotto una crocifissione. Una tempera su tavola, del 1420 sopra l’altare laterale è opera di Arcangelo di Cola da Camerino, raffigura la Madonna con Bambino circondati da angeli. Da non trascurare è il bellissimo organo del XVI secolo di Onofrio Zeffirini.
Sulla destra della chiesa sorge il Palazzo Vecchietti, oggi Bruni che guarda la Piazza Pier Saccone Tarlati. Il palazzo con una grande loggia è stato edificato sulla rovine del castello vescovile e fu edificato nel 1773 come municipio, ma il terreno dove sta il palazzo fu rivendicato dalla famiglia Poltri-Vecchietti che ne diventò proprietaria cedendo in cambio al Comune il palazzo Poltri, descritto prima, nel 1802. Nella Piazza sul lato opposto, accanto alla terrazza, sorge il Palazzo del Podestà, costruito sulle fondamenta del palazzo medievale del 1366, che fu abbattuto e del quale sopravvivono le cantine-prigioni, gli stemmi della facciata e alcuni elementi di pietra serena all’interno risalenti al 1485. Il presente palazzo fu edificato ai primi del XX secolo per farne un albergo ristorante. Tra i personaggi che vi furono residenti come podestà vi fu Franco Sacchetti il novelliere nel 1377, che spesso fa riferimento al Casentino nelle sue burlesche storie.

Bibbiena – Logge di piazza Tarlati

La strada ad est delle tre che giungono in piazza da sud è Via Scoti Franceschi, dominata dal palazzo di questa famiglia, costruito nel suo stato attuale nel XVIII secolo, ma le eleganti mostre delle finestre del primo piano sono quasi completamente abrase e corrose dalle piogge che causano la ricaduta dei veleni che esalano dalle auto che incessantemente molestano i residenti del Centro storico di Bibbiena, non graditi dagli automobilisti. Tra questo palazzo e il prossimo palazzo Marcucci Poltri c’è il Teatro Dovizi. Originariamente proprietà privata delle due famiglie ed oggi Teatro comunale riallestito in forma rococò con applicazioni in fibra di vetro sulle originali strutture neoclassiche. Il salone del primo piano del palazzo Marcucci Poltri è riccamente affrescato con temi dalla mitologia greca, consci dello spirito degli interludi de La Calandria. Il soffitto ligneo e dipinto a finti cassettoni e il caminetto con varie figurazioni barocche di gusto cortonese.