Gli ambienti e i personaggi di Pinocchio fra Castello, Sesto Fiorentino e Peretola

di Michele Chini

“C’era una volta… Un re! Diranno i miei piccoli lettori…”

Eh, no! C’era una volta un bambino, che non era nato a Collodi, come molti pensano, ma a Firenze, per la precisione in via Taddea n°21, il 26 novembre del 1826 (come ricorda una lapide posta sull’edificio nel 1941), ai tempi in cui, sotto Leopoldo II di Lorena, Firenze era una città più aristocratica che borghese, abitata dai grandi proprietari terrieri del contado circostante, che rivestivano ruoli politici in città, e dal loro stuolo di servitori.

Casa natale di Collodi in via Taddea
Casa natale di Collodi in via Taddea 21

Via Taddea era adiacente al quartiere dei Camaldoli di San Lorenzo, uno tra i più poveri e popolari di Firenze, abbattuto nel 1870 per far posto al Mercato Centrale di Giovanni Mengoni; la stessa via Taddea era una sorta di via dormitorio in cui risiedeva per lo più la servitù dei marchesi Ginori che abitavano nel bel palazzo posto nella via che ancor oggi porta il loro nome.

Non faceva eccezione la famiglia Lorenzini. Il padre Domenico infatti lavorava come cuoco per i Ginori e la madre, Angelina Orzali, figlia del fattore dei marchesi Garzoni Venturi di Collodi, era arrivata a Firenze seguendo la marchesina Marianna Garzoni, che l’aveva scelta come sua sarta e cameriera preferita già prima di sposare il marchese Carlo Ginori.

Carlo, così chiamato proprio in onore del marchese, nacque quindi a Firenze e frequentò fin da piccolo il palazzo signorile dei Ginori, sperimentando al contempo la povertà della propria condizione familiare. Dopo la nascita di diversi fratelli le condizioni economiche dei Lorenzini si aggravarono e Carlo fu mandato a Collodi dalla zia Teresa per gli studi; fu poi raggiunto dalla madre nel 1839, ma nel 1841 erano di nuovo tutti a Firenze. I Ginori si occuparono dell’istruzione del fratello Paolo, che sarebbe poi divenuto dirigente della Manifattura Ginori di Doccia, mentre Carlo fu indirizzato verso gli studi ecclesiastici presso il seminario di Colle Val d’Elsa; studi interrotti poco dopo, nel 1842, quando Carlo tornò a Firenze e si iscrisse alla scuola degli Scolopi, dove attualmente ha sede il Liceo Classico Galilei.

Non sto qui a raccontare tutta la vita del nostro autore; potrei aggiungere che fu un abile giornalista ed un fervente patriota che combatté per l’unità d’Italia, volontario del contingente toscano nel 1848 a Curtatone e Montanara e nel 1859 con l’esercito piemontese nella seconda guerra d’Indipendenza.

Ma tanto mi basta per far capire a chi legge che Collodi, nonostante il suo pseudonimo, visse essenzialmente a Firenze ed a Firenze trovò spunto per l’ambientazione del suo celebre romanzo.

Sul finire degli anni ’70 dell’Ottocento, quando ebbe la sua migliore ispirazione, soggiornò spesso a casa di suo fratello Paolo, Villa “Il Bel Riposo”, proprio davanti a Villa Corsini in via di Castello; ed è proprio tra Castello, Sesto, Osmannoro e Peretola che vanno ricercate alcune delle principali location della storia di Pinocchio, nonché alcune persone realmente esistite che hanno ispirato alcuni personaggi.

Villa il Bel Riposo a Castello
Villa il Bel Riposo a Castello

Partiamo da qualche personaggio. Pare che la fatina dai capelli turchini fosse ispirata da Giovanna Ragionieri, figlia di un giardiniere ed inserviente di Paolo Lorenzini a Villa “Il Bel Riposo”; la giovane era così buona e graziosa, con i suoi lunghi capelli biondi e gli occhi di color turchese, che Carlo la paragonava appunto ad una fatina e quando la vedeva si intratteneva spesso con lei raccontandole fiabe e storie apprese da bambino; l’ispiratrice della fata ebbe poi una vita lunghissima: morì a 94 anni nel 1962 ed è oggi sepolta nel camposanto di Castello.

Furono invece probabilmente i’Didda e i’Nappa, due artigiani di Castello dediti alla manutenzione delle ville, ad ispirare i personaggi di Geppetto e Mastro Ciliegia: il primo pare vivesse in un casale vicino alla ferrovia (in quella che oggi è proprio via di Collodi) mentre il secondo in via della Petraia e sembra indulgesse spesso e volentieri nei piaceri di Bacco ed avesse per questo il naso costantemente rubizzo.

E adesso veniamo ai luoghi.

Se la casa di Geppetto era a Castello, nei paraggi dobbiamo andare a cercare anche la scuola di Pinocchio. Dal 1877 al 1927, la scuola comunale di Castello, allora frazione di Sesto Fiorentino, si trovava in via della stazione, oggi via Giulio Bechi, proprio in fondo al Viottolone che porta all’ingresso di Villa Reale; qui, prima che venisse trasferita proprio presso Villa Reale, oltre a Pinocchio andò a scuola anche il famoso poeta fiorentino Mario Luzi.

La strada principale di Castello, perpendicolare alla via maestra, o carraia, che portava a Sesto, era la via “arta”, cosiddetta perché gradualmente in salita per chi la percorreva dalla ferrovia, e quindi da casa di Geppetto, verso Monte Morello; essa corrispondeva al tracciato oggi segnato da via di Collodi e proseguiva o per via della Petraia o per via della Querciola, in cima alla quale, al numero civico 44, pare ci fosse, fino alla seconda guerra mondiale, una grande quercia secolare che avrebbe ispirato l’albero a cui gli assassini impiccano Pinocchio; lì nei pressi si colloca quindi la casa della fata, giustappunto dove viveva Giovanna Ragionieri.

Andando verso Peretola troviamo Piazza Garibaldi, identificata come il luogo in cui si esibiva il teatro dei burattini di Mangiafoco; in effetti la piazza di Peretola, come si chiamava fino al 1895, era l’unica piazza del luogo e qui si fermavano costantemente gli artisti di strada con i loro baracconi. Tra l’altro Peretola ben si sposa con la descrizione di Collodi: “un piccolo paesetto fabbricato sulla spiaggia del mare”.

O quale mare- si staranno chiedendo i miei piccoli lettori?! Il mare dell’Osmannoro! A quei tempi il tratto oggi occupato dall’aeroporto di Peretola era infatti una zona acquitrinosa, spesso allagata dalle piene dei tanti affluenti che scendono giù dalle pendici di Monte Morello, tanto da apparire ai più un vero e proprio lago, popolato da grossi pesci, magari pesci siluro, come il pescecane che inghiotte Geppetto e Pinocchio.

Non deve far quindi meraviglia se in un posto simile Pinocchio si imbatte nel Gatto e la Volpe che, in quanto malandrini, stazionavano tra Castello e Peretola, lungo la strada costeggiata dall’acquitrino, in attesa di sprovveduti da borseggiare.

Maggiore indecisione regna sulla locanda ispiratrice dell’Osteria del Gambero Rosso: alcuni la individuano nella Taverna del Tricci, poi Trattoria Soldi, posta in fondo al Viottolone, accanto al tabaccaio dal quale il re Vittorio Emanuele II si riforniva di sigari; molti di più pensano invece che si trattasse dell’Osteria “Mangia e bei” che si trovava a Colonnata, all’angolo tra via Giotto e via delle Porcellane, a due passi da Villa Gerini, altra residenza di Paolo Lorenzini che dirigeva i lavori dell’adiacente manifattura di Doccia; ai lati dell’ingresso dell’osteria erano esposti vasi pieni di gamberi e granchi di fiume, specialità della casa, di cui erano ricchi i torrenti vicini, il Rimaggio e la Zambra, e qui si fermavano spesso a mangiare gli operai all’uscita dalla fabbrica.

Villa Gerini a Colonnata
Villa Gerini a Colonnata

E proprio il Parco di Villa Gerini pare abbia ispirato il Campo de’Miracoli: poiché gli operai che uscivano dalla manifattura erano sempre impolverati di grigio caolino, e venivano per questo chiamati “Barbagianni”, si diffuse l’idea che Colonnata fosse il Paese dei Barbagianni; inoltre, a rafforzare l’ipotesi fu anche un fatto di cronaca attribuito ad un contadino del luogo che si guadagnò la nomea di poco furbo portando al padrone un sacchetto di monete trovato scavando in un campo. Lo stesso Carlo Lorenzini si era occupato di un altro fatto di cronaca che vedeva coinvolti due imbroglioni ed un ingenuo alle prese con un tesoro nascosto. Le due situazioni, unite alla vicina location dell’osteria del Gambero Rosso  fanno supporre di essere proprio nel posto giusto.

La manifattura di Doccia all'inizio del secolo scorso
La manifattura di Doccia all’inizio del secolo scorso

E il Paese dei Balocchi? Altro non era che Sesto Fiorentino, dove si teneva allora come oggi, una fiera con giostre, bancarelle, dolciumi e spettacoli tra la fine di agosto e i primi di settembre. Il carro su cui salgono Lucignolo e Pinocchio per arrivare al paese dei balocchi ricorda una delle “corriere” trainate da cavalli o ciuchi che facevano servizio di trasporto pubblico tra Firenze e Sesto Fiorentino, passando per Castello e che facevano capolinea proprio nell’attuale Piazza del Comune, dove si svolgeva la fiera.

La fiera di Sesto ai primi del '900
La fiera di Sesto ai primi del ‘900

Poco lontano da lì c’era anche il teatro del ciuchino Pinocchio, il teatro Niccolini, costruito intorno alla metà dell’Ottocento dall’Accademia dei Rinascenti e demolito nel 1965 per far posto ad un edificio moderno oggi sede di una banca all’angolo di Piazza Ginori.

Piazza Ginoori a Sesto. Sulla destra il teatro Niccolini
Piazza Ginoori a Sesto. Sulla destra il teatro Niccolini

Ecco così svelate le segrete ispirazioni di Collodi. Sarà poi vero? Chissà…

Ad ogni modo, chi volesse approfondire recandosi di persona nei luoghi che vi ho descritto, può avvalersi dell’aiuto di una mappa e di una guida realizzate dai comuni di Firenze e Sesto e scaricabile dal sito  http://www.sestopromuove.it/node/51

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