Quante volte avremo sentito usare l’espressione “a ufo” sapendo bene che è sinonimo di “a gratis”? Sì, ma da dove derivi e la storia che si accompagna a questo modo di dire non è sempre conosciuta.

Presumibilmente è nato dall’acronimo di Ad usum Fabricae Opera ovvero AUFO. La sigla accompagnava, nel Medioevo, i materiali utilizzati per la costruzione di strutture architettoniche esenti da dazi, come ad esempio quelli destinati alla costruzione delle cattedrali. La sigla a Firenze venne scritta sui mattoni, semplificando la frase in iniziali, per l’edificazione di Santa Maria del Fiore nel 1229, e a Roma per l’opera di San Pietro.

Ma, come ormai si sa, quando la nascita di un modo di dire si perde nel tempo, esistono più versioni.

Nel “Supplemento a’ vocabolari italiani” (1857) si legge alla voce “Ufo (A)”: senza spendere, senza spesa. Locuzione avverbiale plebea.

Gli si attribuisce invece un’origine legata alla scrittura di lettere di commissioni da parte dei Magistrati fiorentini ai ministri forensi senza spese d’invio, diverse da quelle tassate, e la si data XVI secolo. Per distinguerle dalle tassate riportavano infatti la scritta ex officio, nel tempo abbreviata con ex-uffo. Quelle che si pagavano erano dette lettere col diritto, le altre dell’ufo.

C’è poi una terza versione accreditata dalla Treccani che ritiene il termine “ufo” da “ufa” con etimo ignoto e aggiunge che quelli proposti sono tutti più o meno fantasiosi e mal sostenibili.

Beh, come al solito a noi la scelta di quella che ci convince o ci piace di più.

Oggi il termine, qualunque sia la sua origine, viene utilizzato con un significato negativo intendendo un volersi sottrarre a un pagamento dovuto in modo truffaldino o un po’ scroccone. Si racconta anche di un significato diverso assunto dall’acronimo ai tempi della costruzione del duomo di Milano: i materiali recavano la stessa scritta utilizzando solo le iniziali della frase, ma poiché il materiale veniva trasportato su chiatte che si muovevano molto lentamente, pare abbia dato origine alla parola “uffa” intendendo la noia di aspettare per la lungaggine dello spostamento.

Quante belle storie dietro alle antiche espressioni!

Ma torniamo a quanto lasciato solo accennato, ovvero all’espressione “a gratis” che, la Crusca spiega riportando l’origine da gratis dal latino, come forma contratta di gratiis, ablativo plurale del sostantivo gratia con il significato di ‘per i favori, grazie alle benevolenze’ e quindi ‘gratuitamente’. In italiano la forma è attestata dal Quattrocento. E aggiunge: ‘a gratis’ ha in più il tratto della popolarità: chi ricorre a questa forma può essere tacciato di incolto a meno che, dal contesto, non risulti chiaramente che se ne fa un uso ironico e scherzoso’.

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