Leggende toscane

Castel di Pietra e la leggenda della Pia

La leggenda della Rocca di Crevole

La leggenda di Margherita Marsili

Il Sasso di San Zanobi e la sua leggenda

Il castello di Romena fra poesia e leggenda

Castagnata del Diavolo: un piatto legato a una leggenda

Abbazia di San Salvatore e la leggenda di re Rachis

Cinque leggende toscane

 

Le radici della cultura medievale

ovvero:
l’iranizzazione dell’Occidente Classico e le influenze nelle origini della letteratura italiana

di Giovanni Caselli

La caduta ufficiale dell’Impero Romano avviene, come tutti sanno, nel 476, ma in effetti Roma era caduta sotto i Visigoti di Alarico nel 410. Nel 406 Firenze scampa alla distruzione da parte di Radagasio grazie a Stilicone, ma cade nelle mani di Totila nel 552 per poi passare sotto il dominio dei Longobardi qualche decennio più tardi, quando era già in rovine e semi deserta.
L’Appennino tosco-romagnolo diviene così un confine fra due mondi diversi, quello romano-bizantino e quello longobardo-barbarico fino alla caduta del regno longobardo per mano dei Franchi. Le vie transappenniniche ad est dell’Appennino pistoiese si chiudono ed acquista importanza il passo della Cisa con la via che nel XX secolo diverrà nota a tutti col nome di Via Francigena.    …  continua a leggere    Le radici della cultura medievale

Leggende, aneddoti, proverbi e personaggi

Proverbi toscani sull’amore  di Giuseppe Giusti

Aneddoti su fatti e personaggi

Lorenzino de’ Medici detto Lorenzaccio

La leggenda della bella Marsilia

Bozzetti toscani di Renato Fucini

“Regole varie per la condotta pratica della vita”

Toscana terra di acque tormentose, tracimanti e mitologiche: Ambra e Ombrone

C’è un ponte in Garfagnana

Luoghi d’ispirazione collodiani tra Firenze e Sesto

Cinque leggende toscane

La leggenda della Pia nelle ottave di due toscani dell’Ottocento

La “risciacquatura dei panni in Arno”: Manzoni a Firenze nell’estate del 1827

Lui, lei e l’altro: Verga a Firenze e la tormentata relazione con Giselda Fojanesi

La Berta e la condanna a morte di Cecco d’Ascoli

Maramaldo e Francesco Ferrucci

La leggenda della Rocca di Crevole

La leggenda di Margherita Marsili

A Capraia la leggenda di un cercatore di tesori

Il Sasso di San Zanobi e la sua leggenda

Storie storielle storiacce di casa Medici

Matrimoni e banchetti: le nozze di Maria de’ Medici

Castello della Pietra e la leggenda della Pia

Luni tra storia e leggende

La battaglia di Montaperti fra storia e leggende

Scioccolare

Degli anni trascorsi nella Maremma toscana ho portato con me oltre a tanti paesaggi indimenticabili anche ritratti di persone e personaggi e parole e linguaggi. Sì, perché la Maremma ha voci e suoni diversi rispetto alla Toscana tutta. Tra le varie parole che ai tempi mi avevano colpita c’è certamente  “verduraio” e “dringolare” e “scioccolare”. Se le prime due erano e sono facilmente riconducibili al loro significato, come anche “dringolare” nel senso di tentennare, voce presente tuttora nell’Aretino e presumibilmente trasferita in Maremma dai vari Casentinesi che vi si recarono in tempi remoti per lavorare, il termine “scioccolare” merita una ricerca ad hoc.

Nel “Grande Dizionario della lingua Italiana” si legge:

Scrollare, scuotere, sbattere

‘Scioccolà’: scuotere (i panni per toglier la polvere, gli al­beri perché cadano i frutti,ecc.), strapazzare.= Voce diffusa in una vasta area della Toscana meridionale. fino all’Amiata (sciuccolà) e particolarmente viva a Siena come si trova in Tozzi: Cavò di tasca una manciata di albicocche…, seguitò a cavare le altre, ad una per volta… Alla fine, batté e scioccolo le mani insieme; e disse: “Non ce n’ho più”.

Alcuni riconducono a una for­ma latina exsucculàre (parallela e derivata. da exsuccàre) col significato originario di ‘asciugare scuotendo’, altri invece al francese choquer (nel sec. XII) quale prestito anche in altre lingue romanze, altri ancora (più verosimilmente) a una base onomatopeica dalla quale potrebbe discendere pure l’aggettivo scioc­co.

Anche calìa è un termine che ho sentito più volte in Maremma, ma ne parleremo la prossima volta.

Altre parole desuete dell’idioma toscano

Profilo della Strada Ferrata Leopolda da Firenze a Livorno

da  Carlo Collodi, Un romanzo a vapore: Da Firenze a Livorno, Mariani Firenze 1856

Tracciato della Leopolda

La Leopolda parte dalla Stazione di Firenze, fuori la Porta al Prato, e giunge a Livorno con uno sviluppo di Chilometri 95 113.  …

Appena uscito di sotto alla navata della grande Stazione di fuori la Porta a Prato, il convoglio del Vapore corre per brevissimo tratto al fianco del delizioso passeggio delle Cascine, del quale si vedono le ridenti e spaziose praterie, i lunghissimi viali, orlati di platani e di alberi, le decenti e bene architettate case coloniche.

Sulla destra, trovasi il canale denominato Macinante, il quale staccandosi dall’Arno all’estremo della città si conduce sino al Bisenzio, dopo di avere animato per via e messo in movimento diversi mulini ed opifici. Le belle rive dell’Arno e le amene colline dei dintorni di Firenze si mostrano al viaggiatore. Signoreggia sulla sinistra la villa di Castel Pulci, così denominata per un possesso della famiglia, cui appartenne Luigi Pulci, autore del poema – Il Morgante. Poco dopo si passa dappresso al Borgo di S. Donnino, detto S. Donnino a Brozzi, dove è la prima fermata dei Treni che partono da Firenze.  … continua a leggere  Profilo della Strada Ferrata Leopolda da Firenze a Livorno

Dante, la Commedia, Firenze e la Toscana

Editio Princeps della Divina commedia, stampata a Foligno nel 1472

Articoli dedicati presenti sulla rivista:

La Toscana nelle pagine della Divina Commedia

Omaggio a Dante: la Firenze di Cacciaguida

Omaggio a Dante nel 750° anniversario: gli incunaboli della Divina Commedia

“Fiorenza dentro da la cerchia antica”

Omaggio a Dante nel 750° della nascita: Romena e Porciano in Casentino

Il castello di Romena fra poesia e leggenda

Il mito della fondazione di Fiesole in Dante e Giovanni Villani

La battaglia di Montaperti nella Divina Commedia

Castello della Pietra e la leggenda della Pia

11 giugno 1289, la battaglia di Campaldino

   La battaglia di Montaperti nella Divina Commedia

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Valdicastello: le miniere e la casa natale di Carducci

Addio, Versilia mia, ligure nido

p1011679Potrebbe in un primo momento non essere chiaro al lettore il nesso tra la presenza di miniere e la casa natale di Carducci in località Valdicastello, ma c’è e sarà presto svelato…

Siamo a pochi chilometri da Pietrasanta, lungo la valle del torrente Boccatoio il cui bacino raccoglie le acque dei fossi che discendono dai monti circostanti, Gabberi e Lieto, e che sfocia dopo un corso di circa 10 chilometri tra Marina di Pietrasanta e il Lido di Camaiore, nella località di Motrone famosa per il suo antico porto. Il torrente, che scorre costeggiando Valdicastello Carducci, non è un torrente qualsiasi ma assomma una lunga storia legata, a seconda delle epoche, allo sviluppo economico del territorio: se nel passato erano i mulini e i frantoi a utilizzare la forza delle sue acque, il colore del fondale del suo letto lo lega all’attività mineraria che ha caratterizzato la sua storia soprattutto dal XIX secolo, oggi dismessa. Le ricerche storiche affermano la probabilità che già ai tempi degli Etruschi fossero conosciute le ricchezze minerarie del sottosuolo, sfruttate poi in varie epoche successive e contese: le Argentiere di Gallena e Farnocchia, ma anche quella che ad un chilometro da Valdicastello Carducci ha funzionato fino al secolo scorso, meritando a questa valle l’antico nome di Valle Buona poi divenuta Valdicastello. … continua a leggere  Valdicastello: le miniere e la casa natale di Carducci

I luoghi del Decameron: Lamporecchio e Masetto

Masetto da Lamporecchio si fa mutolo e diviene ortolano di uno monistero di donne, le quali tutte concorrono a giacersi con lui.

Lamporecchio, citato per la prima volta in un documento del 1057, è un comune in provincia di Pistoia situato tra il Padule di Fucecchio e le pendici occidentali del Montalbano. Il toponimo Lamporeclum sembra derivare da lampone, il Repetti nel suo “Dizionario” lo descrive così:

Villaggio spicciolato ch’ebbe un qualche fortilizio, da cui ricevè l’onorevole titolo di castello che dà nome ad una chiesa plebana (S. Stefano) e ad una Comunità nella Giurisdizione e circa 9 miglia toscane* a libeccio di Seravalle, Diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze. … gli manca una riunione di fabbriche con strade che circoscrivono una porzione di terreno col nome specifico di questa popolazione, che è spicciolata in poderi, case e ville sparse su per la gibbosa pendice occidentale del Monte Albano. … continua a leggere I luoghi del Decameron: Lamporecchio e Masetto

L’antica Etruria descritta da Plinio il Vecchio

Nella Naturalis Historia, la sua monumentale opera, Caio Plinio Secondo, detto Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), oltre alla famosa classificazione delle specie botaniche ci offre anche la descrizione geografica del territorio europeo e del bacino mediterraneo. Riportiamo di seguito il brano relativo all’Etruria.

La costa della Liguria si estende per 211 miglia dal fiume Varo1 al Magra. Da lì inizia la settima2 regione, l’Etruria; una regione che spesso ha cambiato nome. In tempi antichi i Pelasgi cacciarono da essa gli Umbri, ma ne furono a loro volta scacciati dai Lidi. Dal nome del re di questi gli abitanti furono chiamati Tirreni3. In seguito, dalla parola greca del rito sacrificale, presero il nome di Tusci4. … continua a leggere L’antica Etruria descritta da Plinio il Vecchio