| E, poco stando, tra vespro e la nona,
si come per chi ‘l vide si ragiona,
il fiume ruppe, che si forte sprona,
ogni pescaia;
e fe’ cadere il ponte alla Carraja
[…]
I’ dico che non ero a meza via
A ritornare in verso casa mia,
ch’i’ udì dir che Ponte Vecchio già
per l’acqua rotto.
[…]
E riponendo verso l’acqua cura
(e questa ben li parve cosa scura!)
Vide venir per la fortuna dura
in una culla
O ver fanciul che fosse o ver fanciulla,
e non parea ch’ avesse addosso nulla:
chi le suol dar le cose e chi ‘l trastulla
or che ne fia?
Egli era vivo e tuttavia piagnia
E l’acqua forte nel menava via;
| e poi di dietro a lui ratto venia
un greve legno!
[…]
Giù per quel fiume ch’era tanto rio
Più cose venner ch’io no le vid’io,
ma i’ ò scritto il vero da que’ ch’io
d’altrui ascoltai
Per l’Arno ne venivano e telai
con l’orditura, e capanne e pagliai,
e dietro a questo poi veniva assai
d’ogni legname;
iscope sciolte, ed anche con legame;
e una pieta fu pure ‘l bestiame;
ancor si vide molta lana e stame
ed alcun panno;
persona non s’andò la notte a letto,
chi fuggì in alto palco e chi sul tetto,
piangiendo (forte), picchiandosi ‘el petto
ognun gridava
misericordia ciaschedun chiamava,
piccoli e grandi forte lagrimava.
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