La Marina Militare toscana nell’800
di Guglielmo Evangelista

Da dopo la seconda metà del XVIII la Marina toscana si ridusse a ben poco facendo presto dimenticare il bagaglio delle grandi tradizioni connesse all’ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, nato duecento anni prima con lo scopo di contrastare i pirati barbareschi che infestavano le acque mediterranee.
Dopo la Restaurazione del 1815, con tutta l’Europa che cercava di risollevarsi dopo decenni di guerre quasi ininterrotte, erano impensabili per il piccolo Granducato, tra l’altro da tempo ancorato a una politica neutralistica, investimenti in campo militare di dubbia utilità e a maggior ragione per la Marina ora che le scorrerie piratesche andavano irreversibilmente diradandosi e nel Mediterraneo faceva buona guardia la flotta inglese.
Caduta nel nulla la richiesta rivolta all’Austria per la cessione di qualcuna delle navi provenienti dal Regno d’Italia napoleonico, nel 1816 la flotta toscana – se vogliamo definirla tale – comprendeva solo poche piccole unità: il brigantino Arciduchessa Maria Teresa, la goletta Arciduchessa Luisa e lo sciabecco Tisbe, tutte armate solo per una parte dell’anno, scarse di artiglieria e di dotazioni di bordo: di fatto non erano in grado di ricoprire un vero e proprio ruolo attivo di difesa del traffico o delle coste.
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