Firenze scomparsa: il Ponte alle Grazie

da Guido Carocci, Firenze scomaparsa. Ricordi storico artistici, Firenze 1897

Fabio Borbottoni – lungarno Archibusieri e Ponte alle Grazie, sulla sinistra il Palazzo de’ Giudici avanzo del castello d’Altafronte

“Dei quattro ponti in muratura che attraversano l’Arno il solo che abbia saputo resistere all’impeto della fiumana e sfidare gli urti terribili dei materiali trascinati dalle piene è il Ponte alle Grazie. Gli altri tre, investiti dalla massa delle acque, scossi dai colpi delle travi e degli alberi che il fiume aveva strappati dalle rive ubertose e fiorenti, dovettero più di una volta cedere e precipitare in mezzo ai vortici della corrente.
Il Ponte alle Grazie era il primo a ricevere l’urto delle piene, il primo ad opporre una qualche resistenza ai legnami galleggianti; ma per la robustezza della sua costruzione e perché presentava alla corrente una estensione maggiore e per conseguenza una resistenza più frazionata, esso ha saputo serbare fino ai nostri giorni le sue pile ed i suoi archi tal quali vennero costruiti nell’anno 1237 .
Non dirò che abbia serbato l’originalità della sua forma, perché oggi il Ponte alle Grazie è tutt’altra cosa di quello che era trent’anni addietro e più specialmente di ciò che fu nel primo secolo della sua esistenza. Oggi ha sei archi di due differenti grandezze: più piccoli e stretti i tre che stanno verso la riva destra: più ampi gli altri tre; ma in origine gli archi erano nove ed i tre mancanti avevano le proporzioni identiche a quelli più piccoli…

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Firenze scomparsa: i vecchi Tiratoi a Firenze

Da: Guido Carocci, Firenze scomparsa, Firenze 1897

Fabio Bprbpttoni – Tiratoio delle grazie

“Ricordo e simbolo dell’importanza infinita di un’arte che fu la causa prima e principale della ricchezza e della potenza di Firenze erano i tiratoi, quei colossali e strani fabbricati che fra un basamento di pietrami ed una gigantesca tettoia racchiudevano un laberinto di terrazze, di scale, di anditi, di antenne, di traverse, di staggi, una costruzione di legname insomma d’un tipo tutto speciale. Come lo dice il loro stesso nome, cotesti edifizi erano usati per stendere e tirare le stoffe, nella stessa guisa che le Gualchiere erette fuori della città sulle rive dell’Arno servivano a lavare e battere le stoffe medesime. Appartenevano o alla corporazione dell’arte della Lana o a società commerciali o a famiglie che esercitavano l’arte della lana o quella della tintoria. L’ampiezza di questi tiratoi dove potevano trovar posto migliaia di braccia di stoffe e matasse in gran copia, il numero cospicuo di questi edifizi esistiti in un epoca a Firenze servono a dare una idea della immensa quantità di produzione che Firenze diffondeva in ogni parte del mondo. E l’arte della lana era difatti la fonte principale di quelle ricchezze che affluivano a Firenze e che facevano della nostra repubblica uno de’ più forti e più autorevoli Stati d’Italia. Le galere coll’orifiamma fiorentina trasportavano anche ne’ mari più lontani i panni qui lavorati, in tutti i centri più importanti d’Europa e d’Asia i nostri mercatanti avevano case e rappresentanti ed i guadagni prodotti da quest’industria contribuirono efficacemente a render Firenze così splendida per dovizia e per imponenza di monumenti. Nel xiv e xv secolo si può dire che oltre una metà della nostra popolazione fosse occupata nell’esercizio dell’arte della lana e ricercando fra le matricole di quest’arte si ritroverebbero facilmente fra i proprietari di tiratoi, di fabbriche, di fondachi, di banchi d’arte della lana i nomi delle famiglie che nella storia fiorentina occupano le pagine più gloriose, delle famiglie più cospicue che costituirono la nostra nobiltà. Li stessi cittadini che discendevano dai più alti lignaggi, che avevano conquistato i gradi più elevati nel governo dello stato, che avevano avuto onori e titoli e dalla repubblica e da sovrani stranieri, stavano a trattar di persona i loro affari, dirigevano i loro fondaci, andavano all’estero per ismerciare le loro mercanzie.

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Firenze scomparsa: Il Tetto dei Pisani

da Guido Carocci, Firenze scomaparsa. Ricordi storico artistici, Firenze 1897

Fabio Borbottoni, Il Tetto dei Pisani

La tettoia così detta dei Pisani era una struttura architettonica che si trovava in piazza della Signoria, di fronte a Palazzo Vecchio. Fu fatta costruire nel 1364 dai prigionieri pisani catturati dopo la battaglia di Cascina. La tettoia serviva come riparo e come luogo di ritrovo per venditori ambulanti e sfaccendati. Quando Firenze divenne capitale del Regno d’Italia, nel 1864, la tettoia e tutto il complesso adiacente venne demolito per far posto a Palazzo Lavison. Così ne scrive Guido Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico artistici, Firenze 1898: … continua a leggere Firenze scomparsa: Il Tetto dei Pisani