di Alessandro Ferrini

L’antico tracciato della via Cassia, quello segnato in epoca romana, corrisponde solo molto parzialmente a quello di oggi che invece passa per Siena e che si andò delineando in piena età medievale, in parte seguendo il percorso della assai frequentata via Francigena.

La via antica passava invece per Chiusi, Arezzo  e  Firenze: quest’ultimo tratto era di 50 miglia (74 km), secondo quanto riportato dall’Itinerarium Antonini, attraversava il Valdarno seguendo la vecchia strada etrusca lungo le pendici appenniniche, sul percorso dell’odierna strada dei Sette Ponti che collegava Arezzo e Fiesole.

La strada consolare, che proseguiva poi verso Prato, Pistoia e Lucca, a ovest di Firenze, fino a Prato servì di base per la divisione dell’agro in centurie al  momento  della  nascita  della  colonia  di “Florentia” come ancora oggi appare ben visibile dalle foto aeree.

Seguendo dunque il vecchio itinerario etrusco lungo il Valdarno la strada giungeva sulle falde occidentali di Vallombrosa, poi si dirigeva verso  Reggello,  fino a   Donnini.

Dopo  Donnini la strada antica è meno  distinguibile:  probabilmente  manteneva  l’andamento  pedemontano che conduceva a passare la Sieve a distanza della confluenza con l’ Arno, verso Fossato. Seguendo poi la direzione  est-ovest  assunta  dall’Arno  a  Pontassieve essa  doveva passare  per Le Sieci,  Pieve  a  Remale,  Compiobhi,  Terenzano,  Settignano, Maiano e finire a Fiesole. La prima Cassia ricalcò la  via  etrusca  fino  a  Settignano: poi  dovendo raggiungere Pistoia e Lucca, evitò la sommità della collina  fiesolana  e prese per Ponte a Mensola, Coverciano,  San  Gervasio,  Il Pellegrino,  Montughi  e Quarto. (Daniele Sterpos, Comunicazioni stradali attraverso i tempi, Firenze-Roma 1964)

Oggi questa località sono state inglobate dalla città metropolitana di Firenze ma nel primo secolo a.C. l’abitato era collegato alla Cassia dal prolungamento del cardine massimo. prolungamento ricalcato oggi dalle vie Ginori e San Gallo che vanno diritte a incontrare la congiungente San Gervasio-Pellegrino.

Dopo la rapida crescita di Florentia fu creata una diramazione che da Compiobbi continuava a costeggiare l’Arno e toccando Quintole (ad quintum lapidem) Varlungo (ad vadum longum) e conduceva alla porta Orientalis, la medievale Porta San Piero. Proseguiva poi all’interno della città lungo il cardo fino al ponte sul rio Freddo dove si ricongiungeva all’antico tracciato che scendeva dall’area collinare sopra descritta e poi continuava verso ovest.

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