di Salvina Pizzuoli

Siamo ad Abbadia a Isola per un tour organizzato egregiamente dall’Ufficio Monteriggioni Turismo che comprende: la visita al Museo Archeologico, contrassegnato dalla sigla MaM, recentemente inaugurato; i camminamenti sulle mura del castello; la visita alle stanze con le armature, Monteriggioni in Arme, annesse all’Ufficio del Turismo con sede a Monteriggioni (per dettagli a questo link).
Ma procediamo con ordine e prepariamoci ad una visita che sa coniugare aspetti didattico culturali e paesaggistici.
Sì, ad Abbadia a Isola c’è un Museo Archeologico da non perdere per ben due motivi: il primo ovviamente per i reperti, alcuni notevoli, che custodisce, rinvenuti nel territorio; il secondo per i locali, molto particolari, che lo alloggiano.
Una storia antichissima si sente e si respira in questo luogo meravigliosamente ricostruito nel diorama che lo rappresenta nel XIII secolo:

Il MaM è ospitato infatti nei locali del monastero di Abbadia a Isola, un complesso fortificato che risale al 1001 lungo quella via Francigena, oggi riscoperta, importante via di pellegrini e di spostamenti affiancata da un reticolo di vie viciniori che si ramificavano nel territorio: il suo ruolo era quindi di controllo oltre che di preghiera e di accoglienza. Sorgeva al centro di una grande palude, difesa naturale, bonificata solo nel XIX secolo. Se probabilmente prima era un ponte levatoio a permettere l’accesso al complesso oggi varchiamo l’arco ricavato nelle mura per entrare con pochi passi nel pieno del Medioevo.



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Ci accoglie con la sua lineare semplicità la facciata della bella chiesa dei Santi Salvatore e Cirino dall’impianto romanico a tre navate sottolineate dai pilastri e semicolonne e archi a tuttosesto. Al centro dell’abside della navata destra si trova l’urna di San Cirino, l’urna romana riutilizzata nel 1198 come reliquiario del santo. Molte le decorazioni che ancora ne affrescano le pareti delle navate laterali. Rilucente nell’oro che lo compone il trittico nel presbiterio, opera del XV secolo attribuita a Sano di Pietro. Un cartellone illustrativo, posto all’ingresso a destra della facciata, permette al visitatore di seguirne la storia.

A destra della chiesa il bel chiostro e continuando, sempre a destra, l’accesso al MaM.
All’ingresso capiamo subito di trovarci in un ambiente particolare: oltre alle teche che raccolgono reperti medievali, a destra due grossi tini separati da una breve scalinata, ci fanno capire che l’ambiente era a suo tempo destinato ad accogliere i risultati della lavorazione dell’uva, siamo nella prima sala detta La tinaia e iniziamo la nostra visita all’interno del MaM.

I reperti custoditi nelle teche sono stati rinvenuti in parte nei sepolcri, oggi visibili perché protetti da una copertura a vetri, nella parte a sinistra del chiostro che raccontano alcune vicende della storia dell’Abbazia relativamente agli accadimenti legati a varie famiglie come quella dei Franzesi: oltre le teche a sinistra la ricostruzione proprio di una Franzesi.



Le teche contengono reperti medievali: vasi in ceramica; mattoni di epoca romana usati come copertura alle sepolture; una sepoltura rinvenuta nell’area del chiostro
Ci spostiamo nello slargo antistante il chiostro per salire nella Sala detta di Sigerico, l’arcivescovo di Canterbury dal 989, sceso a Roma per ricevere il pallium dal papa, in omaggio a chi ebbe a trascrivere al ritorno le tappe e il percorso fino al porto di Calais, lasciando per noi una documentazione precisa della via detta anche di Sigerico più nota come via Francigena o Romea e che passa proprio da qui.
Saliamo.



Necropoli del Casone dalla tomba dei Calisna Śepu: ceramica etrusca a figure rosse (III secolo a.C.), anfora con coperchioa figure nere, ceramica attica (550 – 525 a.C. circa)

I reperti provengono dal Podere Sensano, da Campassini, il villaggio sulla sommità del pianoro a sud est del colle di Monteriggioni e a est della piana del Casone, dalla Necropoli del Casone, notevoli quelli della Tomba dei Calisna Śepu in podere Malacena, ma anche oggetti di uso quotidiano, ceramica da mensa e da conserva, e di ornamento personale.






E non solo: pannelli illustrativi e ricostruzioni rafforzano il percorso rendendo il visitatore sempre più partecipe al periodo, al territorio, alla sua storia.
Ma non finisce qui, il Museo e i suoi locali si apriranno presto a nuove iniziative: un bar, una Sala Conferenze, e molte altre novità, in ambienti suggestivi e datati, per essere un polo di cultura e di aggregazione sempre aperto. Un centro di accoglienza e ospitalità per i pellegrini e visitatori lungo la via Francigena è già attivo (per i dettagli)
Uno sguardo di saluto ancora al bel chiostro oggi illuminato da caldi raggi di sole decembrino: ora ci aspetta la visita alle Mura del castello di Monteriggioni e la scoperta delle armature che corredano l’Ufficio del Turismo in loco.
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