di Salvina Pizzuoli

Andare in giro alla ricerca dei mulini a vento della Toscana è da amatori e/o da cocciuti: per noi in questa ricerca in particolare valgono entrambi perché trovarli ancora lì non è sempre detto nonostante i due autori dei “Mulini a vento in Toscana”* ne diano indicazioni precise; ma gli anni trascorsi e l’incuria hanno fatto sì che molti siano “scomparsi”, come quello a Orciano Pisano dove a ricordarlo resta solo il nome della strada: Via del molino a vento.

Il paesaggio delle colline pisane

In cambio abbiamo percorso in lungo e in largo le colline pisane: che bellezza di paesaggi in questo incipiente autunno! Vigne, olivi, crinali dolci, terre arate, lievi ondulazioni di poggi segnati da lunghe e fitte file di cipressi, e da borghi e da macchia.

Siamo quindi arrivati ad Orciatico alla ricerca di ben due mulini, o forse è meglio dire di quel che immaginiamo ne sia rimasto. Percorriamo, seguendo le indicazioni, una strada che diventa subito sterrata e ci inoltriamo in un bel bosco. La segnaletica indica il Mulino 1 e il Mulino 2, ma la ricerca è resa difficile dal dubbio di aver imboccato il sentiero “sbagliato” e per di più piove…

E invece eccolo il Mulino 1, in una radura in salita priva di vegetazione. Dispiace vederlo così in cattive condizioni: sono antiche vestigia di un mondo scomparso che utilizzava queste macchine artificiose destinate ad alleggerire il lavoro dell’uomo. Eppure era stato restaurato, come indicano i due autori del testo citato, “a regola d’arte riportando alla luce il pavimento originale a lastre di pietra”.

In condizioni quasi peggiori il Mulino 2, in questo caso segnalato in modo non perfettamente chiaro, i cui brandelli di muro compaiono ad un tratto a rincuorarci tra il verde della vegetazione boschiva.

Ma raccontiamoli: i due mulini hanno struttura identica con il corpo cilindrico e a due piani; nel primo infatti sono ancora visibili i gradini in pietra per raggiungere il piano superiore. Il mulino 1 è il più antico, risale alla seconda metà del Seicento ed è denominato “Mulino di Fonte rossa” proprio perché nei pressi di una sorgente che sgorga tra rocce di un rosso intenso. Il Mulino 2 occupa una posizione più elevata ed è datato 1761 ed è detto “Mulino dei Fornelli” per l’abitudine degli agricoltori di scavare delle fosse nei terreni vicini e bruciarvi stoppie e arbusti al fine di rendere il terreno più fertile.

*Baldini/Casprini Mulini a vento in Toscana “Macchine artificiose” poco diffuse in Italia