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A pochi chilometri da Scarperia, la bella pieve

in posizione sopraelevata colpisce il visitatore con la sua chiara facciata e la struttura architettonica, anche del quadrato campanile, che non appartengono allo stile romanico: le prime documentazioni la menzionano nel 1085 e nel 1170 quando diviene Collegiata, ma i rimaneggiamenti subiti ne hanno modificato l’aspetto anche all’interno.
Nel 1770 il primo radicale restauro cancella le sue strutture romaniche anche nel campanile, resta originale solo parte dell’abside con tre monofore strambate e cieche. All’interno a sette campate sorrette da pilastri conserva ancora un tesoro del romanico fiorentino diffusosi nel contado: lo splendido ambone e il fonte battesimale.

La decorazione predominante è a stucchi bianchi e oro su fondo pastello cui fa contrasto il pulpito poligonale in marmo di Carrara e verde di Prato sorretto su tre esili colonne dai bei capitelli. Le lastre sono delimitate da una cornice in verde di Prato e la cornice di coronamento in marmo bianco con foglie di palma.





Il fonte battesimale in origine ottagonale ha sei belle lastre e cornici con fiori di loto.
Le lastre ricordano nei motivi quelle della pieve di Sant’Agata.


Non ultimo tra i tesori della pieve di Fagna, la pala restaurata di Santi di Tito (1536-1603) datata 1587 “Assunzione della Vergine” commissionata per l’altare maggiore dal pievano Giuliano Dei, probabilmente raffigurato in un angolo della pala stessa in basso insieme a San Pietro, San Tommaso, San Giacomo e San Giovanni evangelista. A sinistra domina la figura di San Pietro con una mano indica il cielo e nell’altra tiene il Libro. La Pala oggi occupa una posizione laterale, sul primo altare della navata sinistra, come già nel 1781 quando, in seguito ai lavori di restauro, fu spostata nella collocazione odierna. Colpisce per la delicatezza dei colori dai toni luminosi e vividi che il recente restauro ha portato alla luce.

La pieve può essere visitata durante le funzioni dei giorni festivi, altrimenti rivolgersi al diacono Romano Biancalani al quale vanno i nostri ringraziamenti.