Dalle descrizioni di Antonio Mazzarosa in “La terra di Brancoli, la sua pieve e le chiese monumentali del piviere” lette nelle sedute dell’Accademia Lucchese di Scienze Lettere ed Arti il 22 settembre e il 13 gennaio 1890/91

“L’ estrema propaggine occidentale della Pizzorna, estesa catena di monti che chiude la valle lucchese detta delle Sei Miglia, dal lato fra levante e settentrione della città, ha un punto di massima altezza di circa metri 952 dal livello del mare. Ritorcendosi sopra sė, distante circa dodici chilometri da Lucca, e lambendo la riva sinistra del Serchio, då luogo a una regione scoscesa denominata dagli antichi Branchalo, Branchale, o Branchulea, e modernamente Brancoli, ove sin da tempi remoti furono abitanti che coltivarono il suolo ed esercitarono la pastorizia”


Chiesa di San. Lorenzo in Corte.
“Un’ altra graziosa chiesetta, notata nell’ inventario artistico provinciale, come edifizio del secolo XII.. Conosciuta ab antiquo sotto il titolo di s. Lorenzo in Corte, fu un tempo parrocchia, e ora è braccio di quella di s. Giusto. s. Lorenzo de Curte, nessun altro istrumento ci capito sott’ occhio che parli di questa chiesa, la cui denominazione di Corte potrebbe indicare che questo fosse il sito in Brancalo, ove furono un tempo la corte e i possessi de’ conti e marchesi di Toscana. La chiesa, coll’ andar de’ secoli, soffri qualche alterazione, ma non tale, fortunatamente, da toglierle la primitiva bellezza. È di una semplicità grande, e perciò priva di qualsiasi ornamento scultorio; ma costrutta interamente di marmo tagliato con precisione. Ha una sola nave senza croce, e l’interno, coperto con armatura a cavalletti, corrisponde in tutto all’ esteriore.. La torre è sottile, non molto alta, ma di stile lombardo come la chiesa, e ben perciò ad essa si lega. Nei lati volti a levante ea ponente della base, sovra pilastri molto allungati gira un arco fuor di proporzione per la sua strettezza, sotto il quale forse un tempo passò la via mulattiera che conduce alla Pieve. Quattro finestroni disposti sullo stesso piano e non tramezzati da colonnette, si aprono in alto, uno ogni faccia. Rifacendovi il tetto venne rialzata con laterizi e in questo sconsigliato restauro rimase priva della merlatura.”

Chiesa di S. M. Assunta di Piazza. Cenni storici.
“Proseguendo il cammino, per via tortuosa e quasi pianeggiante, a poco meno di 2 chilometri dalla Pieve, raggiungesi, quasi al centro della manica che fa la montagna, locus, come è detto in un istrumento del 944, et finibus Brancalo que dicitur Platia, Piassa o, modernamente Piazza, dove è altra chiesa monumentale, chiamata S. Maria Assunta.[…]La chiesa di Piazza è di media grandezza, ha una sola nave senza bracci, ed è costrutta per intero di marmo squadrato e tirato a conveniente polimento. La semplicità delle linee architettoniche e la parsimonia degli ornamenti mostrano chiaro ch’è opera de’ maestri comacini qua residenti nel secolo XI e ne’ seguenti. Una bella porta con due architravi, cieco il superiore, e l’ inferiore intagliato a meandri e sfogliami nel fregio e nella cornice, si apre sul centro del prospetto principale. Gli stipiti vanno adorni all’ estremità, gli uni da capitelli intagliati e gli altri da rilievi rappresentanti aquile che fanno peduccio alla lunetta soprastante; la quale ha triplice archivolto con ornati di fine scultura. In due piccoli rettangoli posti per prolungar la cornice al disopra del fregio, si veggono i resti di un’ iscrizione che pare accennasse al tempo nel quale si costrui l’edificio, ma nel rimontarsi la porta, al certo da persona incurante della storia e dell’ arte, quei caratteri, dovunque prima si fossero, vennero sì obliterati che più non se ne può trarre costrutto. Il sodo che rimane sotto il timpano è interrotto da una fila di bassorilievi marmorei alquanto schiacciati, finiti con largo uso del trapano, che partecipan del gusto bizantino; la cui rozzezza, gli strani aggruppamenti e le acconciature singolari, danno loro gran pregio per la storia dell’ arte, richiamandoci al tempo remoto nel quale si eseguirono. Certo devon essere anteriori alla chiesa, perché le altre parti decorative di essa son condotte con maggiore finezza, ed è inverosimile, per le diseguali proporzioni, che fosser lavorati per questo edifizio.

Nel primo bassorilievo, andando da destra a manca del prospetto, è raffigurato un uomo coperto da lunga veste, che, stando in piedi, tien con la diritta una croce in asta di forma orientale. Segue nell’ altro l’immagine d’ un leone, simbolo della forza e vigilanza della chiesa, che ruggendo e torcendo la coda, addenta la mano d’una figura ivi presso accovacciata. Vedesi genuflesso nel terzo, il principe degli apostoli avente da lato in simile attitudine, altra figura; e un angelo diritto della persona, che mostra un cartello ove è scritto PETRVS. Son nel seguente due santi, cui scende dagli omeri simil tonica, e senza posarsi innalzano l’uno la croce, pur di foggia bizantina con entro impressa la parola REX, l’altro una tavoletta ove leggesi LEVITA. Tra un albero, di rozza fattura, forse un olivo, forse anche un palmizio, ed alcuni uccelli, forse colombi, che par vi si voglian posare, si vede rappresentata una donna nel quinto rilievo.”


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