di Salvina Pizzuoli

Trassilico da Verni

Siamo in Garfagnana: la nostra meta è la rocca estense e il borgo di Trassilico.

Il paesaggio lungo il vivido Serchio, con le sue acque chiare e briose tra i sassi del letto,  è vestito già dei colori dell’autunno che colorano colli e valli in cangianza di verdi e gialli e rossi: felice l’occhio e lo spirito che si rasserena tra le bellezze naturali.

Poco prima di Castelnuovo Garfagnana abbandoniamo il corso del Serchio e ci addentriamo in una valle laterale per raggiungere Gallicano, prima tappa, per procedere poi verso Verni, l’antico Castrum Liverni documentato già dal 997,  e quindi Trassilico: ciascuna località vanta una rocca nome con cui in Garfagnana si designano i castelli.

La strada stretta si inerpica tra rocce scagliose grigie che incombono sulla carreggiata che pare tagliata tra le pareti rocciose che si alzano alte e nude ma anche irte di vegetazione che ne segue e ne imita la perpendicolarità: a seconda dello stato d’animo, del tempo atmosferico e degli scorci che vi si aprono può scatenare emozioni diverse che affascinano o inquietano.

Entriamo a Gallicano.

Colpisce immediatamente uno strano ponte che sovrasta la strada principale: è in muratura con archi a sesto acuto e fornici rotondi. Si trattava  e si tratta in effetti un un canale acquedotto risalente al 1853-56; fu opera di Lorenzo Nottolini, nato con funzione irrigua proprio per un utilizzo migliore dell’acqua a favore di un incremento per l’agricoltura. Nel Caffè a destra della strada abbiamo ripreso la foto del “ponte” alle origini: ieri e oggi a confronto.

Procediamo verso Verni sempre su una strada stretta con pochi slarghi. Il piccolo agglomerato resta alla nostra sinistra e ci accoglie con un’entrata decisamente ad effetto: due fontanelle ciascuna a lato di un arco che lascia vedere una scalinata di acceso, il tutto adornato e guarnito con piante fiorite o verdi. A sinistra della scalinata di accesso un Bar Ristoro, dove abbiamo mangiato poi, al ritorno, una pasta fresca condita con il sugo di funghi, davvero speciale, e una stradetta che conduce alla torre.

Riprendiamo la strada.

Siamo ora immersi in un bosco di castagni annunciati da un folto manto di foglie ormai marroni che occupano i margini della stretta strada.

Ed eccoci, non immaginate un percorso veloce, siamo su una strada di montagna con curve a gomito dove un percorso breve, anche di pochi chilometri, sembra essersi allungato nei tempi di percorrenza, ma è bello perdere la cognizione del tempo che pare sfuggire a ogni orologio per la lentezza con cui scorre.

E siamo a Trassilico.

Nel suo Dizionario, Emanueler Repetti, storico ottocentesco, così racconta il borgo indicando anche l’etimo del nome in Trans Silicum

“Risiede in monte sulle spalle australi dell’Alpe Apuana detta la Peltrosciana, alla sinistra della strada mulattiera che attraversa quell’Alpe lungo la Torrita di Petrosciana, in mezzo a selve di castagni, fra i popoli di Calomini e di Vergemoli, che restano a ponente, sotto le scogliere marmoree di Forno Volasco, poste al suo settentrione, mentre a scirocco e a levante fronteggia con la cura di Verni compresa nel Ducato di Lucca.
Questo luogo di Trassilico è rammentato fino dal secolo VIII dalle carte dell’Archivio Arcivescovile di Lucca, una delle quali dell’anno 749 […]Fu Trassilico de’Lucchesi fino al 1451, epoca in cui i paesi della sua vicaria, mediante sentenza del Pontefice Niccolò V del 28 aprile, passarono in potere del Marchese Borso d’Este, quando la giurisdizione di Trassilico prese il titolo di vicaria delle Terre Nuove, e che comprendeva i popoli di Trassilico, Fabbriche, Gragliana, Molazzana, Bracciano, Calomini, Vergemoli, Forno Volasco, Valico sopra e Valico sotto, Terre tutte che per l’innannzi facevano parte della vicaria lucchese di Gallicano”.

Che la denominazione Trassilico possa trarre il suo etimo da Trans Silicum, ovvero “al di là della selce / al di là della pietra/sasso” è una delle proposte più accolte in quanto si collega alla conformazione geologica rocciosa del luogo. Trassilico sorge infatti su una rupe calcarea e rocciosa e l’area intorno al borgo presenta affioramenti di pietre silicee e calcarenitiche tipiche della Garfagnana.

La sua storia ha origini lontane nel tempo, l’abitato è documentato fin dall’ epoca romana e presenta tracce di presenza longobarda.

Nel 1430, Trassilico passa sotto il dominio degli Este, diventando sede di una vicaria (“vicaria di Trassilico”), che era un’unità amministrativa del Ducato estense forse tramite un accordo politico o una sottomissione strategica che ne evidenzia l’importanza geopolitica: era una sorta di avamposto sud del Ducato Estense, al confine con la Repubblica di Lucca.

La sua rocca era strategicamente importante per il controllo della media Valle del Serchio e delle risorse idriche che alimentavano mulini per la farina di castagne. Ancora oggi esiste un percorso detto appunto Via dei Mulini, testimonianza degli opifici e dell’attività economica del territorio

All’inizio del XVII secolo la rocca fu ristrutturata per adeguarla alle nuove esigenze militari: fu realizzata la torre circolare che oggi possiamo ammirare e testimonia l’importanza che gli Estensi continuavano a dare al presidio.
L’abbandono non fu dovuto a guerre, il presidio resistette infatti a molti attacchi ma, come accadde per molte fortificazioni di montagna furono la natura e il tempo i principali demolitori. Oggi grazie al recupero moderno ci attende per mostrarci un panorama senza limiti, se non quelli dei confini naturali posti all’orizzonte: dalla destra della torre circolare la vista impagabile sul Monte Forato, e alla sinistra la valle fortemente antropizzata, con l’agglomerato urbano di Gallicano e i piccoli borghi disseminati alle pendici e su cucuzzoli collinari.

Ed è qui sulla Rocca che ci troviamo ora dopo aver percorso la via Vallisneri, dal nome di un illustre nativo di Trassilico e naturalista Antonio Vallisneri (XVII – XVIII secolo).

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