Una lettura geo-storica del territorio fiorentino

del prof. Giovanni Caselli

Territorio di Firenze, Prato e Pistoia in una antica carta (clicca sull’immagine per ingrandire)

Il territorio, che si estende tutto attorno a Firenze e che le nostre vie traversano per diversi chilometri, contiene i resti archeologici che per secoli e secoli hanno caratterizzato la vita e il lavoro di chi viveva in campagna con il sistema della “mezzadria”. Chi non lo conosce, perché è troppo giovane per averlo visto, ma ne ha letto e anche studiato, lo descrive come “il paesaggio della mezzadria” che oggi ha solo lasciato pochi residui. La mezzadria era un sistema di produzione, anzi un sistema di vita, quando la nostra vita consisteva essenzialmente di produzione ai fini della riproduzione, che risale alla preistoria ed esisteva in epoca etrusca. La mezzadria era il sistema istituzionalizzato che caratterizzava il rapporto tra il contadino e il proprietario del terreno. Nell’epoca precedente all’ellenismo, ossia alla conquista della Persia da parte di Alessandro Magno, da noi l’epoca etrusca arcaica, fino al IV secolo a.C., la terra apparteneva agli dei che avevano un rapporto diretto con i sacerdoti che con gli dei comunicavano. … continua a leggere Una lettura geo-storica del territorio fiorentino

Girellando per Firenze: da via dei Bastioni al lungarno Serristori

di Salvina Pizzuoli

Siamo davanti all’imponente arco sotto il quale s’apriva l’antica Porta San Miniato, l’unica senza torre e munita di un camminamento per il giro di ronda, la cui scala d’accesso è ancora ben visibile a sinistra. Di aspetto trecentesco presenta sulla facciata archetti ciechi pensili in laterizio. Passati sotto l’arco giriamo immediatamente a destra per iniziare la nostra salita lungo via di Belvedere fino al Forte omonimo o di San Giorgio, costeggiando le antiche mura, alte e strette e intervallate da torri quadrate, facenti parte originariamente della seconda cerchia e successivamente incorporate nella terza, quella trecentesca o arnolfiana. La salita è ripida e corre tra le mura e i contrafforti a destra, lato in cui si aprono alcuni spazi erbosi e a olivi, e muri che costeggiano la strada a sinistra. … continua a leggere Girellando per Firenze: da via dei Bastioni al lungarno Serristori

Una terrazza su Firenze: Bellosguardo

Nella convalle fra gli aerei poggi
di Bellosguardo, ov’io cinta d’un fonte 
limpido fra le quete ombre di mille
giovinetti cipressi alle tre Dive
l’ara innalzo, e un fatidico laureto
in cui men verde serpeggia la vite
la protegge di tempio, al vago rito  
vieni, o Canova, e agl’inni
.

Ugo Foscolo, Le Grazie – Inno a Venere (vv. 9-16)

Il grande poeta vi soggiornò per circa un anno (1812-1813) e vi compose l’Inno alle Grazie ispirato ai canoni della “serena bellezza” neoclassica che Antonio Canova (cui dedicò questi versi) esaltava nelle sue opere artistiche di quegli anni. … continua a leggere Una terrazza su Firenze: Bellosguardo

Firenze settecentesca nelle “vedute” di Giuseppe Zocchi

Palazzo Gerini detto “Le Maschere” (clicca sull’immagine per ingrandirla)

La giornata di Giuseppe trascorreva trasportando rena per far calcina, insieme al babbo manovale nei cantieri delle ville signorili e della città e dei dintorni di Firenze, ma anche disegnando con il carboncino su quei bei muri intonacati di fresco che tanto scatenavano il suo desiderio di vedere realizzate le sue immagini fantasiose, anche a costo di sgridate e sguardi incuriositi. Fu così che il marchese Andrea Gerini ne scoprì l’acerbo talento e lo avviò agli studi perché potesse emergere in tutte le sue potenzialità. Fu quindi affidato agli insegnamenti di Ranieri del Pace un artista originale che aveva potuto sperimentare le botteghe romane e diffonderne le novità nelle terre del Granducato: era il lontano 1730.

Non è una leggenda e nemmeno una favola a lieto fine, è la storia di un talento messo fortunatamente a frutto nella Firenze del XVIII secolo.

Parliamo ovviamente del giovane Giuseppe Zocchi (1711-1767), fiorentino, e della sua prorompente passione per il disegno, divenuto poi incisore e pittore di fama e di cui si conservano in vari Musei del mondo le opere: dipinse a Firenze nel palazzo Rinuccini, decorò la galleria Gerini, ma anche la villa Serristori e il soffitto del teatro della Pergola. Numerosissimi i paesaggi e le vedute sia di Firenze che della Toscana, ma disegnò anche per lavori in pietre dure e per le illustrazioni di classici latini e molte delle sue opere furono poi incise, da altri e da lui stesso.

Nell’estate del 1744 dalla bottega di Giuseppe Allegrini “stampatore in rame” usciva la scelta di XXIV vedute delle principali contrade, piazze, chiese e palazzi della Città di Firenze tratte dai disegni dello Zocchi.

Ci piace allora riproporre alcune sue “vedute”, particolari e minuziose della Firenze di allora, in una Galleria di immagini che possano, per quanto minime, presentare e far conoscere le sue opere che, oltre all’apporto artistico, rappresentano un ampio documento a livello storico e antropologico.

Visita la galleria delle stampe di Giuseppe Zocchi

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