Il 26 Agosto 1944 iniziò l’attacco alleato alla linea Gotica, in codice l’Operazione Olive
di Alessandro Ferrini

Nel 1944, dopo gli sbarchi alleati in Sicilia, a Salerno e ad Anzio, l’Alto Comando Tedesco nell’ottica di rallentare il più possibile l’avanzata alleata verso il nord stabilì di costruire una linea fortificata lungo i crinali dell’Appennino sfruttando ogni cima, ogni fiume, ogni anfratto che la complicata orografia del territorio poteva offrire: una serie di fortificazioni, di trincee, di campi minati, di bunker e torrette di carri armati interrati che sfruttavano le difese naturali che offriva il territorio. La Linea Gotica appunto.
Furono impiegati 30.000 lavoratori (prigionieri di guerra o civili coatti) gestiti dall’organizzazione TODT, 18.000 genieri tedeschi oltre a centinaia di tecnici e in una decina di mesi fu ultimata quasi completamente.
Si estendeva per 320 chilometri dalla foce del fiume Foglia a Pesaro fino a Marina di Massa, nel suo percorso dal mare Adriatico al Tirreno toccava Pian di Meleto, il monte Carpegna, il passo dei Mandrioli, l’Alpe di San Benedetto, il passo del Muraglione, il passo del Giogo di Scarperia, il passo della Futa per poi scendere verso Vernio, il passo della Collina, Borgo a Mozzano e le Alpi Apuane. Non era una linea continua e le difese erano scaglionate su vari livelli in modo che superato il primo ci si trovava di fronte al secondo e così via fino ad arrivare a una seconda linea arretrata di 20-30 chilometri rispetto alla prima; questa partiva da Riccione, poi via Ceriano andava a Montefiore Conca, poi a Sarsina, Galeata, Marradi, Firenzuola, Castiglione dei Pepoli, Porretta Terme, Corno alle Scale, infine arrivava sulle Alpi Apuane e Massa Carrara.

“Alla vigilia dell’attacco alleato i documenti ci dicono che dal settore bolognese a quello riminese la Linea Cotica risultava essere costituita da 3604 trincee, 103 bunker, 2375 nidi di mitragliatrici, 479 piazzole di artiglieria, 16.000 postazioni di tiro per armi leggere, 9 chilometri di fossati anticarro, 117 chilometri di reticolati, 95.689 mine antiuomo interrate, 4 torrette interrate di carri Panther e 18 di carri più piccoli (Pz lll e N e carri italiani e francesi di preda bellica). Non si hanno dati purtroppo per la parte toscana della Gotica.
Davanti alle postazioni tedesche i genieri avevano predisposto una fascia di sicurezza di una decina di chilometri con ostacoli di ogni tipo all’avanzata nemica e piccoli avamposti molto ben armati. Era quella che veniva chiamata Linea Rossa. Lungo tutta la Gotica i Tedeschi avevano interrotto le arterie stradali e minato i sentieri, infine avevano distrutto edifici e abbattuto alberi per creare campi di tiro. I bunker in cemento armato erano pochi, prevalevano le strutture in legno, terra e pietra, collegate da camminamenti ben mimetizzati. Ogni grotta e ricovero in roccia venne riutilizzato.”*

Il feldmaresciallo Albert Kesserling comandante generale delle truppe tedesche in Italia sapeva bene che doveva ritardare ad ogni costo l’avanzata alleata perché una volta arrivati sulla Pianura Padana la superiorità delle forze nemiche si sarebbe dispiegata in tutta la sua potenza impadronendosi ben presto dell’Italia settentrionale dove erano situale le industrie principali.
Ma sapeva anche bene che non poteva contare sull’appoggio della Luftwaffe il cui potenziale aereo era stato decimato e che aveva poche truppe a disposizione, oltre alla crescente difficoltà di approvvigionamenti. Preso atto di questo l’alto comando tedesco stabilì di basare la difesa sul concetto di rapidità e movimento utilizzando formazioni di combattenti poco numerose, piccoli reparti al comando di ufficiali inferiori che avevano però ricevuto il permesso di operare di propria iniziativa senza necessariamente passare per la catena di comando colpendo il nemico quando sembrava loro opportuno, a tutto vantaggio della mobilità e della rapidità d’azione.

“I reparti di fanteria tedeschi erano stati addestrati con molta cura alla tattica di combattimento di squadra: 5-7 uomini al massimo, armati di mitragliatrice MC34 (o della più pesante MC42) e di armi anticarro personali come il Panzerschreck e il Panzerfaust, si mimetizzavano tra i casolari, nei frutteti o nelle buche da loro stessi scavate (le cosiddette Joxholes, tane di volpe) e conducevano sanguinose imboscate alle colonne alleate avanzanti. Spesso i tedeschi usavano questa tattica sperimentata dal generale Baade (il leggendario comandante della goa divisione Panzergrenadier) a Cassino: di notte lasciavano che le pattuglie alleate gironzolassero indisturbate (a meno che non gli venissero direttamente contro), così quelle rientravano e facevano rapporto che in una data zona non c’era traccia del nemico. Il giorno dopo quando scattava l’avanzata alleata i tedeschi riuscivano sempre a sorprenderli sparando da quelle posizioni (sempre ben mimetizzate) non segnalate.”*

Da parte alleata erano impegnate sulla Gotica, l’8a armata inglese sul versante adriatico al comando del generale Harold Alexander e la 5a americana su quello tirrenico al comando del generale Mark Clark, due settori distinti che si congiungevano più o meno sulla linea del passo di Casaglia.
La loro forza si basava essenzialmente sulla su una straordinaria potenza di fuoco, sul grande numero di uomini e mezzi a disposizione e sul dominio totale dei cieli dal momento che l’aviazione tedesca era ormai pressoché inesistente.
C’è comunque da considerare che questa sproporzione di forze sarebbe stata fatale ai tedeschi in un territorio pianeggiante mentre nelle strette valli dell’Appennino, specialmente nel versante sud, le strade impervie i dirupi e i costoni rocciosi non permettevano agli alleati di utilizzare a pieno il loro potenziale.

“Inoltre sial’8a che la 5a armata avevano al loro interno reparti provenienti da tutto il mondo (inglesi, canadesi, scozzesi, irlandesi, polacchi, neozelandesi, indiani, nepalesi, americani, brasiliani, sudafricani, italiani, greci, solo per citare le unità maggiori) e presso i loro comandi c’erano sempre uomini politici che si impicciavano di affari militari, a partire da Winston Churchill fino ad arrivare al governatore delle Mauritius (nell’8a Armata c’era un reparto servizi proveniente da Mauritius, che divenne famoso quando tentò di buttare giù l’Arco di Augusto di Rimini per usarne le pietre come riempitivo per i crateri delle bombe). Tanto per fare un esempio, al momento di pianificare lo sbarco in Italia i politici australiani si rifiutarono di farvi partecipare i loro soldati, mentre quelli neozelandesi e sudafricani acconsentirono a patto che le loro divisioni di fanteria si trasformassero in corazzate. Erano stanchi di aspettare “i porci comodi” dei reggimenti carri inglesi quando li chiamavano in appoggio e non volevano più fungere da carne di cannone per la corona britannica.”*

Qualche dato interessante:
All’inizio degli scontro sulla Linea Gotica l’8a Armata inglese (la stessa che aveva riportato la vittoria ad El Alamain) era composta da circa 450.000 uomini, mentre la 5a Armata americana ne schierava 315.000.
A questi numeri si aggiungevano 7-8000 combattenti delle brigate partigiane, discretamente armati e ben motivati che spesso agiavano di comune accordo con i comandi alleati, come nel caso della conquista e della difesa di Brisighella, ai quali si aggiungevano altri 5-6000 che li supportavano fra la popolazione locale.
La 10a e la 14a armata tedesca aveva a sua disposizione 340.000 uomini, tra unità combattenti e servizi, ma quasi un quinto delle sue unità era costituito da ausiliari non tedeschi, provenienti dai territori conquistati, poco efficienti e con poca voglia di combattere.
Altro elemento fondamentale era la schiacciante superiorità alleata in mezzi aerei, artiglierie e carri armati. Si calcola che ci fosse un rapporto favorevole di 20 a 1 in mezzi militari, di 8 a 1 in cannoni, di 12 a 1 in carri armati e di 3 a 1 in soldati.
*Bibliografia: Andrea Santangelo, Generali e battaglie della linea Gotica
Articoli correlati:
Linea Gotica in Toscana: la battaglia del Giogo (settembre 1944)
Passo della Futa: 21 settembre 1944
Monte Battaglia; epico scontro sulla Linea Gotica
Liberazione di Firenze e avanzata degli Alleati verso i passi dell’Appennino
Immagini della ricostruzione storica degli ambienti della battaglia del settembre 1944
Immagini della rievocazione della battaglia del settembre 1944