Sorge lì Imponente e maestoso, sulle ceneri di un altro, quello della potente famiglia degli Alberti che ne aveva disseminati vari lungo la valle del Bisenzio a tutela di una rete viaria importante per i commerci verso i territori a nord e verso la montagna pistoiese: soprattutto la strada detta Lombarda che collegava Prato con Bologna.

È lì dal 1247 circa, per volere di Federico II, splendor mundi; alla sua morte i lavori rimasero interrotti e nel XIV secolo fu collegato dai fiorentini, dei quali era divenuto presidio militare, alle mura trecentesche attraverso un camminamento coperto, detto il Cassero.

Oggi colpisce il visitatore per la sua posizione leggermente sopraelevata in mezzo alle strade cittadine, ma non solo, colpisce per la sua singolare struttura paragonabile a quella di altri castelli svevi: è un grosso cubo in alberese bianco contornato da robuste torri angolari, con un elegante portale d’ingresso bicromo, alternato con il marmo detto verde di Prato, contornato da esili colonne a racchiudere un’edicola che ricorda l’architettura cistercense. Il fatto che Federico II condividesse con i Cistercensi e la visione politica e l’organizzazione amministrativa, spiegherebbe la presenza di un’architettura che richiama l’Ordine alle cui maestranze di conversi era stata molto probabilmente affidata l’edificazione del maniero: manovalanze di abili costruttori, con una metodologia edificativa sperimentata anche negli altri castelli federiciani, e provenienti dalla Puglia o dalla Sicilia.

La loro esperienza si accompagnava, alla corte di Federico II, al supporto scientifico del matematico Leonardo Pisano conosciuto con il nome di Fibonacci che forniva all’imperatore, a cui dedicherà il Liber quadratorum, consulenze per risolvere problemi pratici.

Ma perché un castello proprio qui e così imponente?

Al tempo in cui l’imperatore ne decise la costruzione, Prato era un centro commerciale vivace e in pieno sviluppo: in origine era nato dall’unione di due borghi, il Castrum Prati e il Castrum cornius, toponimo derivato dalla presenza appunto di una “biforcazione” tra la via consolare Cassia vetus (da alcuni chiamata Clodia in quanto vi si congiungeva dopo Lucca) e la diramazione verso Vernio e Bologna e, proprio per questa sua posizione, l’antico villaggio aveva iniziato ad espandersi unendo in un primo momento i due borghi fortificandoli ed espandendosi ulteriormente. La presenza di un borgo fortificato e l’ esistenza di vari castelli e rocche su territori di proprietà degli Alberti, a loro volta vassalli dell’imperatore, a difesa delle vie verso nord, avevano qualificato Prato come territorio strategico fondamentale.

Visitiamo virtualmente questa fortificazione: è tutta di pietra con un basamento a scarpa che gira lungo il perimetro, alle sue quattro torri angolari ne succedono altrettante dette rompitratta e delle quali due sono pentagonali. Vi si accede da una doppia rampa che corre parallela alla fiancata su cui si apre il magnifico portale d’ingresso delimitato da due torri di cui una con merlatura ghibellina a coda di rondine. Ammiriamone il portale che si eleva tra due paraste, i pilastri inglobati nella parete da cui sporgono leggermente, sormontate da due leoni di pietra, il tutto inserito all’interno di un’elegante edicola sostenuta da due colonne con capitelli culminanti in un timpano i cui lati inclinati sono sottolineati da un disegno geometrico di pietre bianche rettangolari alternate e quadrati di pietre nere di serpentino.

All’interno un ampio cortile, sul quale si aprono tre porte tra cui il portone monumentale affiancato all’interno da una scala a gradini degradanti; è da qui che si accede ai camminamenti da cui si può godere la vista panoramica sulla città. Interessante un elemento architettonico che ritroviamo nella torre ovest, tipico dell’architettura dei castelli federiciani: una scala circolare di 42 scalini che si ripropone con la medesima struttura anche in quello di Castel del Monte, di Maniace a Siracusa e di Augusta. A Prato possiamo ammirare quindi un prestigioso esempio dell’architettura svevo-federiciana, un esempio unico di architettura fortificata federiciana nell’Italia centro-settentrionale dell’ultima fase dell’edilizia militare sveva che, sebbene con vari rifacimenti, lascia in Toscana traccia tangibile di una storia che avrebbe avuto un cammino diverso se Federico II non si fosse spento nel lontano 1250, pochi anni dopo l’edificazione della fortificazione nata a difesa della città.



Il servizio fotografico dell’articolo e della Galleria è stato realizzato da Mar&Bic



Per approfondire:

Bini Luschi Bacci “Il castello di Prato. Strategie per un insediamento medievale”

Per notizie sulle strade consolari romane Cassia Vetus e Clodia vai a: Strade romane in Etruria

Vai alla galleria foto:  Castello di Federico II a Prato

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