Da Guido Carocci I dintorni di Firenze, Tipografia Galletti e Cocci 1881

Guido Carocci fu appassionato studioso della storia e dell’arte fiorentina; fra le varie opere, di grande interesse attuale perché ci descrivono la Firenze di 150 anni fa, riproponiamo alcuni brani tratti da “I dintorni di Firenze” in cui partendo dalle vecchie “barriere”* descrive i dintorni della città. Ovviamente alcune ville o monumenti dell’epoca oggi non esistono più e non sono stati riportati nell’articolo dove abbiamo trattato solo quelli più famosi e ancora oggi esistenti.
*Le “barriere” erano posti di controllo situati sulle vie di accesso alla città dove venivano riscosse le imposte del dazio. Furono definitivamente soppresse negli anni ’30 del Novecento.
“Da un antico ponte di mattoni che traversava il torrente Mugnone e che si chiamava il Ponte Rosso, ebbe nome questa Barriera che è una delle più importanti della città. L’antico Ponte Rosso fu demolito e sostituito da un ponte grandissimo sul quale trovasi la piazza esterna della Barriera. Tre strade fanno capo alla Barriera; la Via Faentina, la Via Bolognese e la Via Vittorio Emanuele.

Dalla Barriera del Ponte Rosso prendiamo la via Bolognese, che nel suo primo tratto forma un grazioso ed elegante sobborgo fiancheggiato da elegantissime ville e da case comodissime circondate da vaghi giardini.
A sinistra è il Giardino della Società Toscana di Orticultura. È un luogo bellissimo provvisto di piante superbe, di comode serre e di un meraviglioso tepidario che fu edificato col disegno dell’egregio architetto Cav. Roster. Il giardino ha servito varie volte a delle esposizioni di fiori che sono riuscite splendidamente in grazia dell’ampiezza e dell’amenità del luogo.”
Poche centinaia di metri oltre si trova la località denominata il Pellegrino:

“… il nome di questa vaga e fiorente collina fu anche il nome di una vasta comunità costituita nel 1810 e soppressa nel 1865. Esisteva qui un antico spedale destinato ad alloggiare i pellegrini e che s’intitolava appunto spedale del Pellegrino. In seguito fu qui una chiesa o oratorio detto della SS. Annunziata del Pellegrino che fu soppresso al principio del secolo attuale. […] Sulla cima pianeggiante della collina, sorge la chiesa del Pellegrino alla quale era annesso il convento o Noviziato dei Padri Scolopi. Era in antico in questo luogo una delle magioni o ospizi del celebre ordine ospitaliero detto dell’Altopascio che esercitava specialmente la carità verso i viandanti. Nel 1540 circa, Giovanni di Bernardo Capponi prese a livello questo luogo, tenendolo come villa e nel secolo successivo esso venne in possesso del Granduca come Gran Maestro della Religione di S. Stefano nella quale erano pervenuti i beni dell’ordine d’Altopascio.
Il Granduca Ferdinando II nel 1638 riduceva la villa a monastero, vi costruiva un’ampia chiesa e poi lo donava ai Padri Scolopi. Oggi il locale appartiene al municipio di Firenze. La chiesa è elegante per quanto pecchi del barocchismo del seicento; contiene buone pitture del Bonechi e del Cipriani.”
Villa Sassetti, il cui nucleo originario risale al Trecento, è oggi sede della New York University, situata al n° 120 di via Bolognese:

“I Sassetti antichissimi e potentissimi cittadini di Firenze, che ebbero le loro case accanto a S. Pier Buonconsiglio in Mercato, fondarono sull’ ameno colle del Pellegrino questa villa che s’intitolò anche il Palagio dei Sassetti. Nel 1546 Piero di Gino Capponi la comprava da Teodoro di Francesco Sassetti e l’aggiungeva agli altri possessi che la sua famiglia aveva in questa località. I Capponi nel XVII secolo trasformarono completamente quest’ antico edifizio.
Procedendo oltre si arriva alla località La Pietra, “piccolo borghetto” che prende nome dalla prima pietra miliare che si incontra partendo da Firenze. Nei dintorni sono presenti molte ville tra cui villa Guicciardini in via di Montughi a sinistra della via Bolognese, villa Incontri più nota con l’appellativo di villa La Pietra:

“È la più splendida e più grandiosa fra le ville di queste località e presenta un aspetto principesco. Era dell’illustre marchese Gino Capponi che morendo la lasciò ai nipoti Marchesi Incontri; e furono i Capponi che sulla fine del XVII secolo la ridussero a quest’aspetto. Il Marchese Alessandro Capponi comprò nel 1697 il possesso dall’ Arte della Lana nella quale era pervenuto nel 1480 circa per legato di Michele Bruni. Poco tempo fa nel far degli scassi per la costruzione di un parco, si trovarono alcuni oggetti etruschi che forse appartennero ad un sepolcreto di qualche famiglia di quell’ antico popolo.”

Nel 1814 Gino Capponi vi ospitò Ferdinando III di Toscana, prima che si reinsediasse a Firenze dopo la Restaurazione. La villa passò alla famiglia Incontri e infine fu venduta agli Acton che ristrutturarono il giardino all’Italana arredandolo con molte statue, opere soprattutto del veneziano Federico Bonazza, provenienti dalle ville venete del Brenta. Ereditata dal figlio Harold Acton, scrittore e collezionista di opere d’arte, la villa divenne un celebre salotto letterario poi lasciata in eredità alla New York University.
Più avanti, sulla sinistra si incontra villa La Loggia (oggi al 165 di via Bolognese) che prese il nome dall’antica loggia di una villa dei Pazzi:

“Sorge a sinistra della strada verso il declivio del colle ed è fra le più belle ville di questa località. Sembra che in antico essa sia appartenuta a Messer Brunetto Latini poeta notissimo e maestro di Dante Alighieri. Nel XV secolo era De’ Pazzi e precisamente di Jacopo di Andrea che fu capo della congiura contro i Medici. Confiscata con altri beni, la troviamo circa nel 1490 in possesso del Magnifico signor Jeronimo d’ Hauteville che la vendè nel 1498 ai Cybo di Massa. Nel 1566 la comprava Chiappino Vitelli e lo spagnuolo Baldassarre Suarez la prendeva in seguito come pagamento di crediti verso il capitano Scipione Affricano Vitelli. Nel 1629 fu acquistata dai Marchesi Del Bufalo e nel 1724 andò per legato in casa Falconieri che la rivendeva subito ai Panciatichi. Questa famiglia l’abbelli d’un celebre orto botanico del quale fu direttore il Piccioli e che conteneva le piante più rare e più preziose. La villa fu venduta nel secolo attuale alla insigne cantante Catelani che ne fece luogo di gradito convegno per tutti gli amatori della musica. Fu poi Valabreck ed ora è del Marchese Ignazio Lavaggi di Roma. Vi è annesso un antichissimo oratorio che contiene diversi affreschi.

La strada proseguendo, giunge al Casale del Cionfo dove trovasi la villa Salviati ora Hagermann. La località si diceva in antico Montegonzi dal nome di una famiglia di antichi signori del contado che nel 1100 possedevano in questo luogo un castelletto. Passata dipoi nei Salviati, la villa si disse sempre Il Palagio de’ Salviati. Poche ville hanno la grandiosità e lo splendore di questa, un’apparenza così maestosa ed una giacitura così gaja e bella. La villa Salviati conservava il suo carattere di antico castello con torri e ballatoi merlati; ma nei passati secoli sui merli fu sovrapposta una gran tettoja ed ora con nuovi restauri le si è tolto in gran parte il suo bellissimo carattere d’antichità. Jacopo Salviati che la fece abbellire e in mille modi adornare, vuolsi che qui trovasse nel canestro della biancheria la testa della infelice Caterina Canacci, che la di lui moglie Veronica Cybo aveva per gelosia fatta uccidere. A tempo dei Salviati la villa era una vera e propria reggia, una residenza principesca, nella quale venivano date feste meravigliose e conviti sontuosi. Dai Salviati, estinti, passò la villa nei Principi Borghese, poi l’ebbe l’inglese Vansittart, quindi il celebre tenore Mario Da Candia. Diversi anni indietro, Mario poneva in vendita tutti gli oggetti contenuti in questa villa che all’interno conservava mirabilmente l’antico carattere. Posta in vendita anche la villa, essa era acquistata dal signor Gustavo Hagermann che la possiede tuttora e che ha avuto cura di mantenere nelle sale la decorazione e le mobilie secondo il carattere dei tempi.
Salendo ancora, prima di giungere alla località La Lastra sorge sulla sinistra la bella chiesa di Santa Croce al Pino:

Un grandioso pino tuttora esistente ha dato il nome a questa chiesa che sorge nel luogo di un antico monastero detto di S. Bartolommeo alla Lastra o il Pino. Maso di Bartolino Drudoli lanajolo della Lastra lasciò per testamento l’obbligo di fabbricare nei suoi possessi un monastero di monache cistercensi e gli esecutori testamentari di lui ottenutane licenza dal Vescovo di Fiesole edificarono il monastero dove le monache si stabilirono nel 1360. Nel 1361 il Vescovo Andrea Corsini consacrò l’altare di S. Bartolommeo. Il convento era sotto la dipendenza dell’Abate della Badia a Settimo dello stesso ordine e gli esecutori testamentari del Drudoli, Pagno de gli Albizzi e Riccio della Lastra furono nel 1359 dichia rati patroni e difensori del monastero stesso. Soppresse nel 1453 le monache cistercensi, il convento fu con bolla del Papa Niccolò V incorporato fra i beni della Cattedrale Fiesolana. Nel 1776 fu istituita l’attuale parrocchia di S. Croce al Pino nella quale si ammira oggi un bel crocifisso del Tacca donato a quella chiesa dalla signora Isabella Serrati nella cui famiglia era passata l’eredità di quel celebre scultore.”
Il borghetto chiamato La Lastra, da cui parte il tratto di strada oggi chiamato “Bolognese Vecchia”,prende il nome dai lastroni di pietra sui quali sorgono le sue costruzioni.
“A questo luogo si riferisce un avvenimento dei tempi delle fazioni. Fu quì appunto che si radunarono nel 1304 i Bianchi fuorusciti. Erano 1600 cavalieri e 9000 fanti che sotto il comando di Baschiera Tosinghi avevano divisato di attaccar Firenze e tornarvi ad abitare colla forza delle armi ; la soverchia precipitazione del Tosinghi che non volle attendere alcuni soccorsi da Pistola ed il timore che invase quelle milizie, fecero sì che l’impresa organizzata dapprima assai bene, terminasse con un in successo, giacché arrivati fino alla Piazza di S. Giovanni, i Bianchi retrocedettero credendo d’aver che fare con forze maggiori e per varj sensi si sbandarono.”
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