Particolare della copia di Paul Rubens tratta dal progetto dell’affresco di Leonardo

La Battaglia di Anghiari rappresenta un  episodio importante nella storia militare e politica del Quattrocento italiano. Questo scontro, che vide contrapporsi la Lega Santa – composta da Firenze, Roma e Venezia – contro l’esercito del Duca di Milano, Filippo Maria Visconti, si svolse presso Anghiari, un importante centro strategico della Val Tiberina.
A metà del XV secolo, l’Italia era un mosaico di stati e signorie in continua lotta per il predominio territoriale. La Lega Santa si era formata per contrastare le mire espansionistiche di Filippo Maria Visconti, deciso a consolidare il proprio potere nell’Italia centrale e settentrionale. Dopo la sconfitta dei milanesi a Brescia, il condottiero Niccolò Piccinino venne incaricato di risalire dalla Romagna, passando per la Val Tiberina, per rinforzare le truppe sconfitte.

La lunga strada rettilinea che collega Anghiari a Sansepolcro

Le forze della Lega Santa erano così organizzate:
Fiorentini: 4000 uomini sotto il comando di Neri Strozzi e Bernardetto de’ Medici, commissari generali dell’esercito fiorentino.
Truppe papali: 4000 uomini riorganizzati dal Cardinale Ludovico Trevisan, detto Scarampo Mezzarota.
Cavalieri veneziani: 300 cavalieri guidati da Michelotto Attendolo Sforza.
A queste forze si unirono anche compagnie locali come quelle di Agnolo Taglia, Gregorio di Vanni e Leale di Anghiari.

Dall’altra parte Niccolò Piccinino, tra i più celebri condottieri del suo tempo, era un veterano di numerose campagne militari e godeva della fiducia del Visconti. Convinto della superiorità del proprio esercito, reclutò 2000 uomini aggiuntivi a Sansepolcro, portando le sue forze totali a circa 10.000 uomini.

Il 29 giugno, giorno di San Pietro e Paolo, Piccinino decise di sferrare un attacco a sorpresa, approfittando delle usanze cavalleresche che solitamente impedivano i combattimenti nei giorni di festa. Tuttavia, Michelotto Attendolo, avvistando una grande nube di polvere lungo la strada rettilinea tra Sansepolcro e Anghiari, diede l’allarme. In breve tempo le truppe della Lega si schierarono strategicamente presso il ponte davanti ad Anghiari, bloccando l’avanzata milanese.

La pianura dove si svolse la battaglia

Lo scontro si protrasse fino a notte inoltrata, con esiti incerti. Solo un’abile manovra di aggiramento guidata da Simonetta e Giampaolo Orsini riuscì a dividere le truppe di Piccinino, tagliando fuori una parte dell’esercito tra il ponte e la città. Decisivo pare sia stato l’alzarsi di un forte vento che soffiando contro lo schieramento milanese spingeva la polvere accecando i soldati.

La battaglia si concluse con una vittoria decisiva per la Lega Santa. Il bilancio fu pesante per i milanesi: 1540 prigionieri, 300 cavalieri catturati e 22 comandanti di reparto fatti prigionieri sui 26 presenti. Nonostante la sconfitta non decretasse il declino immediato di Filippo Maria Visconti, questa battaglia segnò un momento cruciale per la salvezza degli stati toscani, garantendo per un lungo periodo la loro indipendenza e rafforzando il dominio fiorentino.

Anghiari – Abside della chiesa di San Martino lungo le mura


Come detto la battaglia si svolse sotto il colle di Anghiari che domina la valle del Tevere, punto strategico per il controllo della Toscana orientale e dell’accesso alla Romagna e all’Umbria. La valle, delimitata dall’Alpe di Catenaia e dall’Alpe della Luna, ha rappresentato fin dall’epoca etrusca e romana un territorio di passaggio.
Leonardo da Vinci fu incaricato nel 1503, di dipingere un gigantesco affresco celebrativo sulla Battaglia di Anghiari per il Salone dei Cinquecento (allora detto Salone del Gran Consiglio) in Palazzo Vecchio a Firenze. L’opera non fu mai conclusa e una sessantina d’anni dopo il rifacimento del Salone dei Cinquecento venne affidato a Giorgio Vasari.

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