di Michele Zazzi

Nel 1860 in località Valvidone, nelle campagne di Tuscania, in una vigna di proprietà di tale Filippo Vittorangeli fu scavata la tomba ellenistica (databile al 350 a.C.) della prestigiosa famiglia Neaznas/Nevznas di Tuscania. La relativa necropoli era già stata oggetto di scavi dal 1832.
Nell’ipogeo, probabilmente a tumulo, vi erano tredici sarcofagi in nenfro e di terracotta con il loro corredo.
Sulla sommità della tomba fu ritrovato, sopra un largo basamento circolare (del diametro di circa cinque metri) la scultura di un leone in nenfro. Da un iscrizione posta sulla cornice di due blocchi della base apprendiamo il nome del defunto “eca suthi nevznas arnthal nès … ” = “questa (è la) tomba di nevzna arnth…”
Il maestoso felino (lungo m 1,60 ed alto m 1,10) è rappresentato con le fauci spalancate, la peluria sul dorso, le vene rigonfie ed una folta criniera a fiammelle.


Il leone, che è uno dei soggetti prediletti della scultura funeraria etrusca, aveva la funzione di difendere e proteggere l’ipogeo ed il suo corredo da eventuali predatori.

La foto, proveniente dall’Archivio Marco Quarantotti, è tratta da “Viaggio di sola andata. L’ordinaria dispersione del patrimonio archeologico di Tuscania”, 2014 di Riccardo Fioretti.
Il leone in oggetto, unitamente ad alcuni sarcofagi, fu acquistato dal Municipio di Toscanella nel novembre 1897 dal Direttore del Museo Archeologico di Firenze Luigi Adriano Milani per la somma complessiva di lire 750.
La scultura che in passato è stata esposta nel giardino del Museo Archeologico Nazionale di Firenze è oggi conservata all’interno del medesimo museo, al piano terreno.
Indicazioni bibliografiche:
Sul leone di Valvidone cfr. Il leone di Valvidone La vera storia dell’arte lapidea funeraria etrusca, Paperback, 2018 di Alessandro Tizi, Stefano Bocci, Riccardo Fioretti; notizie sul sito Facebook del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e sul sito Facebook del Gruppo Archeologico Città di Tuscania.
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