Archeologia industriale in Toscana

L’abbondanza di corsi d’acqua con notevole pendenza, di legname e la produzione di carbone della Montagna Pistoiese avevano favorito la lavorazione del ferro e dei suoi derivati già a partire dalla seconda metà del XIX secolo, ma già dalla metà del Cinquecento ferriere, tendini e filiere si insediarono numerosi nella valle del Limestre ed ebbero un notevole sviluppo quando Cosimo I de’ Medici ottenne il monopolio dello sfruttamento minerale dell’isola d’Elba, fornendo materiale a basso costo alla Magona pistoiese.
La Società Metallurgica Italiana (SMI), nata nel 1886 con un primo stabilimento a Livorno e guidata da Luigi Orlando, agli inizi del nuovo secolo costruì un nuovo impianto a Campo Tizzoro (altri ne sorsero anche a Limestre e Fornaci di Barga), per la lavorazione di materiale non ferroso quale rame, nichel e alluminio, particolarmente adatti alla produzione di materiale bellico.

Il complesso di Campo Tizzoro, posto in un’ area isolata alla confluenza tra i torrenti Maresca e Badaloni, sulla strada che unisce Pistoia all’Abetone, ideale per gli approvvigionamenti idrici ed elettrici, venne inaugurato nel luglio del 1911 e dette lavoro inizialmente a circa 300 operai. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale la sempre crescente richiesta facilitò lo sviluppo dello stabilimento che nel 1917 occupava ben 3750 persone.
Nei decenni successivi la produzione risentì delle vicende politiche italiane, e di conseguenza la forza lavoro oscillò dai 126 operai del 1930 ai 5174 del 1940.

Lo sviluppo degli impianti della SMI ha condizionato e indirizzato l’insediamento di Campo Tizzoro. Dopo la costruzione dell’albergo nel 1912 e della stazione ferroviaria nel 1925, si susseguirono le realizzazioni di servizi e di edilizia popolare per gli addetti agli stabilimenti: nel 1928-29 sorgono le abitazioni per gli impiegati, nel 1932 l’edificio per le poste, nel 1935 l’asilo e le scuole per i figli dei dipendenti.
Lo sforzo produttivo richiesto dalle esigenze belliche portò alla costruzione di un primo blocco di 46 case operaie e della chiesa nel 1940 e di un secondo blocco di 20 case, il cosiddetto «Villaggio Orlando», nel 1942.

Proprio durante la Seconda Guerra Mondiale, essendo la SMI un importante obiettivo militare e quindi soggetto a bombardamenti, sotto la fabbrica e il paese, a 22 m di profondità, vennero scavate una serie di gallerie sotterranee della lunghezza complessiva di circa 2 km da adibire a rifugio antiaereo e antigas al quale si accedeva entrando dentro a nove cupole in cemento armato a forma di ogiva sparse per la fabbrica e per il paese. Si poteva salire e scendere da queste cupole per mezzo di due scale elicoidali; all’interno sale di medicazione, bagni, cucine, locali per ospitare diverse centinaia di persone.

Dal 2006 la fabbrica è dismessa e nel 2012 è stato creato un museo in cui, con visite guidate prenotate, si accede ad alcuni locali e alle gallerie sotterranee dove si possono vedere macchine per assemblare i proiettili dei primi del novecento, attrezzature varie, macchine per il controllo dei calibri, macchine da ufficio dell’epoca, cimeli e arredi originali oltre a un ricco campionario di proiettili e bossoli di tutti i tipi. Le sale tematiche permettono, poi, di scoprire quali fasi del processo di produzione erano riservate alle donne, e quali siano stati i brevetti originali nati qui. In una sala è stato predisposto un plastico che rappresenta il modo in cui si sono sviluppate la fabbrica e il paese nel corso degli anni.
Nel 62 a.C. proprio nella località in cui sarebbe sorto molti secoli dopo l’abitato di Campotizzoro si svolse probabilmente la celebre battaglia (comunemente chiamata battaglia di Pistoia) nella quale il ribelle Lucio Sergio Catilina venne sconfitto e ucciso dall’esercito regolare romano inviato contro di lui dal console Cicerone.
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