di Alessandro Ferrini

II monastero di Subiaco fu il primo in Italia ad offrire ospitalità a due tipografi tedeschi, Sweinheim e Pannartz , che nel 1465 vi stamparono il De divinis institutionibus adversus gentes del retore e apologeta Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio (III secolo), il primo libro con data certa stampato in Italia (valore stimato con una cifra compresa tra i 100.000 e i 120.000 euro). Nel giro di pochissimi anni la stampa a caratteri mobili si diffuse a Roma, a Venezia nel 1469, a Foligno e a Trevi nel 1470, e poi a Bologna, Ferrara, Milano, e Napoli; soltanto nel 1471 a Firenze. Probabilmente il ritardo nell’introduzione di questa nuova tecnica si deve alla ricca tradizione di copisti e abili miniatori che la città vantava.

Nel 1471 Bernardo Cennini, un orafo fiorentino che aveva collaborato col Ghiberti alla realizzazione delle porte del Battistero di San Giovanni, dava inizio alla stampa dei Commentarii in Virgili opera del grammatico romano del IV secolo Servius Maurus Honoratus (in folio di 238 carte) che terminava nell’ottobre del 1472, come si evince dalle date riportate nell’incipit e nel colophon del libro.
Fu il primo libro a stampa pubblicato a Firenze e l’unico prodotto nella tipografia di Bernardo Cennini.
In realtà Cennini iniziò la sua attività tipografica tardi e la concluse alla svelta dato che per finanziare l’impresa fu costretto a vendere buona parte del patrimonio familiare senza riuscire mai a rientrare nelle spese.
Nato a Firenze nel 1415 dal beccaio Bartolomeo di Cenni lo troviamo a lavorare nella bottega del setaiolo Tommaso di Domenico Borghini, con un salario di otto fiorini l’anno. In questo periodo inizia il suo apprendistato di orafo probabilmente favorito dagli stretti legami tra setaioli e orafi, le cui corporazioni erano unite in una sola arte. Nel 1431, appena quindicenne lasciò definitivamente l’attività di setaiolo per iniziare a esercitare l’oreficeria divenendo ben presto “aurifex omnium iudicio prestantissimus”. Nel 1446 si aggregò alla più solida impresa orafa della città, la bottega di Lorenzo e Vittorio Ghiberti, allora impegnata nella fusione e rinettatura della terza porta in bronzo del Battistero (la porta del Paradiso).

Nel 1469 lo troviamo impegnato nell’impresa tipografica insieme ai due figli Domenico e Pietro.
Si dice che il Cennini, studiando i libri stampati dai tedeschi, imparò ad incidere e fondere’ i caratteri in proprio regalando a Firenze il primato di essere l’unica fra le grandi città d’Italia dove il prototipografo era nativo della stessa località.

Consapevole delle sue capacità e della sua assidua pervicacia Cennini conclude la sua opera con il motto Florentinis ingeniis nihil ardui est.

Nel decennio successivo, subito dopo la pubblicazione del Servio Firenze vide crescere il numero di tipografi di mestiere, per citarne alcuni: il tedesco Johann Petri da Magonza aprì un’officina in città e stampò nel 1472 il Filocolo di Giovanni Boccaccio e La sfera del mercante di seta Gregorio Dati, nel 1478 la stamperia di S. Jacopo a Ripoli impresse Le vite dei Pontefici e Imperatori romani del Petrarca, nel 1481 vide la luce la Divina commedia per mano di Nicolaus Laurentii Alemannus. Tanto da indurre il prototipografo fiorentino a cessare la sua poco redditizia attività.
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