
Siamo nel cuore della Val d’Orcia il cui paesaggio culturale è stato riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità. In effetti trascorrere all’interno di questo scenario morbido e ondulato, punteggiato com’è da antichi borghi medievali, attraversato da acque cantate che contribuiscono a farne ricche le terre coltivate e non per ultimo, le impronte lasciate lungo la sua storia millenaria, ne fanno davvero un gioiello da non perdere. Un posto particolare appartiene a San Quirico che come in uno scrigno conserva, all’interno della sua antica cerchia con ben quattordici torri ben conservate, le vestigia di un’epoca che non smette di incantare uomini d’ogni tempo.

Entriamo dall’elegante Porta dei Cappuccini a forma di torrione poligonale. Pochi passi lungo stradette lastricate tra file di abitazioni d’impronta medievale ci conducono alla chiesa di San Francesco o di Santa Maria di Vitaleta la cui facciata si eleva su un grande spiazzo cui fanno da dirimpettai l’arco della Porta Nuova con parte delle antiche mura e alla destra l’ingresso degli Horti leonini, un grande parco all’italiana voluto nel XVI secolo da Diomede Leoni.





La chiesa, che nel tempo ha subito molti rimaneggiamenti, nel suo originario impianto viene fatta risalire ai tempi del Santo: al suo interno, sull’altare maggiore, una Madonna bianca, attribuita ad Andrea della Robbia precedentemente custodita in una piccola cappella, la cappella di Vitaleta, che per le sue strutture sobrie e leggere affiancate dagli inseparabili cipressi, costituisce una delle immagini più amate e conosciute del paesaggio della Val d’Orcia lungo la strada che da San Quirico conduce a Pienza. Ai lati dell’altare altre due opere, due statue lignee policrome, un Angelo e la Madonna, attribuite ad un discepolo di Jacopo della Quercia, Francesco di Valdambrino.

Ci spostiamo verso sinistra lungo la via principale.
Colpisce immediatamente l’ingresso di una chiesetta, Santa Maria Assunta, datata XII secolo. Il bel portale, forse decorato con materiali provenienti dalla vicina e splendida Sant’Antimo, il suo campanile a vela, l’abside decorata ad archetti pensili e la monofora, ne fanno un piccolo capolavoro da ammirare. Nei pressi un bel pozzo.



Torniamo indietro per visitare la costruzione più imponenete: la Colleggiata intitolata ai Santi Quirico e Giuditta, antichissima in quanto sorge sul luogo della pieve di Ossena datata 714, ricostruita nel XII secolo e poi ristrutturata nelle forme attuali nel XIII secolo. Colpisce il monumentale portale principale, in pietra arenaria e travertino proveniente dalla vicina Bagno Vignoni, con il protiro su colonne annodate sostenute da leoni, nel grande arco interno motivi simbolici e nell’architrave il bassorilievo con una lotta di mostri; in alto un rosone. Sul lato destro un altro portale dove spiccano le due caritidi poggiate su leoni, datato XIII secolo e attribioto alla scuola di Giovanni Pisano.





All’interno, a croce latina, nel braccio a sinistra, il trittico di Sano di Pietro, Madonna col Bambino e quattro Santi. A sinistra San Giovanni Battista e San Quirico Martire, a destra San Fortunato e San Giovanni Evangelista.

Dietro la Collegiata il Palazzo Chigi voluto dal cardinale Flavio Chigi su progetto di Carlo Fontana e datato XVII secolo.
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