di Salvina Pizzuoli

    Lungo l’arteria principale, la  Strada Regionale 445 della Garfagnana,
che collega Piazza al Serchio con il Passo dei Carpinelli e oltre, verso la Lunigiana. È una delle tappe sulla Via del Volto Santo

Un torrente di limpide acque scroscianti tra i sassi del greto, un ponte a schiena d’asino a un solo arco, databile tra il XIII e il XIV secolo, due agglomerati urbani uno su un poggio e l’altro più in basso con il torrente, Acqua Bianca, appellativo che sottolinea le sue precipue caratteristiche, che li separa: siamo a San Michele tra Piazza al Serchio e Nicciano. Un bel torrente che, attraversato  San Michele,  confluisce nel Serchio di Gramolazzo poco sopra il borgo.

Se già di per sé gli elementi indicati evocano un paesaggio suggestivo, il  ponte medievale di pietra lo lega alla storia del territorio, una storia lontana e ancora presente e attestata in quel piccolo borgo e nel suo antico ponte.
La sua origine si colloca in epoca longobarda (VI–VIII secolo), come attestano la scelta dell’arcangelo Michele, guerriero venerato dai Longobardi, la presenza di una nobiltà locale di probabile origine longobarda, una documentazione, dell’ 883, che attesta l’esistenza già consolidata del borgo.
In origine, San Michele nasce lì presumibilmente per il controllo sul territorio circostante e per la presenza di un poggio protetto da un corso d’acqua

Sulla sponda destra del fiume un castello, ora scomparso, le cui pietre furono riutilizzate, come spesso è accaduto,  per costruire le abitazioni tuttora presenti sugli speroni di scura roccia lavica a destra del torrente. Sul versante opposto la chiesa dedicata a S.Michele, nata come piccolo oratorio.

Il culto dell’arcangelo guerriero si concretizzò nella costruzione di un piccolo oratorio, citato per la prima volta nel 1584, che divenne parrocchia nel 1792.

La storia del borgo dalle origini ai giorni nostri ha attraversato periodi travagliati, dalle epoche longobarde, alle lotte medievali, fino alle dominazioni estensi e infine l’Italia Unita: San Michele ha infatti subito le alterne sorti dell’Alta Garfagnana; in epoca medievale rientrava nella vicaria di Camporgiano, istituita nel 1272, centro amministrativo e giudiziario, con la presenza del capitano di giustizia; ha vissuto le conseguenze di guerre di conquista da parte di condottieri ma anche di Lucca, Pisa, Firenze, fino ai Malaspina. Nel 1446 è entrato a far parte del dominio estense fino al 1860, anno dell’annessione al Regno d’Italia.

Oggi possiamo ammirare e fare un tuffo nel passato trascorrendo sulle sue strade acciottolate, i suoi porticati, e sul suo ponte, ancora efficiente ed agibile, che gli conferiscono  una fisionomia prettamente medievale insieme ai vicoli in pietra, alle case rustiche, senza dimenticare le edicole votive, conosciute con l’appellativo di maestàine, ovvero le immagini devozionali, i bassorilievi o le piccole sculture, che si incontrano sulle strade di campagna o, come nel nostro caso, presso  ponti e fontane.

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