di Salvina Pizzuoli

Per sapere precisamente dove siamo affidiamo la descrizione geografica allo storico ottocentesco Emanuele Repetti che nel suo arcinoto e da noi molto utilizzato Dizionario così precisa
PESCAGLIA nella Valle del Serchio. – Villaggio con chiesa priorale (SS. Pietro e Paolo) adesso capoluogo di Comunità, e di Giurisdizione ossia di Vicaria, nella Diocesi e Ducato di Lucca. È posto in monte sulla faccia australe dell’Alpe Apuana fra il torrente Padogna che gli scorre a ostro e quello di Torrita Cava che scende dall’Alpe Apuana al suo settentrione nel grado 28° 4’ longitudine e 43° 58’ 2” latitudine circa 12 migl. a maestrale di Lucca, 8 migl. a ponente del Borgo a Mozzano e altrettante a grecale di Camajore.
Chiarissimo, come sempre.

Oggi ci ha fatto da sfondo una bella giornata di primavera e, a maggior ragione, il paesaggio, già magnifico, collinare, poi montano su cui svettano su scorci imponenti le cime delle Panie, si è illuminato, boscoso nei suoi verdi e colorato in valle dalle recenti fioriture, anche con la vivida luce del sole. Ci hanno accompagnato anche scoscianti acque limpidissime, di rivi e torrenti, spesso incanalate e raccolte in grandi fonti, a testimonianza di un territorio denso di acque da cui forse il nome.

Di origini antichissime, viene citata infatti in un documento del IX secolo, era un castello munito ma, della cinta muraria ricostruita dalla Repubblica di Lucca nel XVI secolo, una cinta di circa due chilometri di diametro, restano solo alcuni tratti della sezione orientale. Dal XVII e fino al XIX secolo, fu capoluogo di vicaria. Per la storia più recente è il Repetti che ci dà notizie interesanti sull’evoluzione delle manifatture, dell’artigianato nonché delle attività economiche che si svilupparono. Scrive infatti
Intorno alla seconda metà del XIX secolo, sulla scia dell’industria tessile che aveva fatto la ricchezza di tanti borghesi della Repubblica di Lucca, anche a Pescaglia si diffuse la coltivazione del gelso per allevare il baco da seta e sorsero così le prime filande (le più note quelle dei Bianchini di Villa Buona, dei Pieri di Convalle, dei Pepi di Piegaio). Arrivò quasi contemporaneamente in Val Pedogna e in Val di Roggio l’industria della carta. Ancora da prima in queste stesse zone era ben fiorente l’arte del ferro (ferriera Galgani già presente dal 1500 e Stefani), favorite dall’arrivo del ferro dal mare attraverso il Passo del Lucese e necessarie per realizzare gli strumenti da lavoro per il bosco, il Piazzanello campo e la selva.






Ci fermiamo sulla piazza del Municipio. L’abitato qui nei pressi è in ristrutturazione per importanti lavori di ripristino. Ci avviamo verso stradette o meglio scalinate di pietra: il borgo è tutto un sali e scendi, a seconda del verso di marcia del visitatore. Scorci fioriti, chiassi e archetti rosseggianti in laterizio e palazzi e campanili. Più in basso, la bella torre campanaria, sicuramente una torre di avvistamento, della chiesa parrocchiale in terziere Piazzanello, così come il capoluogo è suddiviso amministrativamente con Villabona e Poggio, della chiesa parrocchiale di San Pietro e Paolo; salendo il palazzo municipale e il complesso della chiesa del Carmine.
Proseguendo fuori dall’abitato, lungo la strada, il santuario della Madonna delle Solca, dove è venerata la Madonna del Sasso.







E più delle parole le immagini raffigurano le caratteristiche del piccolo centro garfagnino.

La Chiesa parrocchiale

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