
di Salvina Pizzuoli
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La fortezza delle Verrucole si staglia nitida sullo sfondo del cielo e della valle che pare chiusa davanti agli occhi del viaggiatore con le sue mura merlate e il suo mastio, lì a pochi chilometri da San Romano in Garfagnana sulla riva sinistra del fiume Serchio: la rocca e il suo circuito di mura più in alto rispetto al borgo omonimo, un borgo munito perché in tempi lontani era porta d’ingresso alla Alta val di Serchio e quindi importante punto strategico di passaggio. La sua è una storia che risale al medioevo.

Si trova menzione di rocche munite, una tonda e una quadrata, sin dal XIII secolo appartenute alla famiglia dei Gherardinghi, successivamente passate ai Fiorentini (1346) come conseguenza della guerra con i Lucchesi ma furono ristrutturate, avendo acquisito un ruolo importante a livello militare, durante il dominio estense iniziato nel 1446: Ludovico Ariosto, nella sua veste di governatore della Garfagnana, nel 1524 comunicava al suo signore, il duca di Ferrara, le cattive condizioni in cui versava la rocca che quarant’anni dopo, nel 1564, ad opera dell’architetto Pasi insieme ad altri castelli della zona, fu adattata alle esigenze di guerra del XVI secolo, mutate per l’introduzione di nuove macchine belliche assumendo la fisionomia odierna: fu abbattuta la rocca quadrangolare e furono costruiti i bastioni di alloggiamento per i cannoni, anche la rocca tonda venne ampliata e ristrutturata.
Il toponimo che la caratterizza non è esclusivo di questa località, il termine lo ritroviamo infatti anche per altre fortezze come appunto quella della Verrucola, una costruzione medievale che si trova a Fivizzano, in Lunigiana.
Deriva da “verruca” il cui etimo potrebbe essere di origine etrusca con il significato di sommità, cima scoscesa cui si lega l’idea dell’inaccessibilità; su “Ricerche istoriche sulla provincia della Garfagnana” del 1785, il compilatore propone l’origine dell’etimo col significato di vertice di monte alto e asperrimo, “mons verrucosus”.

Tale appare ancora oggi ai visitatori che, lasciato il proprio veicolo presso la chiesa di San Lorenzo, intravvedono lo stretto sentiero che per circa un chilometro s’inerpica sul fianco ovest della fortezza.

Lastricato con ciottoli di fiume il sentiero raggiunge la porta di accesso, superata la quale si accede a sinistra al torrione circolare, la parte di maggior rilievo visitabile e oggi arredato con armature, armi, utensili del periodo medioevale che una guida, in costume, illustrerà insieme agli ambienti con dovizia di particolari storici e curiosi che sapranno rendere vivace e interessante l’escursione nel passato più antico del vecchio maniero.

La vista che si gode dal torrione corre dai prati che occupano lo spazio tra le muraglie, alle

due torri semicircolari lungo le mura, i camminamenti merlati e spazia poi sul paesaggio vallivo incuneato tra gli elevati e aguzzi monti che caratterizzano la catena delle Alpi Apuane che circonda e avvolge il maniero, quasi un nido di rondine arroccato sulle alture prospicienti. E al di là il mare.

Con questo post mi porti nei luoghi della mia infanzia…. Mio nonno paterno era di Poggio, dirimpetto a San Romano…. Ho trascorso lì tante estati…. ❤️
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Belli i ricordi, cara Pina, sono il sale della nostra vita! Invecchiando assaporo i salti nel passato con dolce tenerezza.
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Ricordo bene Verrucole quando ancora era un rudere completamente abbandonato e pericolante, infestato di erbacce e rampicanti e sporcizia d’ogni genere per cui il restauro e il recupero funzionale di quel monumento ha veramente dell’incredibile. Se posso, mi permetto di spendere due parole a favore del gruppo di ragazzi che l’hanno adesso in gestione e ne hanno fatto un centro didattico di tutto rispetto, promotore di eventi culturali e ricreativi di qualità e nel rispetto della storia e del luogo. Grazie per aver segnalato questo bellissimo castello.
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