Una parola, più significati e una ricetta
Si sa in Toscana la pasta di pane fritta piace e piace così tanto che in vari luoghi della nostra bella regione prende nomi e forme diverse anche se è sempre pasta fritta!




A Firenze abbiamo i coccoli, nome derivato dalla forma tondeggiante simile alle coccole dei cipressi ma se la forma diventa invece romboidale ecco che abbiamo le crescentine; in Lunigiana gli sgabei dalla caratteristica forma a strisce e in Versilia i panzerotti a forma cilindrica, nel Mugello e nel pratese la pasta fritta si chiama ficattola: stesa con il mattarello è resa sottile quindi ritagliata a larghe strisce a forma di losanghe e incise al centro per tutta la lunghezza.
Ma potremmo continuare ancora con altri nomi legati a questo saporito e versatile accompagnamento agli affettati toscani o al formaggio e, perché no, anche da sola come semplice e saporita frittella.
Una parola tanti significati, si diceva, proprio perché la ficattola, per traslato, non indica solo la pasta fritta.
Ma procediamo con ordine.

Nel ponderoso volume dal titolo significativo “PAROLA Una nozione unica per una ricerca multidisciplinare” (Edizioni Università per Stranieri, 2019 Siena) troviamo appunto il termine ficattole indicato come risultante dei derivati da ficus.
“In Toscana le frittelle o ficattole, per richiamare la consistenza dell’antico impasto ficato, sono semplici losanghe di pasta fritte dolci o salate: il Tommaseo – Bellini (Dizionario 1861) si sofferma sulla forma “raggrinzita” che la frittella assume in cottura”
e si aggiunge in nota
“Ficato: conserva il significato di ‘pane o focaccia, impastato con polpa di fichi’, ma intende anche un campo coltivato a fichi; […]conserva comunque il significato di ‘strisciolina dolce di pasta, di farina e uova, cotta nell’olio, in cui, durante la cottura, si formano caratteristici rigonfiamenti’.
E sono proprio quei rigonfiamenti a spostare il significato di ficattola anche a capi di abbigliamento, si dice infatti di “un vestito, di un cappello ec. tutto sgualcito che pare una ficattola”.
La storia e l’uso delle parole è sempre molto interessante e curiosa, ma è proprio la parola che identifica un territorio, il suo passato, i modi di dire che gli sono propri perché legati all’ambiente e alle sue vicende.
E allora ancora una curiosità.
Nel testo “PAROLA” si legge nelle Conclusioni che il Dizionario Fanfani “(1863, s.v. ficattola) è l’unico a riportare un caso in cui il termine è usato come complimento, si legge infatti : «Si dice anche Bella ficattolina a una graziosa bambina».
Ma a ben vedere, quel ficattolina si apre ad un’altra accezione, sebbene derivata da ficus, sicuramente legata all’uso di termini che richiamano la forma degli organi sessuali femminili, in questo caso in piccolo, utilizzando un diminutivo…
Ma chi volesse, al di là degli etimi e della storia e uso delle parole, confezionare un’ appetitosa ficattola, ecco di seguito la ricetta mugellana:

300 g di farina bianca tipo 00
30 g di lievito di birra
acqua
sale e olio
Disponete la farina a fontana sulla spianatoia. Sciogliete il lievito con mezzo bicchiere di acqua tiepida e un pizzico di sale. Mescolate alla farina aggiungendo, se è necessario, altra acqua. L’impasto deve essere piuttosto morbido. Fate una palla, mettetela in una ciotola ben infarinata, copritela con un canovaccio e lasciate lievitare lontano da correnti di aria fredda. Quando l’impasto è raddoppiato (circa 1 ora), rimpastate e tirate la pasta con il mattarello in modo che sia alta circa mezzo centimetro. Tagliatela a losanghe e friggetela in olio bollente. Salate le ficattole e servitele ben calde. (da realtasteoftuscany)
E concludendo, buona ficattola a tutti!
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