a cura della Redazione
ovvero un grande macchiaiolo fiorentino: Telemaco Signorini
Ci soffermiamo su alcune opere del maggior esponente fiorentino del movimento detto dei “macchiaoli” : l’etichetta, che voleva essere denigratoria e sarcastica, venne attribuita da un giornalista della Gazzetta del popolo nel 1862, ma piacque ai componenti il gruppo che amavano riunirsi al Caffè Michelangiolo, in Via Larga che dal 1861 avrebbe preso il nome di Via Cavour, e porsi contro corrente nei confronti dell’accademismo neoclassico e romantico e soprattutto contro il classicismo della pittura detta di storia per intendere la rappresentazione di scene, avvenimenti e personaggi tratti da fonti storiche o letterarie a carattere celebrativo e commemorativo e ritenuta fino a quel momento l’unica vera arte.

Nella seconda metà dell’Ottocento i “macchiaioli” hanno riportato nelle loro tele tanto della Firenze prima e dopo la rivoluzione operata dal Poggi all’interno del progetto di Firenze capitale e, con le dovute differenze, sono stati gli impressionisti italiani in quanto la loro opera si sviluppa in contemporanea con il movimento nato in Francia e furono influenzati proprio dagli artisti francesi (Delacroix, Corot, Daubigny e di Theodore Rousseau) le cui opere erano conosciute dagli artisti italiani grazie alla collezione del principe Demidoff e dai soggiorni parigini di molti di loro. Le visite alla quadreria del russo Demidoff nella villa di San Donato Fiorentino avevano acceso le discussioni nella saletta del Caffè Michelangiolo affrescata dai componenti il gruppo stesso orientando le loro scelte pittoriche verso quel loro stile, dal quale gli era derivato il nome, che cerca la luminosità naturale attraverso l’uso della “macchia”.

Telemaco Signorini (Firenze 1835 -1901).
Figlio di Giovanni soggiornò a lungo a Parigi dove conobbe Manet e Degas che orientarono il suo stile verso ricerche vicine all’impressionismo ma restando comunque un assertore della “macchia” di cui con Adriano Cecioni era stato teorico e divulgatore. Versatile e creativo Telemaco Signorini fu anche incisore e scrittore: “Caricaturisti e caricaturati al caffè Michelangelo” (1893) e con lo pseudonimo di Molteni Gasi Enrico, nel 1877 pubblicò, firmandolo con l’anagramma “Le 99 discussioni artistiche” sonetti satirici e polemici illustrati con suoi disegni.
Tra la Firenze scomparsa ma che rivive nelle sue tele abbiamo scelto:

Telemaco Signorini, Il ghetto di Firenze (1882 – Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna).
Il vecchio quartiere, caratteristico e pieno di vita, sorgeva intorno all’abbattuto Mercato Vecchio là dove oggi si apre Piazza della Repubblica che sul suo Arco di trionfo ricorda, con la dicitura “Da secolare squallore a nuova vita restituito”(1895), a tutti i fiorentini e non che lì fu fatta pulizia delle brutture che costituivano il vecchio mercato nato nei luoghi storici della Firenze prima romana e poi medievale.
Signorini lo raffigura nel 1882 negli anni che ne precedettero la completa demolizione.
Via del Fuoco, in origine Malborghetto, detta così per via degli incendi che vi esano scoppiati nel tempo alcuni dei quali devastanti, collegava via Calimala con via dei Cavalieri

Per non dimenticare che Telemaco Signorini era anche incisore, un’acquaforte che ritrae Via dei Cavalieri che prese il nome da alcuni esponenti della famiglia Catellini, cavalieri dello Sperone d’oro, ma fu detta anche via Catellini e anche Malpaganti.

Dopo le immagini di una Firenze che non c’è più, per concludere, una bellissima istantanea con il pulsare festoso della giornata lavorativa sul Ponte Vecchio, tra pedoni e carretti.

Vedi anche: Firenze nelle opere pittoriche degli autori di tutti i tempi (XIV- XV secolo)
Firenze nelle opere pittoriche degli autori di tutti i tempi (XVI-XVII secolo)