da Guido Carocci, Firenze scomaparsa. Ricordi storico artistici, Firenze 1897

“In antico non fu che un piccolo tratto quello distinto .col nome comune oggi a tutta questa via, larga, fiancheggiata da artistici e grandiosi palazzi, arricchita da stupendi negozi che fanno di essa un vero centro di eleganza e di buon gusto. Via de’ Tornabuoni ha da trent’anni (siamo nel 1881 quando l’autore scrive n.d.r.) a questa parte preso il posto della strada più splendida e più animata di Firenze, vincendo la mano a Via de’ Calzaioli. Via de’Tornabuoni era chiamato quel tratto, allora angustissimo, che fra Piazza degli Antinori e il canto del Palazzo Strozzi era stretto fra le case appartenute un giorno per la massima parte ai Tornabuoni ed alle altre famiglie dell’antica e celebre consorteria dei Tornaquinci. Il rimanente della strada fino al Ponte a S. Trinita traeva nome dal numero notevole di artefici che vi avevano le botteghe e si diceva via o corso dei Legnaioli. Nell’uso comune poi era chiamata lo Stradone di S. Trinita perché fu in un tempo la via più larga della città, tanto che vi si facevano le rassegne delle milizie e vi si tenevano pubbliche riunioni. Più volte a cura di uno speciale ufizio tecnico con a capo l’Architetto prof. Corinti (autore della raccolta di celebri disegni su Firenze romana e medievale n.d.r.) furono fatti studi, disegni, rilievi, fotografie della maggior parte degli edifizi che per dato e fatto del riordinamento del centro dovettero esser demoliti. Anche il luogo comodo e distinto servì, a feste, a giuochi, a giostre e più specialmente a quella detta del Saracino. Oggi qualcuno de’ palazzi che fiancheggia questa strada ha subito delle trasformazioni notevoli: ma c’è da immaginarsi facilmente l’aspetto grandioso, artisticamente solenne che lo Stradone di S. Trinita doveva avere nel XVI secolo. Verso il Ponte era un pezzo di medioevo che si conservava pressoché integro.

Da un lato il palazzo degli Spini, una mole imponente, una vera fortezza che dentro le mura solide e merlate accoglieva e proteggeva tutti i discendenti di quella famiglia che fu tra le più potenti e più ricche di Firenze. Dal palazzo si staccava una torre che sporgeva nel letto del fiume, collegata al resto della fabbrica da un arco che ragioni edilizie condannarono alla distruzione. A pianterreno, protetti da una lunga tettoia erano molti fondaci, alcuni de’ quali esercitati dalla stessa famiglia.

Dall’opposto lato erano i palazzi dei Gianfigliazzi che proseguivano poi lungo il fiume e che avevano per confine di fianco alla chiesa di S. Trinita il palagio o torrione che fu un giorno de’ Fastelli o Pietribuoni. E S. Trinita presentava tuttora il suo primitivo carattere colla facciata di stile romanico adorna di colonne sporgenti, tal quale ce l’ha rappresentata Domenico Ghirlandaio nella Cappella de’ Sassetti. …
Sull’angolo del Lungarno, a piè delle case dei Gianfigliazzi era il cosiddetto Pancone dei Ragusei, dove stavano a contrattare i loro generi i mercanti di Ragusa in Dalmazia. care sulla fronte del superbo tempio la grave e fra stagliata facciata di pietra che fu una delle prime rivelazioni dell’invadente barocchismo.


A sinistra Palazzo Spini, di fronte Palazzo Gianfigliazzi e la chiesa di Santa Trinita. A destra la foto mostra sullo sfondo Palazzo Spini
Sulla piazza, dinanzi alla chiesa formavano tra loro un singolare contrasto per la diversità dello stile il grandioso e severo palazzo dalle linee pure e corrette che lungamente appartenne agli Scali, celebre famiglia che ebbe parte grandissima nelle vicende delle fazioni, e che passò dipoi in proprietà dei Buondelmonti, e il palazzo ricco di decorazioni, di un tipo nuovo per quei tempi, originalissimo, quello che Baccio d’Agnolo eresse pei Bartolini-Salimbeni.



Da sinistra Palazzo Buontelmonti, la lastra che documenta il soggiorno di Ariosto, Palazzo Bartolini Salimbeni
Nè meno sontuosa per l’importanza dei palazzi che la fiancheggiavano era la strada fra la Piazza di S. Trinita e il Canto de’ Tornaquinci e degli Strozzi. Il palagio stupendo e severo dei Minerbetti, costruito ed abitato per lungo periodo di tempo dall’estinta famiglia dei Bombeni ed il palazzo altissimo dei Cambi Del Nero in antico degli Strozzi del ramo di Palla, oggi Medici Tornaquinci, conservavano, come la conservano tuttora la loro apparenza antichissima, solenne delle fabbriche medioevali. Non parliamo del palagio degli Strozzi che è una delle fabbriche civili più grandiose e più importanti di Firenze.

Palazzo Medici Tornaquinci (a sinistra con facciata chiara)
Ma gli Strozzi ebbero quivi altre ed importanti fabbriche, perché ad essi appartennero un giorno tutte le case tra Via Porta Rossa e il loro palazzo, oltre ad altri edifizi dal lato opposto della via, compreso il vaghissimo palazzo oggi Giaconi, una delle opere più pure e più eleganti dell’Architetto Gherardo Silvani.
Nel punto dove fan capo cinque strade, si formava come una piazzetta che si disse dei Tornaquinci perché da ogni lato vi corrispondevano case e palazzi appartenenti alla numerosa e cospicua consorteria dei Tornaquinci e sull’angolo del palazzo oggi Corsi aprivasi una di quelle celebri logge, simbolo di grandezza, elegante luogo di ritrovo, posseduta appunto da tutte le famiglie che costituivano quella consorteria. Un minuscolo oratorio era addossato all’angolo del palazzo già Rucellai che sta fra la Via della Vigna Nuova e della Spada e quando per il comodo della circolazione venne distrutto, si conservò soltanto addossato alla parete un tabernacoletto di forme vaghissime, un’opera d’arte piena di gusto e di eleganza che tuttora è oggetto di giustificata ammirazione.


La loggia dei Tornaquinci fu distrutta e poi rifatta più piccola, ma di forme elegantissime sul disegno del pittore Lodovico Cardi da Cigoli e nel fregio che rimane al disotto della terrazza di coronamento vennero posti gli stemmi delle famiglie che facevano parte di quella consorteria: Tornaquinci, Tornabuoni, Popoleschi, Giachinotti, Cardinali e Marabottini. Ma altre sorti erano riservate a questa loggia, perché nell’ampliamento della via, tra il Canto de’ Tornaquinci e Piazza degli Antinori essa fu abbattuta e rifatta perfettamente eguale all’estremità del nuovo palazzo Corsi sul canto di fianco a S. Gaetano.
Via de’ Tornaquinci si disse dapprima, e poi dei Tornabuoni, Il palazzo sorge su antiche proprietà della consorteria dei Tornaquinci (che cambiarono il nome familiare in Tornabuoni per poter partecipare ai pubblici uffici n.d.r.), il tratto di strada fra il canto del Palazzo Strozzi e la Piazza degli Antinori, perché era fiancheggiata da case appartenenti per la maggior parte a quelle famiglie; ma di questa via era principale adornamento il bel palazzo de’ Tornabuoni che sopra ad una quantità di case era stato eretto nel xv secolo col disegno di Michelozzo, l’amico ed il compagno di Donatello. Era semplice di decorazioni, ma grandioso nel suo insieme, puro nelle sue parti e per quanto avesse subìto alterazioni notevolissime, serbava ancora non pochi dei suoi pregi, quando le necessità della circolazione ne richiesero il sacrifizio.*

Alla quattrocentesca bellezza del palazzo de’ Tornabuoni faceva degno confronto l’eleganza e la vaghezza del piccolo palazzo che sull’angolo della piazza degli Antinori avevano eretto nel XVI secolo i Giacomini sul disegno dell’architetto Antonio Dosi, palazzetto che tuttora viene ragionevolmente additato come una delle più corrette e più gentili rivelazioni dell’architettura fiorentina del cinquecento. Tutte le altre case, spettavano fin da tempo antico alle diverse famiglie della consorteria de’ Tornaquinci e ve n’ebbero difatti i Tornabuoni, i Popoleschi e i Cardinali.
Nel palazzo che i Viviani Della Robbia fecero modificare agli ultimi del XVII secolo dall’ Architetto Giovan Battista Foggini vennero incorporate anche alcune case possedute dalla famiglia Bonaparte, quella stessa dalla quale derivò il ramo dei Napoleonidi. Dai Tornabuoni il palazzo passò nella famiglia Ridolfi che per molti anni lo possedette. Dipoi l’ebbero i Corsi. Palazzo Tornabuoni (o Tornabuoni-Corsi-Salviati) è un palazzo del centro storico di Firenze, situato tra via de’ Tornabuoni 16 (dove dà il nome alla strada), via degli Strozzi, via de’ Corsi e via dei Pescioni 1D: occupa dunque quasi un intero isolato.





In alto Palazzo Antinori, accanto la chiesa di Santi Michele e Gaetano, Palazzo Viviani della Robbia, in basso Palazzo Strozzi del Poeta o Giaconi
*L’ampliamento della Via de’ Tornabuoni portò per naturale conseguenza il sacrifizio di un’opera pregevole di Michelozzo Michelozzi, compensata in parte dalla costruzione, sul disegno dell’architetto Telemaco Buonaiuti, del nuovo palazzo Corsi che è certo da annoverarsi fra le più belle e più importanti fabbriche sorte a Firenze nel secolo presente.
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