di Salvina Pizzuoli

Riva destra dell’Arno: un ampio spiazzo si apre davanti alla facciata della chiesa di San Salvatore in Ognissanti opera di Matteo Nigetti (1637), un esempio di “Barocco fiorentino”. Il complesso che comprende anche il convento e il campanile la cui prima costruzione risale al 1256, quando la chiesa fu dedicata dai frati dell’Ordine degli Umiliati a Maria Regina di tutti i Santi, ordine che la ebbe in cura dalla fondazione al 1561 quando si insediarono i frati minori dell’ordine degli Osservanti rimasti alla guida del convento fino al 2000 quando furono sostituiti dalla Comunità Monastica Benedettina Fraternità di Gesù e dal 2005.i Frati francescani dell’Immacolata , quindi nell’autunno 2016 la chiesa è tornata ai Frati minori.
Una storia lunga e ricca di cambiamenti.
Il convento di Ognissanti fu fondato dai frati dell’ordine degli Umiliati venuti a Firenze dal Piemonte nel 1239. Un aspetto peculiare dell’ordine era legato al proposito di vivere del frutto del proprio lavoro: erano soprattutto operai tessitori e follatori di lana o operai addetti a industrie affini a quest’arte di cui favorirono e allargarono lo sviluppo, soprattutto nell’Italia settentrionale dove il movimento aveva il suo centro. Poco dopo il loro arrivo a Firenze, acquistarono un terreno prospiciente le rive del fiume Arno che allora si apriva in un’ansa, conformazione favorevole a quella manifattura e, per ricavare l’energia idraulica per il funzionamento dei mulini e delle gualchiere, costruirono la pescaia di Santa Rosa insieme ad un sistema di canali . Tutta la zona limitrofa era stata improntata alla nuova attività tanto che la piazza era completamente occupata dai lavatoi per la lavotazione della lana di cui gli Umiliati seguivano tutto lo svolgimento: dalla scelta della materia prima fino alla tessitura, compresa poi la commercializzazione dei manufatti detti “panni umiliati”.
“Allora si fabbricarono all’ intorno molte case pel gran numero di lavoranti che tenevano occupati, e si moltiplicarono tanto le botteghe, le tintorie, i tiratoi, le gualchiere, che era mirabile a vedersi l’ attività che regnava in questi luoghi. I monaci per aver più comoda l’acqua d’Arno apersero di faccia al loro convento una gora che ha lasciato il nome ad una stradella; e si crede che avessero molta parte nella costruzione del Ponte alla Carraia e del mulino della Porticciuola delle Cascine. Quanto poi al perfezionamento della manifattura, molto giovava ad essi il trovarsi congregati da varj paesi, e il poter cosi esperimentare e introdurre le nuove o le diverse pratiche che si tenevano altrove”(Emanuele Repetti “Notizie e guida di Firenze e dei contorni” 1841).
Nel 1250 iniziarono la costruzione della chiesa e del convento dedicati a tutti i Santi, e lo abbellirono commissionando opere come la Maestà, ora agli Uffizi, la Dormitio Virginis ora a Berlino e la grande Croce ancora in loco, tutte opere di Giotto e ancora due affreschi di Botticelli e Ghirlandaio sempre commissionati dagli Umiliati, oltre ad altre opere pregevoli.


L’ampia sala del refettorio, fu edificata nel 1480 e nello stesso anno fu decorata dal pittore fiorentino Domenico Ghirlandaio con l’Ultima cena.

Durante il secolo successivo gli Umiliati cominciarono a diminuire di numero e di prestigio, anche per il cambiamento del panorama artigianale della città, orientato ora su attività diverse tanto che la piazza fu destinata nel XVI secolo a mercato dei bovini.
Nel 1561, dopo tre secoli di permanenza, gli Umiliati si allontanarono dalla chiesa fiorentina e il loro ordine fu soppresso nel 1571.
Nel 1569 non v’erano più che 170 religiosi distribuiti nelle 94 prepositure esistenti. L’ordine fu soppresso da Pio V, con bolla del 7 febbraio 1571.
Protetti e amati da Cosimo I de’ Medici arrivarono allora in Ognissanti i frati minori osservanti della regola francescana che apportarono notevoli modifiche all’edificio e al convento a partire dal 1561.
Subito vennero iniziati dei lavori di ristrutturazione: vennero costruiti i due chiostri, e la chiesa fu riconsacrata nel 1582 e intitolata a San Salvatore ad Ognissanti, in onore della primitiva sede dell’ordine nella chiesa di Monte alle Croci
Nel 1637 la nuova facciata fu realizzata da Matteo Nigetti in pietra forte, un’arenaria molto utilizzata durante il periodo ma particolarmente deperibile per cui tra il 1871 e 1872 fu ristrutturata in travertino di Rapolano.
Articolo correlato: I “tesori” di San Salvatore in Ognissanti