Guido Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico artistici, Firenze 1897

Firenze nel V secolo d.C in una ricostruzione di Corinto Corinti

“Era l’anima, il nocciolo, il primo nucleo di Firenze. Quella città d’origine romana sulla quale gli storici avevano raccolto così poche notizie, tanto da esser costretti a giustificare questa povertà di ricordi col dirla piccola e di poca importanza, era invece grande, fiorente, popolosa, ricchissima di ornamenti. E di questi ornamenti, imponentissimi, sontuosi, ricchi di marmi e di decorazioni, che nella magnificenza loro rispecchiavano quella del popolo che li aveva eretti, si trovarono le ampie tracce fra le fabbriche del Mercato Vecchio, perché il centro di Firenze medioevale corrispondeva perfettamente al centro della romana città. Quel Campidoglio attorno all’esistenza ed alla grandezza del quale erano state imbastite tante favole, sorgeva qui colle sue mura imponentissime che chiudevano e proteggevano l’immenso tempio di Giove Capitolino e gli altri fabbricati sacri al culto degli Dei o destinati a residenza delle cittadine autorità. All’esterno di questo gruppo imponente, erano i fossati, ed attorno una quantità di vie, di case, di palagi di terme. Verso il canto di Via degli Speziali apparvero le tracce della marmorea platea del foro; verso piazza degli Strozzi e la Via de’ Vecchietti i resti di terme vastissime e sontuose con impiantiti a mosaico di elegante disegno, vasche per le immersioni, tepidari, calidari, impluvi e tutti i servizi consueti di questo genere d’edifizi. Poi, verso S. Giovanni, son venute in luce altre ed ampie, ma meno sfarzose e più recenti terme, i torrioni di una porta della città, i fondamenti e gl’impiantiti di case romane. E, più qua e più là, in ogni parte di quel quartiere centrale, ad una profondità media di 4 metri dal piano attuale si son rintracciate le vecchie strade lastricate, coi solchi dei carri, le cloache, i muri perimetrali delle case: pozzi, condutture d’acqua, sepolcreti, tutte insomma le tracce delle fabbriche e delle opere edilizie di una vasta e ricca città romana. Di tutte le scoperte avvenute scavando il sottosuolo del Vecchio Mercato sono stati fatti disegni, fotografie, misurazioni a cura della Commissione storica artistica municipale e dell’ Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti. Tutti i frammenti che offrivano un qualche interesse, dei brani di fabbriche di singolare importanza, tutto quanto insomma può porgere elementi a studi intorno alla topografia, alla storia, all’ arte di Firenze Romana è stato trasportato al Museo Archeologico e ordinato in modo da costituire una importante sezione che s’intitola appunto Fiorentina. Tutti questi avanzi, questi resti, giacevano seppelliti fra le sabbie e le ghiaie trasportate dalle inonda zioni dell’ Arno e del Mugnone, ricoperti da replicati strati di terra e di rottami di fabbriche mescolati ad avanzi di combustioni, che ricordavano i numerosi incendi che nei tempi lontani desolarono Firenze. Erano i fondamenti il piano di questa citta che distrutta dai barbari, caduta in rovina, trasformata a poco a poco, aveva servito di base e di sotterraneo alla città medioevale. L’arte del medioevo aveva supplantato quella romana più sontuosa, più imponente, più sfarzosa e le fabbriche severe nella loro massa, austere nella loro semplicità, s’erano innalzate da quelle rovine. Oggi anche la severità e l’austerità medioevale sono andate a raggiungere l’imponenza e lo sfarzo de’ tempi romani e un’arte nuova, senza caratteri dominanti, che spelluzzica e racimola le ispirazioni e gli esempi di altri tempi, ha segnato il terzo periodo di questo quartiere che riassume in se la storia di venticinque secoli. Certamente, la scoperta di alcune tombe italiche avvenute in un terreno adiacente al Campidoglio Romano fa fede dell’esistenza in questi luoghi di un popolo e di una vita molto più remota, ma in tanta miseria di ricordi è inutile affannarsi alla ricerca di memorie troppo lontane e troppo incerte. I frammenti, i resti, una quantità di oggetti più o meno guasti, più o meno mutilati, che opportunamente sono stati trasportati e disposti in alcuni locali del Museo Archeologico, sono più che sufficenti a dimostrare, non diremo l’esistenza ormai nota, ma l’importanza di Firenze Romana e da questi avanzi e dai rilievi, dai disegni stati fatti nei diversi punti del quartiere centrale di Firenze, gli eruditi avranno largo corredo didocumenti e di prove di fatto per studiare e determinare in modo più positivo e più chiaro la topografia della città romana.

Di quella medioevale, i documenti, le prove, gli avanzi grandiosi gli abbiamo avuti tutti sott’occhio e per quanto le vicende molteplici della nostra vita cittadina, i gusti cambiati, gli usi diversi ai quali la località venne destinata li avessero trasformati, guasti, alterati, ammodernati, essi avevano in se tanti elementi da dare una chiara idea delle condizioni e dell’aspetto della Firenze del medioevo.

Corinto Corinti La scalinata del palazzo dei della Luna

Là sorgevano i palagi dalle facciate di conci e di filaretto di pietra, colle grandi finestre ad arco sul mezzo tondo, colle ampie tettoie sporgenti sulle bene intagliate mensole : e accanto ai palagi, superbe ergevansi le torri, una selva di torri, varie per grandezza, per maestosità, per tipo di ornamenti. Dentro a’palazzi i severi cortili ad uno o più ordini di logge, le ripide scale, i saloni colla soffitta a grandi travature, le pareti dipinte a fresco nelle fogge più bizzarre: a paese con alberi di frutta, animali, uccelli, tende, reti, parati di vaio, spartiti geometrici ed ornamentali, con stemmi, meandri, corridietro, fregi d’ogni genere e talvolta con figure, con soggetti favolosi ed anche religiosi. Dovunque, anche in tutte le cose che si riferivano agli usi domestici, dominava ed imperava una nota grandiosa, austera che era in perfetta armonia colla severità e la rigidezza dei pubblici ordinamenti, delle forme di governo. Presso i palazzi e le torri erano le logge, un altro genere di edifizi che aveva una caratteristica significazione, perché erano simbolo e prova della nobiltà e della potenza delle famiglie che le possedevano.

Sull’ampia piazza, un giorno chiamata Foro del Re, dominavano gigantesche le case e le torri dei Caponsacchi e degli Amieri dirimpetto a quelle della consorteria dei Della Tosa e dei Bisdomini; attorno alla chiesa di S. Miniato un gruppo di superbe torri giustificava l’appellativo tra le torri che distingueva questa da altre chiese omonime.

Corinto Corinti La chiesa di Sant’Andrea

La chiesa di S. Andrea, che ebbe annesso il più antico monastero di Firenze, presentava la più graziosa e severa struttura, col bel campanile lombardesco che abbiamo visto, alquanto trasformato, anche a’ nostri giorni: ed all’intorno s’aggruppavano fabbriche bellissime: la residenza dell’Arte dei Rigattieri bella per forme architettoniche, per le decorazioni delle pareti e dei soffitti e ricca per le opere d’arti che l’adornavano (Per la residenza di quest’arte Fra Giovanni Angelico, il pittore Domenicano, fece il magnifico tabernacolo colla Madonna il bambino Gesù e una corona di Angioli stupendi che oggi trovasi in Galleria degli Ufizi. Fu questa stessa arte che nel 1411 commesse a Donatello l’esecuzione della superba statua di S. Marco che adorna una delle nicchie all’esterno della chiesa di Or San Michele); le alte torri degli Ubaldini e dei Da Castiglione, il torrione de’ Nerli il vago tabernacolo della Tomba.

Imponente il gruppo dei fabbricati posseduto dai diversi rami della famiglia Strozzi, che occupava una quantità di strade e di vie ma contigue, giacché era costumanza antica e costantemente seguita dalle famiglie più cospicue, quella di non separarsi; di tenersi unite e vicine, anche quando per il volger degli anni era tra di esse cessato ogni vincolo di parentela.

Famiglie numerosissime, divise in molte diramazioni, occupavano talvolta colle case loro delle intere strade, delle piazze, spesso dei veri e propri quartieri.

La consorteria de’ Tornaquinci, che abitava dove fu poi il palazzo Corsi, avea palazzi e case lungo tutte le vie limitrofe. I Guicciardini, i Machiavelli, i Guidetti occupavano colle case loro quasi tutta la via allora detta di Piazza ora de’ Guicciardini, i Ridolfi gran parte di Via Maggio, i Bardi, gli Albizzi, i Benci, i Rucellai, i Medici, gli Adimari pure ebbero un gran numero di edifizi gli uni prossimi agli altri.

Alcuni Palazzi in via de’ Tornabuoni

Però poche famiglie potevano per il numero di case aggruppate competere cogli Strozzi. Tutto fiancheggiato dalle loro dimore era il Corso detto degli Strozzi che comprendeva l’attuale Via Monalda, spingendosi fino alla Via de’ Ferravecchi; molte case e palazzi, primi tra i quali quello cosidetto dello Strozzino e l’altro appartenuto ultimamente a’ Torrigiani, si spingevano lungo le strade o stradelle che formavano un reticolato fra Porta Rossa, Pellicceria e Via de’ Ferravecchi altri palazzi e case erano sulla Via oggi dei Tornabuoni, nella Vigna ed in altre contigue località tutte prossime le une alle altre, in guisa che in casi di battaglie cittadine originate dall’ira delle fazioni, le famiglie avrebbero potuto comodamente asserragliarsi difendersi e raccogliere tutte le loro forze a scopo di difesa e di offesa.

Col volger degli anni, dei secoli, alcune tra le famiglie più antiche, che s’erano raccolte nel centro della città o si estinsero, o impoverirono, o presero la via dell’esilio, o si trasferirono altrove ed i vecchi palazzi, le torri eccelse o rimasero abbandonate, o cambiarono padroni, i quali non ebber più per que’ fabbricati l’affetto naturale che altri nutrivano per il natio loco, o vennero affittati, utilizzati per usi diversi e la decadenza morale e materiale del vecchio quartiere incominciò e dilagò rapidamente.”

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