da: Guido Carocci, Bagni e villeggiature in Toscana, Firenze 1899

“Comune di Pisa. Stazione della linea tramviaria Pontedera-Pisa-Marina. Ufficio di Posta e Telegrafo.
Il suolo sul quale sorge ora il popolato paese di Marina non può avere una storia sua propria, perché esso è stato conquistato al mare dalle arene che l’Arno trasporta e le onde agitate rigettano verso terra.
Diciotto secoli addietro il mare non distava da Pisa che tre chilometri appena, nel XII secolo la distanza era aumentata fino a 6 chilometri, oggi la foce dell’Arno è lungi da Pisa 10 chilometri e mezzo.
Nel XII secolo fu costruito presso la bocca d’Arno lo Spedaletto di S. Croce per accogliervi coloro che si recavano al mare o che dal mare giungevano malaticci ed egri e nel secolo successivo allo Spedale si aggiunse un monastero dove per qualche tempo stettero le monache cistercensi trasferitesi dipoi a S. Bernardo di Pisa.
In tempi più moderni, fu costruito alla foce dell’Arno un torrino per la difesa e sorveglianza della costa, dove stavano un ufficiale con pochi soldati di guardia. Ed ecco tutte le notizie storiche della Marina di Pisa.

Dalla sinistra sponda dell’Arno che calmo e pianeggiante si allarga per deporre in seno al Tirreno il tributo delle sue acque, muove lunga e dritta fronteggiando il mare che trasporta e depone sulla riva dei monti di finissima arena, un’ ampia e bella via, una specie di viale che ha uno dei suoi lati fiancheggiati da belle fabbriche, da graziose palazzette, da eleganti villini. E la via sempre popolata di nuove costruzioni che annualmente si moltiplicano, prosegue per la lunghezza di quasi due chilometri e continua il suo cammino indirizzandosi verso Livorno che si scorge da lungi sporgente dinanzi al bruno colle di Montenero. Questo lungo e ridentissimo viale, delle strade traverse appena iniziate, un piazzale rotondo, dei villini verso la pineta o in mezzo ai campi ubertosi e fiorenti, dei piccoli, ma graziosi stabilimenti balneari, delle capanne circolari piantate sulla sabbia, costituiscono l’attuale paese di Marina di Pisa, una Stazione balnearia che nata da poco ha prosperato con rapidità meravigliosa e che promette di essere fra breve in grado di far concorrenza a qualche altro luogo di bagni più vecchio e più celebrato.
Dell’antico casolare di Bocca d’Arno non restano che le piccole torri che servono per la guardia della costa e qualche casetta che spicca per la modestia delle sue forme, mentre il borgo di Marina si presenta con una gaiezza d’insieme, di colori, che rallegra ed interessa. Tra le nuove fabbriche una se ne vede quasi all’estremità del viale, presso ad una chiesa di moderna costruzione. È un grande orfanotrofio sorto di poco, ma già prospero, fondato dal celebre predicatore Padre Agostino da Montefeltro che ha scelto per la sua benefica istituzione un luogo tranquillo e ridente dove l’aria marina sarà il coefficente più prezioso per dare ai giovani ricoverati la salute e la robustezza necessaria a chi deve lavorare. Un altro benefico stabilimento è quello eretto sulla medesima spiaggia dalla società degli Ospizi Marini che annualmente accoglie in questo luogo per rinfrancare i fanciulli egri e macilenti.

La Marina di Pisa è un luogo celebratissimo e rinomatissimo per la pesca che si fa specialmente all’imboccatura e lungo la riva dell’Arno per mezzo di bilance e di ordigni d’ogni genere. Il tram a vapore che di continuo fa le sue corse tra Marina, Pisa e Pontedera trasporta numerosi bagnanti tanto dalla città come dai popolosi e floridi paesi della pianura Pisana, ed eguale servizio di trasporti fa giornalmente un battello a vapore che percorre il tratto navigabile del fiume fra Pisa ed il mare. Il villaggio di Marina, specie nella stagione balnearia, è provvisto di botteghe d’ogni genere, ha comodi servizi di trasporto, ufficio di posta e di telegrafo ecc.

A poco più di metà strada fra Pisa e Marina sorge l’antichissimo tempio di S. Piero in Grado, monumento insigne per pregi architettonici e per gli antichissimi affreschi murali che lo adornano e chi ha culto ed affetto all’arte non può fare a meno di recarvisi, certo di ritrarne un’impressione delle più vive e più profonde.”
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