da Guido Carocci, I dintorni di Firenze, Galletti e Cocci 1881

“La località detta il Romito che trovasi qui poco distante, ha dato il nome a questa barriera posta sulla destra del torrente Mugnone che in questo punto è attraversato da un ponte di pietra eretto pochi anni prima dell’ingrandimento della città.
La via del Romito segue pressappoco la direzione dell’ antica strada che metteva alla Porta Faenza, situata nel luogo dove sorse dipoi la Fortezza da Basso.
IL ROMITO O IL ROMITUZZO è un piccolo borghetto composto in gran parte di trattorie e di osterie che i fiorentini han l’abitudine di frequentare assai, specialmente nelle domeniche. Un romito che abitava una piccola casetta con un oratorio, dove fu secoli indietro edificato lo spedaletto di Santa Lucia, oggi soppresso, dette il nome a questo luogo che per l’avanti era più noto con quello di Arcovata o Tra ‘Arcora.
L’ antico acquedotto etrusco, che dai poggi di Settimello costeggiando le pendici dei colli di Querceto, Doccia, Castello e Rifredi conduceva le acque a Firenze, passava appunto di qui sostenuto da una fila di arcate, aveva dato origine a quei nomi. Di questi archi parecchi erano in piedi quando il Manni scriveva le sue dotte memorie e due di essi mezzi rovinati giunsero fin quasi ai nostri giorni (1881 n.d.r.).
In questa località fu anche lo SPEDALE DI SAN GIOVANNI TRA L’ARCORA fondato da Frate Jacopo di Bartolino.- Nel 1396 esso fu concesso all’ Ordine Gerosolimitano di S. Jacopo in Campo Corbolini quand’ era commendatore Fra Giovanni De Rossi da Pogna. Era questo spedale adorno di stupende pitture di Buffalmacco che vi aveva raffigurato la Passione di Cristo. Lippo fiorentino aveva pure dipinto a fresco un S. Giovanni, opera lodatissima anche dal Vasari. Lo spedale coll’annessa chiesa e tutte le pitture che l’adornavano furono distrutti nel 1529, prima dell’ assedio. Dalla via del Romito si stacca a mano destra una stradella che sbocca poi nella Via del Palazzo Bruciato.

Volgendo a destra, trovasi la Via Vittorio Emanuele detta già del Palazzo Bruciato.

Via del Palazzo Bruciato: a sinistra da Via Pisacane, a destra da Via Vittorio

Villa Viacava. É appunto quella che dette origine al nome di Palazzo Bruciato, dato a questa località. Trovo difatti in una carta pecora proveniente dallo Spedale di S. Maria Nuova e portante la data 5 febbrajo 1368 che Domenico del fu Ubaldino degli Ardinghelli vendé a Lorenzo e Niccolo figli del fu Piero degli Ardinghelli un casamento bruciato ecc., in luogo detto la Casa degli Ardinghelli. Cotesta villa era stata probabilmente bruciata con altre nell’aprile del 1364 quando gl’inglesi che erano al soldo dei pisani condotti dall’Aguto assalirono e saccheggiarono i colli di Montughi cercando ancora di prendere d’assalto la porta a S. Gallo. Nel XV secolo la villa era della famiglia Malegonnelle che nel 1442 la vendè ai Beccanugi altra celebre famiglia che nelle fazioni ebbe arsi e saccheggiati i suoi palagi perché ghibellina. Fu dipoi De’Medici, Ubaldini, Bonaccorsi, Cardi da Cigoli, Malaspina, Gori, Paoli, Orsi e recentemente Smith. Ora è del deputato Viacava”.

Proseguendo verso Careggi si incontrava il Chiasso Macerelli che iniziava da via Vittorio Emanuele II fino al Largo Piero Palagio ggi dedicata a Taddeo d’Alderotto o degli Alderotti o da Fiorenza, medico, maestro nello studio bolognese (Firenze 1223 – Bologna 1295). Di origine non chiara il nome di Chiasso Macerelli che la strada, allora di campagna, ha portato almeno dal ‘300 fino al 1920, quando gli fu sostituito, tanto per il tratto compreso già prima in comune di Firenze quanto per l’altro ricevuto da Fiesole nel 1910, il nome dell’antico medico fiorentino, citato nel “Paradiso” di Dante come il medico per eccellenza: nome che apparve opportuno per segnare l’accesso dalla città alla nuova zona ospedaliera di Careggi che si stava allora cominciando a costruire. La parte dall’ingresso dell’ospedale in avanti e stata intitolata dal 1963 a Gaetano Pieraccini (dati presi dall’Archivio Stradale del Comune di Firenze).


“Villa Lemmi. (si trova oggi in via Taddeo Alderotti nº56) – É all’ apparenza una delle più graziose ville di questa località ed una di quelle che maggiormente conservano il loro primitivo aspetto. La villa è antica ed era la più importante fra quelle che qui attorno possedeva la celebre famiglia Tornabuoni che era patrona anche della vicina Pieve di S. Stefano in Pane. 1 Tornabuoni, ricchissimi ed amanti delle arti, avevano adorno questa loro villa di scultore e di dipinti ed or son pochi anni infatti, in una sala venivano scoperti due bellissimi affreschi di Sandro Botticelli in assai buono stato di conservazione. Posse dettero i Tornabuoni questa villa fino all’anno 1541 in cui era acquistata dagli Ulivieri. Nel 1601 la comprarono i Baccelli che la restaurarono e vi posero il loro stemma; Gabbriello di Piero la lasciò poi all’ istituzione dei Poveri vergognosi di S. Martino ed allora la comprarono i Giorgi; poi fu Grassi e Pomie quindi di un tal Quinter, spagnuolo, dal quale prese il nome di Via del Quintero una vicina strada. Ora e del Cav. Dott. Petronio Lemmi.

Poco oltre a mano destra della strada è POGGIO SECCO, che sarà stato un tempo un poggio riarso abbandonato, senza una casa, ma che è invece da vari secoli un colle delizioso, coperto di vigneti e di giardini vaghissimi e sparso di ville ricche ed elegantissime che portano, appunto il nomignolo comune di Poggio Secco.

Poggio Secco e le altre vicine colline comprese sulla sinistra del torrente Terzolle, costituiscono la celebre contrada detta CAREGGI (Campus Regis).– È uno dei luoghi di villeggiatura più ricercati, più ameni e più tranquilli dei nostri dintorni, Quello che è ai nostri giorni, lo fu anche per il passato, talché si vede come molte fra le più an che e celebri famiglie di Firenze avessero qui le loro ville.

La villa medicea di cvareggi, oggi in restauro, nell’ultima immagine così come era

Più importante di tutte sia per ‘imponenza della costruzione, sia per le memorie storiche è la VILLA MEDICEA.- Cosimo il Vecchio non ‘ edificò di sana pianta come si asserisce dagli storici, valendosi del ‘opera di Michelozzo Michelozzi; egli compro invece il 17 giugno 1417 una casa da signore o villa da Tommaso Lippi ed a Michelozzo affido ‘ incarico di ridurla e di DI FIRENZE 123 ampliarla, cosa che in breve tempo poté essere compiuta . L’ospitalità, la ricchezza , il lusso di casa Medici fecero di Careggi una reggia vera e propria, anche molto prima che i Medici salissero al potere. Cosimo Pater Patriae e Lorenzo il Magnifico che abbiano visto dappertutto riunire ed ospitare quasi tutti gli uomini insigni dei loro tempi, avevano una speciale predilezione per il palagio di Careggi ed era qui il tempio, la scuola, dove la filosofia platoniana rimessa in vigore ed insegnata da Marsilio Ficino, ebbe onori e trionfi. Rammentare tutti i seguaci di quella celebre scuola che qui si raccoglievano, sarebbe cosa troppo lunga ed io mi limito quindi ai più noti come Pico della Mirandola, Agnolo Poliziano, Cristo foro Landini, Piero Del Riccio, Carlo Marzuppini, Filippo Valori, Donato Acciajoli, Bartolommeo Scala, Fra Mariano da Ginazzano, Leone Battista Alberti, Giovanni Caval canti, Francesco Bandini, Antonio Agli e gli stessi Cosimo, Lorenzo e Giuliano De’Medici.
A Careggi, proprio in mezzo alla loro gloria, morirono. Cosimo il Vecchio a 76 anni e Lorenzo il Magnifico a 43.
Cacciati i Medici, poco prima dell’ assedio, una mano di giovani arrabbiati capitanati da Dante da Castiglioni, in odio ai Medici appiccò il fuoco alla villa che arse in parte. Però Alessandro primo duca di Firenze la fece restaurare e adornare di pitture di celebri maestri come il Pontormo ed il Bronzino.
Nel 1779, 18 settembre, Careggi cogli annessi suoi fu venduta dall’amministrazione granducale a Vincenzo Orsi, e nel 1848 dagli Orsi la comprava il Cav. Francesco Sloane: uomo che coll’ingegno e l’attività nel commercio, aveva raccolta un’immensa fortuna.
Pareva che a Careggi la tradizione della magnificenza dei possessori proseguisse, perché il Cav. Sloane per adornare e restaurare la villa e migliorare il possesso, spendeva la enorme somma d ‘un milione. Morendo nell’ottobre del 1871, egli lasciava usufruttuaria la consorte ed istituiva per erede il giovane Augusto figlio del Conte Demetrio Bouturlinn.
Careggi conserva in molta parte la sua antica forma: ha un bel cortile del XV secolo, una graziosa loggetta del XVI con buonissimi affreschi, le sue mura merlate ecc. Nelle sale si veggono diversi buoni dipinti e delle sculture ; il giardino che circonda la villa è vasto e ricchissimo.
Due strade principali si staccano dal luogo dov’ è il cancello della villa Medicea: quella a destra va alla chiesa di Careggi, alle Pergole e poi a ritrovar la via della Concezione; l’altra (via di Capornia) prosegue verso il poggio di Monterivecchi e scende al torrente Terzolina … discendendo nella pittoresca vallata dove i torrenti Terzolle e Terzolina si uniscono alimentando vari mulini.”

Il Terzolle e il Terzollina e i terreni intorno a Careggi

La chiesa di San Pietro a Careggi

Articoli correlati:

 Tracce di Firenze

Firenze scomparsa: Mercato Vecchio

Le vie “allargate”: via Buja

Le vie “allargate”: via di Porta Rossa

Via de’ Tornabuoni

I Camaldoli di San Frediano

Firenze scomparsa: via de’ Gondi

Firenze scomparsa: Via de’ Martelli

Firenze scomparsa: la Zecca Vecchia

Firenze scomparsa: i vecchi Tiratoi a Firenze

Firenze scomparsa: Il Tetto dei Pisani

Firenze scomparsa: lungo l’Arno (prima parte)

Firenze scomparsa: lungo l’Arno (seconda parte)

Firenze scomparsa: la Zecca Vecchia

Firenze scomparsa: i vecchi Tiratoi a Firenze

Firenze scomparsa: Il Tetto dei Pisani

Firenze scomparsa: lungo l’Arno (prima parte)

Firenze scomparsa: lungo l’Arno (seconda parte)

Firenze: porte e postierle

Firenze e l’Arno: un rapporto difficile. Dalle origini al 1333 anno della terribile alluvione