di Giovanni Caselli

Legate al paganesimo sono le “teofanie” o apparizioni della Madonna che hanno luogo fra il XIV e il XV secolo, quando ancora si compivano riti pagani in certi luoghi. Le apparizioni accadevano laddove si manifestavano forze soprannaturali e la Madonna vi appariva per sconfiggere il maligno causando la costruzione di un santuario.

Santa Maria del Sasso.

La semplice facciata della chiesa con accanto il porticato, costruzione quest’ultima di quanto rimane dell’originaria fabbrica nel semplice stile del ‘Quattrocento fiorentino.

Presso Bibbiena, c’ è un santuario mariano che si origina anch’esso con una apparizione della Madonna su di un sasso. Questo santuario divenne nel tardo XV secolo, con la colonizzazione fiorentina della zona, una istituzione fiorentina che assunse il ruolo di punto di riferimento devozionale della borghesia rurale, quasi tutta di origine fiorentina, basti osservare le grandi lunette dipinte nel XVIII secolo, ex voto delle famiglie più abbienti della zona, presenti nel portico antistante la chiesa e nel chiostro della clausura. Il santuario che è oggi curato dai domenicani, sorse su di un luogo di culto pagano basato su un grande masso (il Sasso) tempestato di coppelle, prova di un luogo di culto preistorico. Il Sasso è ancora oggi oggetto di culto, si vedano le numerose note e i biglietti inserite nelle crepe e nelle spaccature del sasso, lasciate dai fedeli in ringraziamento per grazia ricevuta o grazia richiesta. Questo enorme sasso erratico, come altri più piccoli dispersi tutto attorno sono frammenti del Sasso della Verna. Quello inglobato dal santuario era situato, assieme ad uno più piccolo, a strapiombo sul torrente Vessa. Il complesso architettonico è un inconfondibile prodotto del Rinascimento fiorentino. All’interno della chiesa superiore, sotto la volta e la cupola si erge il bel tabernacolo sormontato da una cupoletta sovrastante l’altare maggiore dietro il quale sbuca la cuspide del masso dove apparve la Madonna. Nei bracci della della crociera vi sono due altari di stile manierista collocati lì tra il ‘500 e il ‘600. Nella chiesa inferiore si eleva il venerato masso.

Il chiostro cinquecentesco

Al centro del convento si trova il chiostro porticato della fine del XV secolo, come il porticato presso l’ingresso della chiesa, con dipinti murali dei primi del ‘700. Ex voto dei cittadini più illustri del territorio circostante, illustranti i vari miracoli di cui essi beneficiarono. Curiosamente le figure che ritraggono i vari possidenti terrieri residenti nei palazzi del Casentino, sfoggiano abiti dell’ultima moda dell’epoca, persino la Madonna è vestita e acconciata come una dama parigina! In una delle lunette c’è una interessante veduta di Bibbiena e vi sono altre vedute di diversi luoghi del Casentino.
Le opere d’arte figurativa di Santa Maria del Sasso sono numerose e tutte di pregio. Splende tra tutte un’ultima cena di Raffaellino dal Colle, tenuta gelosamente custodita nel refettorio della clausura, raramente esibita al pubblico. Sopra l’altare vi è una tavola di Bicci di Lorenzo raffigurante la Madonna col Bambino e due angeli inginocchiati. Dietro l’altare, sulla parete di sinistra c’è un ritratto del Savonarola in giovane età, ritenuto ritratto dal vero. Nel convento la sala che conteneva la biblioteca è una copia della biblioteca di San Marco di Firenze.

Il pozzo cinquecentesco

La costruzione del complesso, chiaramente ispirato a San Marco di Firenze, fu iniziata nel 1347, dopo una apparizione della Madonna in forma di colomba sopra il grande sasso. La Vergine comparve in quel luogo ad una bimba di Bibbiena mentre era con la madre a lavare pannolini nella Vessa. Si narra quindi di uno strano miracolo che presagiva l’imminente Peste Nera del 1348. La colomba che di tanto in tanto appariva si posava sempre sul culmine del sasso presso il quale era un romitorio. L’eremita vedendo sempre questa colomba posarsi sul sasso e la interpretò come presenza della Vergine che indicava il sasso come punto in cui costruire una chiesa. Vi fu infatti costruita una cappella dedicata alla Madonna, con le elemosine e donazioni della popolazione e subito si manifestarono miracoli. La chiesa fu assegnata in cura ai domenicani di San Marco. Nel 1486 la chiesetta fu distrutta da un incendio causato dalle candele e dai lumi che i fedeli vi accendevano e così fu deciso di costruire una doppia chiesa, una sopra l’altra, contenenti il sacro sasso e un convento annesso. La costruzione fu realizzata con l’aiuto del Magnifico Lorenzo de’ Medici Gonfaloniere della Repubblica Fiorentina e da altri Nobili cittadini fedeli a Fra Girolamo Savonarola del Convento di San Marco. Nel 1495, l’ospizio da spedale fu promosso a convento e vi furono assegnati 22 frati. Completati chiesa e convento nel 1507, il Vescovo di Arezzo, Mons Cosimo de’ Pazzi consegnò solennemente la chiesa nella quale vi erano state poste “reliquie insigni e preziose de’ Santi tra queste vi è il legno della SS Croce di N. Signore che era di proprietà del Cardinal Bibbiena”. (Chiese e Santuari del Casentino. Fondo Goretti Miniati,1909; a cura di R. Bargiacchi,2012.)

La Madonna del Buio.
Nel collocare il coro della chiesa inferiore, si dovettero mettere in opera robusti fondamenti ma senza ostruire la visibilità e l’accesso alla base del sasso dell’apparizione. Di fronte all’entrata di questa chiesa vi è una struttura di pietra serena che contiene un tabernacolo con una bella scultura lignea colorata della

La Madonna del Buio statua lignea del 1450 di Andrea Cavalcanti detto il Buggiano

Madonna col Bambino, nota come Madonna del Buio per la sua posizione in un ambiente assai poco illuminato. La scultura del Rinascimento fiorentino risale ai primi del XVI secolo ed è attribuibile al Michelozzo o ad Andrea della Robbia ed era originariamente non colorata. Le pareti laterali del tabernacolo sono affrescate con episodi di un miracolo relativo a questa Madonna. Si narra che nel 1512 il popolo e le autorità di Bibbiena trasportarono la statua dal santuario all’oratorio della Compagnia dello Spirito Santo in Bibbiena, ma durante la notte la statua ritornò da sola al santuario, lasciando le impronte dei suoi piedi nella neve fresca. Le opere d’arte rinascimentale di Santa Maria del Sasso sono molte e di notevole interesse.

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