di Salvina Pizzuoli

La Garfagnana oggi ci accoglie con il sole dopo le torrenziali piogge che anche qui hanno lasciato il segno del loro pesante passaggio. Siamo venuti seguendo le presentazioni del naturopata Marco Pardini che, nei suoi viaggi alla scoperta di piante ed erbe, ci fa conoscere anche territori che esulano dagli itinerari più battuti e conosciuti in terra di Toscana, luoghi e paesaggi che meritano una visita.

Oggi andremo a visitare la Rocca di Ceserana in particolare e alcuni dei borghi limitrofi che punteggiano i colli che accompagnano il corso del fiume Serchio, l’antico Auser, che scorre nella valle omonima con le sue belle acque chiare e scroscianti nell’incantevole panorama che si stende in vista delle grigie e innevate Apuane e le alture dell’Appennino tosco emiliano:  paesaggio ricco di verde e boschi, di storia antica e leggende.

La rocca la presenta il Repetti, storico ottocentesco,  nel suo Dizionario alla voce

CESARANA o CESERANA (Cicerana) nella valle superiore del Serchio. Castello con antica parrocchia (S. Andrea e S. Maria) filiale un tempo della Pieve Fosciana, attualmente eretta in battesimale, nella Comunità di Fosciandora, Giurisdizione di Castelnuovo di Garfagnana, Diocesi di Massa ducale, già di Lucca, Ducato di Modena. Il castello ora villaggio di Cesarana è posto in poggio presso la riva sinistra del Serchio. La corte e chiese di S. Andrea e di S. Maria de Cicerana trovansi nominate nei registri Vaticani, e nella bolla di Alessandro III diretta (anno 1168) al parroco della pieve Fosciana. Appartengono alla stessa parrocchia quattro casali, Cesarana, Fosciandola, Marliano e la così detta Villa. Ognuno di essi ha chiesa propria, dove ufizia il pievano alternativamente, mentre la canonica in cui egli risiede è presso la chiesa di S. Michele a Migliano. Costà pure esiste un divoto oratorio della Beata Vergine del Buon Consiglio tenuta in gran venerazione. Queste ville riunite nella stessa parrocchia di Cesarana, formano tutte la Comunità di Fosciandola, la quale conta 788 abitanti.

Incuriosisce la dicitura tra parentesi di cui lo storico però non fornisce ulteriori chiarimenti; approfondendo si scopre che con il nome Ciciorana Castello compare nello Statuto di Lucca del 1308, una antica denominazione quindi di cui però non si conosce l’origine dell’etimo ma si ipotizza che il toponimo Ceserana derivi dal latino “Caesarianus”, ovvero “di Cesare” o “appartenente all’Imperatore”, legando il nome a un possedimento imperiale o a un luogo sottoposto all’autorità romana. In Garfagnana, una regione storicamente influenzata dal potere romano e successivamente dai domini medievali, il suffisso “-ana” potrebbe indicare appartenenza,”di proprietà” o “relativo a”, con un riferimento a una persona o a una famiglia. Ma anche da caesus, participio passato di caedere, tagliare, legato quindi alla vegetazione ovvero un’area diboscata o a una radura creata artificialmente: il toponimo è frequente in Italia relativamente alle zone montuose. Il suffisso -ana inoltre è comunune nei toponimi di origine longobarda  e potrebbe indicare un possedimento o un insediamento legato al nome di un capo longobardo. Il nome originario Ciciorana, potrebbe derivare dal nome di una persona, Cicio, con il suffisso “-ana” che indica “luogo di Cicio”. Nel tempo, Ciciorana potrebbe essersi evoluto in Ceserana, probabilmente per associare il borgo a un prestigioso legame imperiale. Meraviglia degli etimi!

Ma focalizziamo la nostra attenzione sulla fascinosa rocca, tanto più conoscendone la storia particolare che la riguarda: di origine medievale, fu occupata dai lucchesi nel 1170 e indicata nello Statuto nel 1308 come Ciciorana castello. Raggiunse le dimensioni attuali intorno al XV secolo quando Ceserana si affidò agli Estensi mentre altri comuni, come il dirimpettaio Lupinaia,  restarono fedeli a Lucca. Gli Estensi trasformarono il presidio adattandolo alle nuove armi da fuoco. Negli scontri tra Lucca e gli Estensi (XVII secolo) la rocca acquistò nuova importanza come presidio militare che via via spegnendosi portò al suo abbandono datato intorno al XVIII secolo quando divenne privata abitazione. Al Comune di Fosciandora dobbiamo oggi il merito di averla acquistata (1983) e mantenuta così come ancora oggi possiamo ammirarla, con la sua mole, alta e massiccia sul cucuzzolo più alto del paese, con le sue strutture ancora intatte, con il suo essere simbolo oltre che testimonianza storica delle vicende territoriali. Tra le mura della Rocca la romanica chiesa di Sant’Andrea con la bianca facciata in blocchi di tufo a filaretto, l’abside semicircolare decorata a lesene e capitelli floreali e antropomorfi. L’interno si intuisce ad una sola navata e, come si legge nelle informazioni turistiche, conserva due statue lignee si San’Andrea e San Giacomo attribuite ad uno scultore lucchese del XV secolo. La chiesa però oggi è chiusa e non possiamo confermare.

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