
Anche i mulini hanno una loro storia, più o meno interessante, più o meno documentata, ma il Mulino delle Pile ne ha una davvero speciale. Siamo in val di Merse e precisamente sulla strada che conduce a Massa Marittima, la SP 441 Massetana che, nei pressi di Chiusdino, ne incrocia una non asfaltata che conduce alla pieve di Luriano. Qui il fiume Merse compie un’ampia ansa ai piedi del Poggio della Badia.

In base alle documentazioni scritte il mulino risulta datato intorno alla metà del XVI secolo sebbene la struttura architettonica, con la presenza di un torrione, possa collocarlo in età medievale come probabile proprietà dell’abbazia di Serena che aveva acquistato vari mulini nella zona intorno al XIII secolo, ma nessuna dicitura indica in specifico il mulino delle Pile. L’acquisto e la gestione di mulini da parte di comunità ecclesiastiche era dovuto al notevole costo che comportava la loro costruzione, ai diritti che gli ordini sacerdotali potevano vantare sui terreni e sulle acque e inoltre erano opifici vantaggiosi economicamente solo se era abbondante la quantità di grano da molare, come dimostra l’esistenza di alcune grance nel territorio. La grangia o grancia era legata all’organizzazione cistercense, ed era costituita da edifici sorti sui terreni di proprietà dell’abbazia come magazzinaggio delle derrate alimentari ma anche di attrezzi per la lavorazione dei campi.
Con certezza acquisiamo dai dati che nel XVI secolo il mulino era di proprietà della comunità di Chiusdino che probabilmente lo cedette all’abbazia di Serena dopo l’arrivo dei monaci vallombrosani.

Come la maggior parte dei mulini non sorgeva direttamente sul corso del fiume, per evitare i problemi derivati dai periodi di piena e di siccità, ed era dotato di una gora di alimentazione e di una chiusa con saracinesca nel punto di presa dell’acqua.
In un disegno del XVI secolo l’edificio appare costituito da un corpo rettangolare, la torre, tre archi in basso per la fuoriuscita dell’acqua di rifiuto e da lì nuovamente verso il fiume. Il disegno ha molta attinenza con la struttura attuale anche se il nostro ha subito notevoli rimaneggiamenti quando è diventato protagonista nel 1990 degli spot della Barilla, quando anche il suo nome subì l’onda pubblicitaria diventando per il mondo il Mulino Bianco.
Ma torniamo al nome originario al di là degli spot che oggi lo identificano: Mulino delle Pile. Gli studiosi legano questa indicazione toponomastica alla presenza oltre che della macina per grani anche di una gualchiera. Le pile infatti erano le fosse scavate per immergervi le stoffe per la follatura dei panni prodotti nell’area di Chiusdino.
Il mulino fu protagonista di una storia lunghissima: fu attivo fino alla seconda metà del XIX secolo fino a quando nel 1920 vi fu costruita una centrale elettrica che fu utilissima negli anni della seconda guerra quando, disabilitati gli impianti pubblici, potette fornire elettricità a Chiusdino e Monticiano.
Il nostro protagonista aveva quindi già conosciuto usi diversi da quelli per cui era nato, ma fu nel 1990 che, assurto alle cronache televisive, divenne il Mulino Bianco, proprio perché fu ridipinto in bianco e rimaneggiato, per mezzo di un nuovo maquillage, con l’aggiunta di una ruota verticale in legno mentre la sua reale struttura consisteva di tre ruote orizzontali.
La sua storia più recente si intreccia con quella di grandi nomi della musica, della cinematografia e dell’arte pubblicitaria contemporanea.

Ma procediamo con ordine.
La Barilla, un pastificio nato a Parma nel 1877, aveva fondato cento anni dopo il marchio “Mulino Bianco” aprendosi a prodotti da forno quali biscotti, torte e affini. Iniziò così la ricerca di un mulino che assommasse i requisiti che Armando Testa, una delle figure di spicco delle agenzie pubblicitarie del tempo, aveva in mente. Fu così che dopo aver visionato diversi edifici adatti al suo progetto, scelse il mulino delle Pile. Al primo sketch collaborarono uno dei maggiori esponenti della musica per film e uno dei registi più promettenti del periodo: Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore.

Oggi, non più bianco ma del colore originario, alloggia un agriturismo dalla posizione incantevole: a due passi dalle limpide acque del Merse tra verdi prati e boschetti. La grande ruota di legno fa mostra di sé, ma nulla aggiunge e nulla toglie alla bella coreografia naturale.


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