di Salvina Pizzuoli

Entriamo in via di Borgo Stretto, la via che percorre il Borgo Vecchio e che possiamo definire quasi la sua spina dorsale: stretto e variopinto, nonché pieno di vita e di presenze. Ma partiamo dalla sua origine che si perde lontana nel tempo quando il termine Borgo la legava all’insediamento che si era andato sviluppando fuori dalla cerchia di mura altomedievali intorno al XII secolo, nato proprio in prossimità di quelle Porte di accesso da cui affluivano, in entrata e in uscita,  viaggiatori, mercanti, artigiani dalle vie verso nord in direzione di Porta a Lucca e delle strade per Lucca e Firenze.
Dal XIV secolo divenne il cuore pulsante dei commerci medievali: logge e portici, ancora oggi visibili nella loro colorata e decorata magnificenza, accoglievano l’attività commerciale che lungo il suo asse si articolava, oltre a dare  riparo ai mercanti e alle loro masserizie; nei tempi successivi le famiglie nobili decorarono le facciate con stemmi, affreschi e logge eleganti e, sotto il governo di Cosimo e di Ferdinando I l’opera di rinnovamento urbano vide i materiali utilizzati in precedenza, come il legno, sostituiti con pietra e marmo meno deteriorabili.
Nel Medioevo era un corridoio di botteghe coperte da portici, dove mercanti pisani e stranieri commerciavano tessuti, spezie, vino, cereali e ancora oggi  è  una delle strade più vivaci e caratteristiche di Pisa, con le sue botteghe storiche e i suoi rinomati caffè sotto i portici che accolgono nei loro locali interni ed esterni stranieri, studenti e ovviamente gli stessi pisani.

Da sinistra: Casa Vanni, Palazzo Bocca, Palazzo Poschi

Percorriamola tenendo il lato sinistro verso la spettacolare chiesa di San Michele in Borgo ma anche con il naso all’insù per non perdere alcuni particolari e decorazioni dei bei palazzi e attenti alle vie laterali che vi si aprono su slarghi e piazze con loggiati che ai tempi accoglievano i mercati, le case-torri delle famiglie aristocratiche pisane molte delle quali abbassate nel Trecento e Quattrocento, per porre fine alla gara di “grandiosità” che l’altezza era venuta a simboleggiare, ma i cui resti sono ancora visibili nelle murature in pietra e mattoni. Un esempio documentato è quello di Palazzo Bocca datato XIV secolo, nel 1595 il proprietario Giuseppe Bocca, professore di diritto canonico e vicario generale dell’arcidiocesi, fece sostituire le travi in legno con volte a crociera e vennero realizzati nuovi colonnati in muratura. Un palazzo storico anche perché, come si legge nell’angolo in alto, alcune stanze tra via Mercanti e Borgo Stretto furono prese in affitto dal maestro di musica Vincenzo Galilei, padre di Galileo, era il 1563.

E proseguiamo verso Piazza Garibaldi e il Ponte di Mezzo per raggiungere la nostra meta: la chiesa di San Michele in Borgo datata XII secolo e successive trasformazioni, che occcupa uno spazio più arretrato rispetto alla strada.

Ci fermiamo ad ammiara la mossa facciata: al pieno della parte in basso segue la leggerezza delle loggette in alto dove si susseguono protomi e capitelli evidenziando una precisa caratteristica del gotico.

Procedendo dal basso ci soffermiamo ad ammirare il portale centrale con colonne e capitelli corinzi su cui in alto si apre una lunetta rifinita a sinistra da una protome di leone, presente anche a destra ma oggi perduta. Stessa struttura più semplificata per i portali laterali anch’essi rifiniti non solo con protomi ma con busti leonini aggettanti. Sopra il portale centrale un tabernacolo cuspidato, aggiunto probabilmente nel terzo decennio del Trecento, con Madonna con Bambino, due angeli e un abate inginocchiato (non si tratta dell’originale conservato invece al Museo Nazionale di San Matteo). In alto le tre gallerie presentano protomi di volti umani con barba e senza, capitelli e inserti geometrici e vegetali.
Torniamo alla base dove colpiscono scritte in vernice rossa non completamente leggibili, di cosa si tratta?

Le scritte sui muri, in questo caso datate e per propaganda elettorale, hanno mantenuto, per quanto scolorita e poco comprensibile la loro presenta sulla facciata di marmo e pietra calcarea, mantenendo indelebile la loro presenza: datate fine XVI, inizi XVII secolo, tracciate con vernice rossa per propaganda elettore del futuro rettore dell’Università di Pisa, sono un elemento di vita sociale in tempi assai lontani ma vicinissimi come strumento, per quanto esecrabile, di comunicazione…

Ma entriamo.

L’interno è a tre navate con colonne con capitelli romanici e arcate a diversa altezza nella parte del presabiterio. L’altar maggiore è stato costruito sulla cripta (non visitabile) datata XI XII secolo. L’attuale struttura interna risente dei gravi danneggiamneti causati dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale.

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