Claudio Eliano, scrittore romano in ligua greca vissuto nel II° secolo d.C. nel suo trattato Sulla natura degli animali, scriveva che in Etruria la caccia si praticava a suon di musica:

In Etruria circola la credenza che i cinghiali e i cervi della regione venissero catturati con le reti coi cani, cioè secondo le normali regole della caccia , ma che fosse musica insieme a quelle a costituire il fattore più importante del successo. Ora spiegherò in che modo: I cacciatori sistemano intorno le reti e tutti gli altri accorgimenti che attirano gli animali. Uno di loro, suonatore di flauto si aggira nella zona e cerca di trarre dal suo strumento i suoni più armoniosi e intona i più dolci motivi musicali evitando il più possibile le note stridenti. […]. La quiete e la solitudine favoriscono la trasmissione di quei canti e la loro melodia irrompe nelle vallate e nei boschi, cioè, per dirla in breve, nelle tane e nei covili di quelle bestie selvatiche. Dapprima quei suoni colpendo le loro orecchie li atterriscono e li riempiono di paura, ma poi, avvinti da un incontenibile e irresistibile piacere e così affascinati, dimenticano i figli e le loro dimore, sebbene gli animali selvatici non siano soliti vagare lontano dai luoghi nativi. E così, a poco a poco, i cinghiali e i cervi dell’Ecruria, come trascinati da un dolce incantesimo, soggiogati dalla musica, finiscono per cadere nelle reti.

Affresco della Tomba “della caccia e della pesca” a Tarquinia

Questo racconto dello scrittore latino è sicuramente tratto da un’antica leggenda etrusca, forse narrata in forma di poema che magari esaltava le imprese di un illustre personaggio etrusco che amava la caccia. Comunque l’idea che la musica ammansiva le fiere e addirittura permise a Orfeo di scendere agli inferi e di poterne uscire è presente anche nel mito greco; unica differenza è che Orfeo suonava la lira mentre qui si parla del flauto o meglio dell’aulos, uno strumento ad ancia più allungato rispetto al flauto e talvolta costituito da un doppio tubo, particolarmente amato dagli etruschi se prestiamo attenzione alle raffigurazioni presenti negli affreschi, nelle urne cinerarie e nei disegni sulle anfore giunti fino a noi.

La lingua degli Etruschi

“Alcune testimonianze letterarie affermano che gli Etruschi svolgevano qualsiasi attività, dalla preparazione del pane fino alla fustigazione dei condannati a suon di musica. La musica era un elemento fondamentale nei riti religiosi, nei combattimenti, nei giochi, negli spettacoli di danza e nei canti epici.” (Andrea Verdecchia, Mitologia etrusca, Effegi 2022)