di Salvina Pizzuoli 

Siamo a un chilometro circa da Vico Pisano, sulla strada per Buti verso Lupeta il cui toponimo si lega presumibilmente all’uso, in età antica, di zoonimi legati agli animali che vivevano o venivano allevati in un determinato territorio. Lo storico Repetti così indica la località nel suo Dizionario:

LUPETA nel Val d’Arno Pisano. – Casale che diede il nome a due antichi monasteri, di cui restano tuttora le chiese con qualche annesso. – Il primo è intitolato a S. Jacopo, l’altro a S. Andrea, entrambi compresi nella Comunità e Giurisdizione di Vico Pisano, da cui le stesse chiese trovansi poco più o poco meno di mezzo miglio a grecale nella Diocesi e Compartimento di Pisa. Risiede il Monastero di S. Jacopo sopra un’ultima propagine orientale del Monte Pisano. Era la sua chiesa divisa in tre corpi, ora residuati al solo ambulatorio maggiore con una traversa senza tribuna, della figura del T con un solo altare. Conservasi però fa facciata, che è tutta di pietra verrucana di un’architettura forse del secondo secolo dopo il mille. Con questo monumento della storia architettonica si conservò sino al secolo decorso; quasi per far prova della di lui antichità, una campana nella contigua torre che portava scolpito l’anno 1186.

Cerchiamo le indicazioni non sempre generose e infatti all’improvviso un cartello marrone indica la chiesa di San Jacopo a sinistra su per una stradetta asfaltata che termina in un campo coperto ancora in parte da erbe alte dovute al caldo umido di questa piovosa primavera.

Vediamo subito la parete laterale della chiesa più in alto rispetto al piano stradale e non capiamo bene da che parte raggiungerla, poi scopriamo lungo un muro a secco dei gradini che salgono al sagrato. La ricerca di questi antichi gioielli dell’architettura che giacciono nascosti e in parziale abbandono, dà alla visita e il sapore della scoperta e il profondo rammarico per tante espressioni artistiche che nel tempo andranno perdute. E allora eccola, a imperitura memoria almeno sulla carta, la documentazione anche fotografica di questa bella costruzione secondo i dettami del romanico pisano.

Precedentemente dedicata a san Mamiliano, è una delle chiese più antiche del territorio pisano tanto che appare documentata fin dall’VIII secolo nell’Archivio arcivescovile anche se l’attuale viene datata dell’XI-XII secolo. Probabili quindi i rimaneggiamenti apportati alla chiesa originaria. Il luogo e la presenza della bella architettura attuale la rendono particolarmente suggestiva pur nella sua semplicità: costituita da due corpi uno in basso e uno in alto separati da una cornice. Il portale resta incassato tra due lesene laterali con la lunetta cieca. Nella parte in alto una bifora. Ma colpiscono alcuni particolari: sulla lesena di destra una testa di lupo, riferibile forse alla comunità di Lupeta? In alto, a destra della bifora una scultura di riporto. Rappresenta tre figure all’interno di uno spazio articolato in tre archetti decorati. Il motivo in parte si ripete nella formella all’interno nela parete a destra dell’unica navata; la struttura complessiva della chiesa richiama la forma del Tau, simbolo cristiano antico, legato alla diciannovesima lettera dell’alfabeto greco. Motivi decorativi a foglie, molto grossolane si ripropongono in alto sui due pilastri e sotto la lunetta del portale di ingresso. In alto accanto alla bifora due motivi decorativi a forma di losanga. Come indica il Repetti sull’architrave della chiesa di S. Jacopo a Lupeta leggesi in caratteri antichi, ma di cattiva formazione la seguente iscrizione: K. de Lupeta ornavit H. opus pro eterna vita S. Mamiliane sacer pro nostris ora peccatis. Come sempre è difficile tradurre e risalire al vero significato di queste antiche iscrizioni, ma da vari studiosi il K fu interpretato come “Comunità” o iniziale del nome di un personaggio molto conosciuto che avesse abbellito con questa opera dedicata a San Mamiliano perché il santo pregasse per la remissione dei suoi peccati.

Lateralmente il campanile, oggi privo della parte superiore crollata durante l’ultima guerra.

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