Da Pietrasanta ci muoviamo verso Seravezza il cui toponimo nasce dalla particolare posizione geografica tra il Serra e il Vezza i due torrenti che confluendo formano il fiume Versilia che dà il nome alla porzione nord-occidentale del territorio toscano. Subito fuori dal paese, lungo la sponda sinistra del Vezza ci accoglie, tra due lunghe strisce di prato dal verde intenso, il tracciato di accesso alla dimora estiva dei Medici: il palazzo voluto da Cosimo I fu realizzato dal celebre architetto Bartolomeo Ammannati nel 1555. Quattro massicce torri angolari attorno al cortile e al pozzo, un grande portale con lo stemma.

Proseguiamo lungo la valle del Vezza, stretta e profonda, e verdissima in questa piovosa primavera ma ampi scorci ci riservano vedute grandiose sulle Apuane che giganteggiano sullo sfondo. Primo tra gli spettacoli naturali che ci accompagnano nel tragitto la vista del Monte Forato che deve il suo nome ad un ampio “buco” sotto l’arco che unisce due cime e, non seconda, non in ordine di maestosità e bellezza, la Pania della Croce. Ci accompagnano le strutture metalliche, abbandonate o riconvertite in segherie per il marmo, delle opere dell’uomo sorte per la lavorazione di minerali locali o provenienti, al tempo, dall’isola d’Elba. Continuiamo la nostra salita verso Stazzema, meta del nostro itinerario per visitare la bella pieve romanica di Santa Maria Assunta. Potrebbe il visitatore chiedersi il motivo della presenza di una pieve in una posizione lontana dal tracciato della Francigena che correva infatti più in basso costeggiando il mare fino a Luni. Eppure, se guardiamo bene la geografia del luogo, ci rendiamo conto che la presenza della pieve era determinata dalla nascita di una delle tante diramazioni sulla Francigena, in questo caso, in direzione Garfagnana-Modena, seguendo la valle del Versilia.

Sorge prima del centro abitato, immersa nel verde dei boschi di castagno. La magia del luogo doveva aver ammaliato anche gli antichi Romani che qui pare avessero costruito un tempio dedicato alla dea Minerva. Non ha abside, ma percorrendo il suo fianco destro si raggiunge un piazzale lastricato su un lato del quale si apre un porticato tardo cinquecentesco composto da tre arcate a tutto sesto sostenute da colonne marmoree sotto il quale un pozzo cisterna raccoglie le acque piovane.


Ma attrae subito l’attenzione del visitatore la facciata e il grande rosone quattrocentesco che la occupa insieme ai decori che corrono sopra di esso ad archetti ciechi sostenuti da mensole scolpite a figure zoomorfe e antropomorfe.

L’interno mostra i segni dei vari rimaneggiamenti: un soffitto a cassettoni copre quello classico a capriate, proprio delle pievi romaniche. Oggi è a tre navate rispetto alla navata unica della struttura originaria. Le quattro campate sono separate da colonne in pietra con capitelli a motivi ornamentali diversi e con archi a tutto sesto. Anche il campanile mostra vari segni di interventi successivi, con la sua struttura quadrangolare, a torre, con campane.

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