a cura della Redazione

Siamo in provincia di Prato, lungo il torrente Setta, a pochi chilometri dall’abitato di Montepiano una località di villeggiatura posta a 700 metri circa di altitudine in posizione amena tra prati e boschi di aghifoglie.
In località “La Badia”, troviamo la bella chiesa, rivisitata nella sua struttura originaria, ma sempre affascinante per la collocazione nel paesaggio boschivo e soprattutto per la sua storia più lontana che la situa lungo l’antica via del Setta, una via minore che metteva in comunicazione Bologna con Firenze. È proprio l’ubicazione dei monasteri, delle pievi e degli “ospitali”che fornisce oggi il possibile percorso delle reti viarie.
La badia di Santa Maria a Montepiano, sorta tra il 1090 e il 1098 tra le valli del Bisenzio e del Setta, era monastero vallombrosiano dedicato alla Vergine Maria fondato, in nome della predicazione dell’eremita Pietro, da sacerdoti e da laici sotto la protezione dei conti Cadolingi. Era corredata di un “ospitale” a indicare il traffico che si svolgeva lungo quella via di comunicazione, sebbene minore, favorendo inoltre la creazione di un accentramento abitativo,, come capitava anche sulle colline e le montagne della Toscana attorno ai castelli e alle pievi: quest’ultime erano allineate lungo le strade in quanto svolgevano nell’Alto medioevo il fondamentale compito di censire e accogliere le genti del Piviere e pertanto dovevano essere facilmente raggiungibili.

La badia presenta una facciata prettamente romanica con il rivestimento a filaretto; sull’architrave del portone di accesso un bassorilievo, che si fa risalire al XII secolo, a lunetta con al centro una figura femminile che prega con le braccia aperte e a fianco alberelli stilizzati e girali che rappresentano elementi vegetali ritorti in forma di voluta. L’architrave stessa è poi decorata con l’aggiunta di motivi zoomorfi.


L’interno ad unica navata doveva essere absidato. L’alto soffitto è a capriate mentre risultano evidenti i rimaneggiamenti relativi alle finestre, precedentemente quadrate e più in alto rispetto alle attuali. Molti gli affreschi di scuola fiorentina del XIV secolo che ne decorano le pareti. Bellissimo e imponente il San Cristoforo, protettore dei viandanti e il finto polittico con i santi. Sotto l’altare il calco, il cui originale è conservato presso il Museo dell’Opera del Duomo di Prato, dello scultore e e architetto di origine lombardo-ticinese Giroldo da Como: una Madonna in trono con Bambino, i santi Pietro e Paolo e l’Arcangelo Gabriele.

Fuori dal sagrato una panchina invita a restare o riposare lungo quell’antica via che tanti viandanti e pellegrini avranno percorso. Chi moderno viandante volesse rifocillarsi, a pochi chilometri la “Ca’ del Setta” offre soggiorni e ristoro con cacciagione, funghi e tortelli.
