SUVERETO e SUGHERETO (Suberetum) nella Val di Cornia. – Terra murata già Castello con gli avanzi di sovrastante rocca, la cui chiesa arcipretura (S. Giusto) anticamente era dedicata a S. Cipriano […] Risiede in pianura fra due colli, uno dei quali viene da ponente e propagasi dal Monte Calvo, l’altro si stende dalla collina di Belvedere situata al suo settentrione lungo la ripa destra del fiume Cornia. L’etimologia naturale di questa Terra ci scuopre essere derivata da qualche foresta di sugheri (Quercus Suber) piante state più che oggidì assai frequenti nelle toscane Maremme. Dondechè il Comune di Suvereto in seguito prese per suo stemma un leone rampante sopra il pedale di una pianta di sughero. In quanto alla storia di Suvereto, le sue memorie risalgono al secolo X. Fino dal secolo XIII, sebbene fosse feudo de’ conti Aldobrandeschi, era costituito in comunità con statuti, uffiziali e consiglieri proprj, oltre la facoltà di eleggersi annualmente un podestà”.

Così il Repetti nel suo Dizionario ci presenta Suvereto uno dei borghi murati della Maremma livornese. Le sue origini si fanno risalire al X secolo quando sulla sommità del colle, su cui oggi si elevano i ruderi della Rocca, sorgeva un villaggio di capanne. Successivamente divennero signori del luogo gli Aldobrandrschi, potente famiglia di origine lucchese. I resti che ancora oggi possiamo visitare appartengono all’antica rocca che porta il loro nome. Successivamente il potere degli Aldobrendeschi andò a scemare, fino alla scomparsa, e Pisa assunse la guida del borgo (1303). A tale periodo si devono i lavori di restauro della rocca (XIII- XIV secolo) e la costruzione del perimetro trapezoidale munito con due accessi a ovest e a nord.

Arrivare oggi a Suvereto significa percorrere antiche strade, attraversare terre opulente di cui restano i segni ancora evidenti nella struttura urbana e nelle architetture civili e religiose di grande prestigio artistico. Così Suvereto ci accoglie con la sua bella Porta di accesso, la Porta di Sotto, e la sua splendida pieve fuori le mura “in luogo appellato Rimendaccio dove dicesi tuttora la Pieve Vecchia. Essa aveva per titolare S. Cipriano […] La pieve attuale di S. Giusto esiste fra la così detta porta di sotto e l’antiporto di Suvereto” ( Repetti Dizionario).

Con la sua bella facciata, ma più in piccolo, ricorda molto la pieve di San Giovanni di Campiglia Marittima, un altro borgo murato a pochi chilometri. Fu costruita nel 1189 dai maestri Barone Amico e Bono di Calci, data e nomi che i due maestri lasciarono incisi nella volta del transetto, su una struttura preesistente, citata sin dal X secolo. La costruzione ebbe inizio nel 1179/89 non molto tempo dopo quella della pieve di Campiglia e durò per dieci anni. L’elegante portale è impreziosito ai lati da due colonne i cui capitelli fanno da base a due teste di leone che tra le zampe artigliano una figura antropomorfa ciascuno. Un arco bicromo, bianco e grigio, è sottolineato in alto da un fregio scolpito a motivi con fogliame mentre in basso motivi a tralcio decorano l’architrave. Nella lunetta una bianca rosa a sei petali. Particolare, in alto, un motivo decorativo a conci a bande bianche e grigie nel numero complessivo di sette, il numero legato alla simbologia medievale. L’interno, ad un’unica navata, accoglie a destra una gran vasca ottagona di travertino che serve da lunga età da fonte battesimale” ( Repetti, Dizionario).

Suvereto

Superata la Porta di Sotto si sale, verso la cima dove domina la rocca aldobrandesca, tra strade di pietra strette da palazzi che la fiancheggiano tra i quali il bel Palazzo Comunale del XIII secolo: si offre alla vista del visitatore con una caratteristica scala coperta che si staglia in fondo alla stretta via con i suoi archi e le sue colonne in un bel contrasto di colori, di bianco e di rosso e accanto la torre merlata svetta con orologio e campana. E per ultimo il quadrangolare chiostro duecentesco, originale rimanenza della chiesa di San Francesco (1288) poi trasformata, nel XIX secolo, in abitazioni: oggi vi si apre Piazza della Cisterna contornata sui quattro lati da un solido portico in cotto datato XIII- XIV secolo. 

E se vi trovaste nei paraggi all’ora di pranzo e vi piacesse gustare pesce fresco cucinato in modo diverso, con accostamenti arditi ma gustosi, non vi resta che provare “Dal Cacini”.

E il vino? Non c’è che l’imbarazzo della scelta: siete in prossimità della Cantina Petra, bella da vedere e buona per degustare!

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