
Siamo al confine tra la Valdichiana e la Val d’Orcia, in provincia di Siena.
Una campagna rigogliosa accoglie il visitatore con le sue colline a vigne e olivi in un paesaggio punteggiato da paesi arroccati e turriti. Il castello occupa la sommità della collina, circondato da un ombroso parco con lecci secolari che lo separano dal resto dell’abitato che s’inerpica fino alla sommità lungo strade strette e lastricate, affiancate da bei palazzi e chiese con spazi che si aprono in piazzette suggestive, come quella omonima davanti a San Martino.
Il suo nome, derivato forse dal gentilizio Sertorius, ne indica l’origine etrusco-romana, ma conserva intatta la tipica struttura a semicerchio di un centro abitato murato sviluppatosi in età medioevale ai piedi del suo castello dalle antiche strutture di fortezza, voluta quando Sarteano era soggetto alla Repubblica di Siena: tra il 1467 e il 1472-74 l’antica rocca, costruita intorno al X secolo, venne ampliata e ristrutturata assumendo le fattezze odierne.

Resistette a vari attacchi e intorno alla metà del ‘500 fu nuovamente restaurato probabilmente dall’architetto della Repubblica di Siena Baldassarre Peruzzi. Con l’avvento dei Medici, il castello venne donato, alla fine del XVI secolo, alla famiglia Fanelli come omaggio per i servigi prestati.

Si caratterizza per l’imponente cassero quadrato, costituito da bozze quadre di travertino, affiancato da due torrioni circolari. Si accede da un ampio spiazzo a forma rettangolare che permette una prima occhiata sui tetti della cittadella sottostante: a destra l’accesso da una porta sormontata da un bassorilievo che ritrae una lupa che allatta due gemelli, simbolo della città di Siena, insieme alla Balzana senese che sormonta il bassorilievo.
Ma da dove deriva un simbolo legato alla Roma capitolina?

Una leggenda, che viene fatta risalire al XIII secolo, racconta le origini di Siena e la dice fondata da Senio, figlio di Remo che Romolo uccise per fondare Roma e che ne perseguitò i figli Senio e Ascanio. I due giovani fuggirono su due cavalli, uno bianco e uno nero, portando con sé il simulacro della lupa capitolina. Giunsero sulle rive del fiume Tressa, un territorio abitato da boscaioli e pastori dove costruirono un primo accampamento cui aggiunsero tre fortificazioni sui tre colli sui quali ancora oggi sorge la città, per potersi difendere dall’assedio dei sicari mandati da Roma. Così Siena accoglie tra gli altri, come proprio simbolo, la lupa capitolina e la sua Balzana accampa i colori bianco e nero in ricordo dei cavalli dei due fratelli fuggiaschi. Se a Senio la leggenda attribuisce la fondazione di Siena ad Ascanio quella di Asciano.
La leggenda racconta, ma la storia però non ne sostiene la versione, ma al visitatore rimane di ammirare il bel bassorilievo e la Balzana senese che campeggiano sulla porta d’ingresso del bel castello di Sarteano
Chi vuole godere di una vista dall’alto, grazie ad una scaletta a chiocciola di travertino, può raggiungere la cima del mastio e spaziare con lo sguardo sul notevole paesaggio circostante.