
Siamo a Cana un suggestivo borgo murato di origine medievale. Sorge su un promontorio ai lati del quale scorrono due grossi torrenti, il cui nome è Trasubbio e Trasubbino che scendono dal fianco occidentale del Monte Labbro, uno dal lato maestro, l’altro verso ponente, i quali avanzandosi nell’ultima direzione lasciano in mezzo il poggio di Cana, finchè sotto il colle di Polveraja si riuniscono in un solo alveo per andare a perdersi nel fiume Ombrone.
Così, un po’ parafrasando e un po’ citando lo storico toscano Repetti, descriviamo la posizione geografica dell’antico borgo e, precisando ulteriormente, ci troviamo nella Maremma grossetana nei pressi della valle dell’Ombrone senese. Per raggiungere Cana percorriamo la Strada Provinciale 24 che da Istia d’Ombrone porta a Roccalbegna di cui è frazione. Il viaggiatore all’arrivo vede l’abitato stagliarsi allungato sull’alto promontorio da cui ben si distinguono le valli dei due Trasubbio.

Prima di giungere alla grande piazza della cisterna, sulla destra ci lasciamo la chiesa, di origine rinascimentale, della Madonna del Conforto e giungiamo alla grande cisterna che dall’alto di una scalinata domina lo spazio antistante il centro storico e quel che rimane del castello e delle mura castellane.


Poche le notizie su questo agglomerato urbano la cui documentazione lo vede annoverato tra i possedimenti della prestigiosa famiglia di signori medievali quali furono gli Aldobrandeschi e più precisamente, come indica il Repetti, “questo castello faceva parte dello Stato Aldobrandesco toccato al ramo dei conti di S. Fiora mediante l’atto di divise fatto nel dì 11 dicembre 1272. In seguito la signoria di Cana passò nella famiglia Tolomei di Siena”. Lo stesso Repetti inoltre sottolinea che potrebbe trattarsi di “quel casale di Cannule del contado di Sovana, del quale si fa parola in una carta della badia Amiatina scritta in Sorano nel mese di novembre dell’819” il che renderebbe ancora anteriore la data di formazione di questo piccolo borgo. Entriamo nel centro storico senza aver mancato di ammirare la bella cisterna medicea (1611): rifinita da sei colonne che recano in alto ciascuna una sfera, simbolo della casata.
Entriamo quindi nella zona del castello: facciamo il giro intorno seguendo il percorso tracciato dalle antiche mura oggi inglobate negli edifici.



La pietra grigia conferisce austerità al complesso che tra scorci e abitazioni si affaccia su un paesaggio che solo la Maremma sa presentare al visitatore: il verde intenso della vegetazione arbustiva che riempie colmandoli i crinali di dolci colline, l’orizzonte dove s’intuisce la costa e gli spazi lavorati con i gialli e i verdi dei campi coltivati e degli olivi.






