Artimino

Artiminum o Arctminum, […] nel Val d’Arno fiorentino sull’ingresso dello stretto della Golfolina, […] 4 miglia toscane a scirocco di Carmignano, trovasi tra Signa e Capraja nella sommità d’un poggio che propagasi dal fianco meridionale del Monte Albano, bagnato a settentrione e a levante dal torrente Elsana o Erzana, e dal fiume Ombrone, mentre a scirocco e a ostro l’Arno solca intorno alle sue pendici.

Così lo colloca il Repetti nel suo Dizionario dove lo indica come castello di frontiera del comune di Pistoia ampiamente conteso dalla Repubblica fiorentina che nel 1225 lo atterrò e portò a Firenze la campana della Comunità. Fu ricostruito da Castruccio Castracani ma fu nuovamente assediato e conquistato dai fiorentini nel 1329. 

E aggiunge:

Artimino non era più che uno scheletro di castello, allorché il Granduca Ferdinando I, recandosi un giorno a caccia nel suo Barco (ndr, Parco) di Monte Albano giunto che fu sul poggio di Artimino vecchio, dove dalla parte di Firenze scuopresi una vaga e spaziosa veduta di quella popolosa campagna, disse al suo architetto Buontalenti:“Bernardo, intorno a questo luogo appunto, ove tu mi vedi, io voglio un palazzo che sia sufficiente per me e per tutta la mia corte; or pensaci tu, e fa’presto. E da lì a poco fu innalzata, nel 1594, sul luogo indicato la regia villa di Artimino, quella stessa che unitamente a estesi poderi e ad un Barco murato, di due miglia di circuito (quello della Pineta) Leopoldo I accordò al marchese Bartolommei di Firenze, alla cui famiglia il poggio di Artimino in gran parte oggi ancora appartiene. La contrada è celebre per vini squisiti che producono le sue vigne piantate fra il galestro e il macigno in luogo delle antiche pinete”.

Artimino, la Porta Turrita

Così oggi, arrivando ad Artimino troviamo il piccolo borgo ancora racchiuso nelle mura che lo circondano e da cui si erge la porta Turrita che immette nell’ abitato e di fronte alla quale, mentre lo sguardo spazia sulla verdeggiante vallata ricca di vigne e olivi, in fondo ad un ampio viale alberato si impone allo sguardo Villa Ferdinanda che spicca bianca sul poggio dirimpettaio.

Lo spettacolo non manca di affascinare il visitatore.

La pieve di San Leonardo e il passggio circostante

Nei pressi, su un poggetto, la belle pieve di San Leonardo, esempio di architettura romanica lombarda dell’XI secolo. All’esterno una breve scalinata immette al portico e uno squadrato torrione si eleva sul fianco sinistro, mentre tre absidi con nicchie a fornice chiudono la struttura sul retro. E l’occhio spazia lontano su colli e declivi dove la mano dell’uomo ha lasciato segni tangibili di coltivazioni a vite e olivo di cui la zona vanta i prodotti mentre sull’altro versante della valle spicca in lontananza la villa detta anche dei cento camini, la bianca Ferdinanda.

Artimino, Museo Archeologico

Nel portico e sulla facciata emergono bianchi due coperchi di sarcofaghi etruschi che ricordano la presenza di questi antichi abitanti nelle zone limitrofe di Comeana e Prato Rosello i cui preziosi reperti sono oggi conservati nel Museo Archeologico di Artimino.

Pieve di San Leonardo, coperchi di sarcofagi nella facciata e nel porticato
Pieve di San Leonardo, coperchi di sarcofagi nella facciata e nel porticato
Artimino, pieve di San Leonardo, l’abside

Artimino, la pieve di San Leonardo

L’interno a tre navate è coperto con trecentesche volte a crociera.

Pieve di San Leonardo, interno

Da San Leonardo ci spostiamo verso San Martino con la sua antica abbazia restaurata recentemente.

Artimino dintorni, San Martino, abbazia di San Martino in campo, l’abside
Artimino dintorni, San Martino, abbazia di San Martino in campo, l’abside

Colpisce la serenità del luogo con il verde del prato e il boschetto di cipressi.

Della chiesa romanica dei primi anni del XII secolo resta all’esterno la grande abside che ricorda quelle di San Leonardo. Un’altra delle chiese romaniche del Montalbano, come l’abbazia di San Giusto a Pinone in località Pietramarina, presumibilmente poste su un tracciato medievale risalente ad uno più antico di origine etrusco-romana che conduceva a Pistoia guadando l’Arno dove era più stretto, nei pressi della pietra Gonfolina.

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